(Adnkronos) – “C’è stato un parziale incremento di richieste di sostegno, da parte di alcune strutture caritative accreditate con il Banco alimentare, per dare assistenza ai profughi ucraini. Sono cresciute comunque anche le richieste per la situazione economica che era già in forte peggioramento per l’aumento dei prezzi che, ricordiamolo, non è iniziato a fine febbraio ma a metà dello scorso anno, e che con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno visto una forte impennata che ha generato situazioni di necessità immediata nelle categorie fragili che non erano ancora riuscite a risollevarsi dalla crisi conseguente la pandemia”. A dirlo all’Adnkronos/Labitalia Giovanni Bruno, presidente Fondazione Banco alimentare onlus. “Avevamo già registrato nel 2021 – spiega – un incremento degli assistiti del 7% rispetto al 2020, con lo scoppio del conflitto in Ucraina, in un mese di guerra, abbiamo registrato un incremento del 2%. Come durante la pandemia la nostra preoccupazione è quella di una continuità e non di un intervento occasionale rispetto ad una emergenza gravissima che ancora una volta ci vede coinvolti: noi vogliamo continuare ad esserci oltre l’emergenza iniziale, nei mesi a venire che guardiamo con preoccupazione”.
“Per l’emergenza Ucraina – riferisce Giovanni Bruno – abbiamo condiviso con i banchi alimentari dei 30 Paesi aderenti alla Federazione europea dei banchi alimentari (Feba) cui partecipiamo attivamente fin dal nostro nascere, di sostenere la campagna di raccolta fondi e le attività promosse appunto da Feba per l’aiuto al Banco alimentare dell’Ucraina e ai Banchi dei paesi confinanti pesantemente coinvolti nell’accoglienza dei profughi”.
“In Italia – afferma – abbiamo espresso subito la preoccupazione di garantire una continuità di assistenza alle persone bisognose perché non si arrivasse mai a possibili dimostrazioni di insofferenza, con il crescere del bisogno, nei confronti di altri in difficoltà. Purtroppo, una prima avvisaglia di disagio e contestazione, da parte degli italiani nei confronti dell’aiuto ai profughi ucraini, si è registrata nei giorni scorsi durante una distribuzione in una cittadina ligure”.
“Avevamo paventato questa possibilità – sottolinea – fin dall’inizio del conflitto in Ucraina, avvisando subito tutta la rete del Banco alimentare. Speriamo che simili episodi non abbiano a ripetersi in futuro perché è certo che le organizzazioni come la nostra, che aiutano ora anche gli ucraini, continuano la loro attività quotidiana di sostegno a chi si trova in difficoltà e abita nel nostro paese, che sia italiano o straniero”.
“Nell’insieme – avverte Giovanni Bruno – abbiamo valutato un incremento di circa 35mila persone assistite: purtroppo ci aspettiamo che moltissime di queste persone passino dalla richiesta occasionale di aiuto ad una richiesta stabile di sostegno. Non dobbiamo dimenticare che l’Istat ha certificato che nel 2020, con la crisi, le persone in povertà assoluta sono passate da 4,6 a 5,6 milioni e che lo scorso anno, nonostante una crescita eccezionale del 6,6 %, del pil, sono rimaste stabili a 5,6 milioni: sempre l’Istat ha notato che avrebbero potuto scendere di circa 350mila unità ma che l’aumento dei prezzi dell’1,9% ha impedito che questo avvenisse: ora siamo con un tasso di inflazione del 6,6% e con una previsione a fine anno non molto migliore, oltre a una previsione di crescita ben più bassa del 6,6%. Tutto questo ci fa ritenere che nei prossimi mesi gli incrementi delle persone che si rivolgeranno alle strutture caritative per una richiesta di aiuto non potranno che crescere in modo significativo. Sono 7.600 attualmente le strutture accreditate con il Banco Alimentare e aiutano oltre 1.700.0000 persone”.
“Quello che serve ora – spiega – è sostanzialmente ciò che serve sempre per una alimentazione che sia il più possibile corretta: Banco alimentare come prima attività ha quella del recupero delle eccedenze alimentari dalle aziende e dalla grande distribuzione; questo si unisce alla sollecitazione al dono in particolare durante la Giornata nazionale della colletta alimentare che ormai da 25 anni si svolge alla fine di novembre davanti a circa 11mila supermercati e che mobilita circa 145mila volontari”.
“A tutto questo – fa notare – si aggiungono, e sono preziose per quantità e ora anche per varietà, le derrate alimentari rivenienti dagli aiuti del Fondo nazionale e dei Fondi europei per gli indigenti. Lo scorso anno abbiamo distribuito 120mila tonnellate di prodotti alimentari. Importanti per noi sono prodotti più difficilmente recuperabili, in particolare tutti i prodotti per l’infanzia e altri, come per esempio olio d’oliva, tonno e carne in scatola e legumi”.
“Quello che occorre e occorrerà sempre di più in futuro – fa notare – è una capacità di programmare insieme interventi e modalità di aiuto, con le istituzioni ma anche con altri attori del Terzo settore. Lo stiamo sperimentando da oltre 33 anni, cioè da quando siamo nati: avremmo potuto essere molto meno incidenti se avessimo preteso di ‘fare noi’ e non ci fossimo posti fin da subito sussidiari alla realtà delle tante strutture caritative diffuse su tutto il territorio nazionale, anche nei posti più piccoli e capaci di raggiungere in modo capillare coloro che vivono in difficoltà”.
“Una forma d’aiuto – continua – è già quella che sta avvenendo con la consegna degli alimenti a fronte degli appositi fondi stanziati ma molto si può e credo si debba ancora fare. Da un lato, è importante incrementare le forme di sostegno necessarie per poterci consentire di fare il nostro lavoro. Ricordiamo sempre che ‘il cibo non si muove da solo’ ma occorrono mezzi di trasporto, magazzini, attrezzature, etc.: 120mila tonnellate da movimentare non sono poche, solo dal nostro magazzino centrale di Parma sono partiti nel 2021 oltre 600 tir”.