(Adnkronos) – Preservare le foreste tropicali dell’Amazzonia brasiliana promuovendo l’eco-turismo. E’ una delle ‘strade’ intraprese da ‘forPlanet onlus’, associazione ambientalista presieduta dalla presentatrice tv Tessa Gelisio per salvare uno dei ‘polmoni’ del Pianeta. “forPlanet nasce proprio con l’obiettivo di fare progetti per la conservazione delle foreste tropicali. Non se ne parla mai abbastanza ma in realtà sono cruciali per tutta una serie di fattori legati alle problematiche ambientali”, spiega in un’intervista ad Adnkronos/Labitalia.
“Noi portiamo avanti da anni – continua Gelisio – progetti che prevedono in alcuni casi l’acquisto di pezzi di foreste per creare o dei corridoi ambientali o per creare dei parchi o tutelare alcune specie in particolare. Realizziamo questi progetti con partner locali e internazionali perché non avremmo la potenza economica di portarli avanti da soli”.
Oggi l’allarme più grande in Amazzonia sono gli incendi. “Nell’Amazzonia brasiliana con Amazzonia onlus abbiamo fatto tutta una serie di progetti legati all’eco-turismo, che è una forte economica per le popolazioni locali e allo shop dei prodotti realizzati dai nativi. L’ultimo progetto è legato all’emergenza incendi che è peggiorata in Amazzonia per due motivi: uno, le ultime politiche di Bolsonaro hanno spinto a un’aggressione maggiore delle foreste, con lo smantellamento di enti e di organismi che si occupavano degli indios e dell’ambiente; due, si è incentivato l’arrivo in Amazzonia di deforestatori, cercatori d’oro e allevatori. La deforestazione infatti non è legata tanto al legno in sè ma piuttosto l’Amazzonia viene deforestata per far posto a coltivazioni o allevamenti”, spiega.
E Tessa Gelisio ricorda che “per questi soggetti la cosa più facile per liberare un’area è dargli fuoco perchè costa meno dare fuoco e impiantare un allevamento piuttosto che tagliare il legname. A incrementare gli incendi però è anche il cambiamento climatico, perchè l’Amazzonia è molto più siccitosa di un tempo. Gli incendi ci sono sempre stati e anche le popolazioni native hanno sempre fatto dei piccoli fuochi, per liberare delle zone. Incendi però ‘controllati’ che oggi si vanno a innescare su un ambiente più debole, siccitoso. E quindi aumentano anche gli incendi accidentali, oltre che di quelli provocati per creare coltivazioni e allevamenti”, spiega ancora la presentatrice.
Una possibile soluzione passa dal sostegno alle popolazioni native, da sempre ‘guardiani’ delle foreste. “Col nostro progetto la prima cosa che abbiamo fatto è stato sensibilizzare ed educare le popolazioni native del parco su come prevenire e gestire gli incendi. Queste zone sono anche a 500 km dai vigili del fuoco più vicini e quindi è fondamentale avere sistemi di comunicazione e quindi abbiamo sostenuto il miglioramento dei collegamenti radio e via web e poi è stato fato un grande progetto con un’università inglese e una brasiliana per studiare dei droni adatti al territorio, sia dal punto di vista delle caratteristiche tecniche sia per il fatto di realizzarli con materiali naturali che possono essere sostituiti direttamente dai nativi nel caso di rottura. E sono anche stati formati i nativi sul loro utilizzo e il loro collegamento con radio e web”, sottolinea..
Ma come sostenere queste iniziative? “Noi quindi stiamo raccogliendo fondi per questo progetto, che prevede l’implementazione di queste iniziative in modo tale che i nativi siano più indipendenti da aiuti esterni per combattere gli incendi. I modi per aiutare -spiega Gelisio- sono due: andare sul posto e vedere il progetto facendo così eco-turismo che sostiene i nativi che così restano sul territorio e non vanno a vivere nelle bidonville di Manaus, e continuano così con una comunità prospera che aiuta e protegge il proprio territorio. Questo è l’aiuto più grande che si può dare. Due: noi portiamo avanti donazioni per Amazzonia onlus per aiutare a continuare ulteriormente questo progetto. Ognuno di noi, visto che viviamo grazie ai servizi delle foreste tropicali, dovrebbe la propria quota di foresta da salvaguardare. La sensibilità non è altissima ma ci si arriverà, ne siamo certi”, conclude.