Pixpay, 5 consigli per assicurare ai propri figli una vita finanziariamente serena

(Adnkronos) – Il livello di alfabetizzazione finanziaria in Italia è sempre risultato più basso rispetto agli altri Paesi Europei, basti pensare che, come riportato nella ricerca ‘L’educazione finanziaria giugno 2022 BVA Doxa’, solo il 37% dei genitori italiani possiede una cultura finanziaria contro il 67% nel Regno Unito, 66% in Germania, 52% in Francia e 49% in Spagna. Questo gap di competenze economiche rischia di mettere il nostro Paese ai margini della vita della società moderna, minando la serenità finanziaria dei cittadini. In un panorama economico, culturale e tecnologico che continua ad evolvere ad un ritmo sempre più sostenuto, il rapporto con il denaro assume un ruolo fondamentale e il nucleo familiare rimane per i giovani il centro focale per apprendere il valore dei soldi e imparare a gestirli.  

In questo scenario Pixpay, azienda del settore del teen banking, desidera offrire a genitori e figli un valido supporto che sia pratico e sicuro, per acquisire dimestichezza con l’utilizzo di soluzioni di pagamento digitali e che permetta di educare anche i più piccoli alla gestione responsabile delle proprie finanze. Attraverso una carta prepagata per minori, cogestita in tempo reale con 2 app (una per i figli e una per i genitori), Pixpay consente ai ragazzi dai 10 anni di pagare ovunque, risparmiare, farsi retribuire i lavoretti sull’Iban associato alla carta e imparare in modo facile e divertente a gestire in autonomia un budget definito. Al contempo, i genitori sono tranquilli, perché grazie all’app hanno il controllo su tutte le operazioni direttamente dal proprio cellulare e possono personalizzare i limiti dell’uso della carta in base all’età e al grado di autonomia raggiunto dal proprio figlio. 

“Crediamo – afferma Matilde Bille, country manager Italia di Pixpay – che accompagnare i ragazzi sin da piccoli verso l’indipendenza finanziaria, coinvolgendo i genitori e proponendo una customer experience mobile, digitale e in tempo reale in linea con il loro stile di vita, sia cruciale per contrastare un basso livello di alfabetizzazione in campo economico e colmare un gap culturale finanziario, ancora spesso ancorato a stereotipi di genere”.  

“Rimandare – suggerisce – l’educazione all’uso del denaro dei propri figli, come sottolinea Emanuela Rinaldi nel suo libro ‘La paghetta perfetta’, vuol dire spesso lasciare che formino le loro idee, opinioni e comportamenti in modo non guidato e potenzialmente errato. Nella nostra società, il denaro non ha solo una natura economico-finanziaria dettata dallo scambio, ma anche sociale in quanto oggetto simbolico di potere e indipendenza. Formare e fornire strumenti affidabili combinati alla migliore tecnologia è di essenziale importanza per il raggiungimento del benessere finanziario di grandi e piccoli, principio in linea con la core mission di Pixpay”. 

Secondo il questionario ‘L’educazione finanziaria: il punto di vista dei genitori’, realizzato dall’Unità di ricerca sulla teoria della mente (Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano) in collaborazione con Nexi, Feduf e Bva Doxa Kids – proposto a 500 genitori, metà con figli tra i 6 e i 10 anni e metà con figli tra gli 11 e 14 anni (di cui il 13% con bambini di entrambe le età), equamente suddivisi per genere – non tutti i genitori (26%) si sentono all’altezza di formare su questioni economiche-finanziarie i propri piccoli, sia perché non ritengono di essere supportati adeguatamente da enti formativi esterni, sia perché percepiscono un alto disinteresse da parte loro, 44% nella fascia d’età 6-10 e 48% in quella 11-14. I bambini e i ragazzi crescono in un mondo in cui i rapporti sociali spesso si basano sullo scambio di beni e di denaro quindi è difficile pensare che vi sia disinteresse per questi argomenti. 

Gli adulti tendono a non condividere informazioni di tipo economico con i figli finché non raggiungono una certa età, infatti i genitori (47%) con bambini tra i 6 e i 10 anni sostengono che sono ancora troppo piccoli per assumersi responsabilità e preoccupazioni legate alla gestione del denaro. Un tabù che caratterizza la nostra società da molto tempo, derivante dai timori dei genitori nei confronti dei figli, legato al fatto che questi ultimi possano parlare con altri delle risorse della propria famiglia oppure non capire le scelte finanziarie di mamma e papà, finendo per giudicarli inadeguati nel loro compito di guida. Al contrario, parlare quanto prima di soldi con i bambini, è fondamentale per accompagnarli a compiere i primi passi verso un’adeguata ed efficiente educazione finanziaria. 

Parlare di educazione finanziaria ai più piccoli permette di ridurre la disuguaglianza tra donne e uomini, dal momento che nella maggioranza dei casi viene delegato a questi ultimi la gestione delle risorse economiche. Dall’indagine sopracitata risulta infatti che il 20% dei papà si ritiene più competente e abile nel reperire nuove conoscenze contro il 15% delle mamme, le quali invece si sentono meno auto-efficaci. Questa connotazione si nota già tra bambini e bambine nella scelta di approcciarsi o meno a materie di studio scientifiche, pertanto solo trattandoli allo stesso modo è possibile invertire questa tendenza. 

La paghetta è il primo contatto che i ragazzi hanno con i soldi e possiede un’importante funzione educativa, in quanto permette ai più piccoli di prendere consapevolezza di sé stessi e del valore delle cose, acquisendo gradualmente sempre maggiore autonomia. Imparare a gestire il proprio budget, risparmiare e fissarsi degli obiettivi sono elementi chiave per la crescita e permettono ai ragazzi di diventare indipendenti più velocemente, responsabilizzandosi e sviluppando delle buone abitudini finanziarie. Dare la paghetta, settimanale o mensile, a partire dai 10 anni, consente di familiarizzare gradualmente con il denaro e di creare un dialogo in famiglia, definendo i limiti e riflettendo sul rapporto che si ha con esso.  

Secondo quanto emerge dalla ricerca ‘L’educazione finanziaria’ di BVA Doxa co-condotta con Nexi e Feduf – Fondazione per l’educazione finanziaria e al risparmio – la paghetta viene utilizzata dal 20% dei genitori italiani come strumento educativo, ma l’80% di questi la consegna ancora in contanti. La carta di credito, diversamente dai contanti, è più adatta ai bisogni degli adolescenti ‘nativi digitali’, in quanto permette di pagare ovunque, anche online, in maniera pratica e sicura e può essere ricaricata a distanza o bloccata in caso di perdita o furto, oltre che a consentire un migliore controllo delle spese, sia da parte dei genitori che dei ragazzi. 

(Adnkronos)