Con le modifiche al Reddito di cittadinanza previste in sede di manovra finanziaria, “mi sembra che si sia preso atto che il progetto originario del Rdc è fallito e che si stia provando a porre rimedio, nel senso di un ritorno a uno strumento sostanzialmente di contrasto alla povertà. Si è compreso che l’obiettivo fondamentale è quello e che quindi vanno rafforzati i servizi sociali e che va evidentemente messo un chiaro canale di indirizzo dei beneficiari”. Lo dice ad Adnkronos/Labitalia Maurizio Del Conte, già presidente di Anpal ed attualmente presidente di Afol Metropolitana di Milano. “Si cerca cioè -spiega ancora Del Conte- di far tornare la norma al contrasto alla povertà, rimuovendo quegli ostacoli di tipo educativo, personale, sociale, di salute di dipendenze, che caratterizzano la condizione di disagio cioè la famosa multidimensionalità della povertà, che comprende appunto vari aspetti”. “I criteri di individuazione dei beneficiari del reddito di cittadinanza avevano delle gravi distorsioni: favorivano i singoli e favorivano operazioni opportunistiche per rientrare nei parametri”. Per non parlare, conclude della “fragilità dell’intero sistema a partire dai controlli e dall’incrocio dei dati, in quanto la gran parte della procedura è basata sull’autodichiarazione”.
I navigator? ‘Illusi di poter trovare una sistemazione’
“I navigator sono stati illusi di poter trovare una sistemazione entro un sistema di politiche attive formato. Ma non era così. Adesso in parte hanno partecipato o partecipano per entrare nei servizi pubblici dell’impiego. Qualcuno ce l’ha fatta ma non tutti ce la faranno” dice ad Adnkronos/Labitalia Maurizio Del Conte. I navigator poi, sottolinea ancora Del Conte di fatto non hanno maturato grandi competenze perchè “hanno fatto soprattutto un’attività amministrativa”. “Teniamo presente che l’operazione fatta dal mio successore (Domenico Parisi ndr) -ricorda Del Conte- ha costruito il concorso sulla base del titolo di studio. Quindi non c’era una selezione sull’esperienza concreta. La fretta ha creato un sistema di selezione praticamente sulla base del fatto che i futuri navigator avessero una laurea, poi c’è stato un esame con 100 domande di cultura generale e un po’ di tecnicalità giuridica, con risposte ‘a crocette’. L’esperienza sul campo non poteva essere valutata perché si voleva fare un’operazione di reclutamento in tempi record”. Del Conte ricordando che lui “era già fuori dall’Anpal nella fase del bando di selezione dei navigator”, rimarca che assumendo i navigator “non si è potuto scegliere l’orientatore, l’esperto di formazione, l’esperto di mercato del lavoro, ma si è aperto un concorso come se si dovesse assumere un impiegato amministrativo di un certo livello”. Sulla sorte dei navigator si apre un punto interrogativo.”Una cosa è certa -conclude-: loro hanno un contratto di co.co.co. con Anpal Servizi”.
Smantellamento della rete dei navigator è una ‘bandiera bianca’
“Da un certo punto di vista, lo smantellamento della rete dei navigator è una ‘bandiera bianca’ di resa rispetto all’impostazione originaria del reddito di cittadinanza. E non perchè i navigator siano persone inadeguate, ma perchè la missione che è stata loro affidata, è concettualmente sbagliata” dice Maurizio Del Conte. “Si pensava che il percettore del Rdc -prosegue Del Conte- avesse bisogno di una sorta di ‘promotore’ presso il mercato del lavoro cioè di un agente che facilitasse l’incrocio con la domanda, con le imprese. Ma non è di questo che ha bisogno il percettore del Rdc. E anche per la quota di percettori che con il famoso algoritmo (che peraltro ha funzionato poco) sono stati giudicati pronti al lavoro, è necessario un percorso di qualificazione per acquisire competenze”. Più che di agenti, sottolinea Del Conte, “ci sarebbe stato bisogno di chi attuasse una parte formativa e di ricostruzione di rafforzamento delle competenze, ma non era questa la missione dei navigator”. “Ora tutta questa parte cade -osserva il giuslavorista- e si ricomincia dall’idea ben chiarita anche dalla commissione Saraceno: che non si possa costruire il ‘castello’ delle politiche attive per il lavoro su fondamenta fragilissime, ossia i servizi pubblici. Prima vanno rafforzati e poi si potranno fare anche i servizi più specialistici”, conclude.
‘Il lavoro si trova con la partecipazione al mercato’
“Decalage dopo il rifiuto? Taglio al secondo no? Io all’efficacia di questi strumenti non credo. Il problema non è il rifiuto: il problema è arrivarci a una vera proposta di lavoro. Quando ci si arriva vuol dire che la persona si è ingaggiata in un percorso e ci ha creduto e a quel punto non rifiuta l’offerta” dice ancora Del Conte. “Il modo di procedere giusto è ingaggiare le persone e avere la loro partecipazione al mercato: in Francia e in Germania ancora di più, il percettore del beneficio viene ingaggiato dalla Agenzia delle politiche attive del lavoro, non che riceve il beneficio dall’Inps e poi il ‘tormento’ dal centro per l’impiego. Viene retribuito per l’impegno che mette nel percorso di riqualificazione, per essere proattivo. Il lavoro poi arriva e deve essere un lavoro vero e dignitoso, perché neanche i lavori di Pubblica utilità possono essere una soluzione”, conclude. (di Mariangela Pani)