(Adnkronos) – Riannodare i fili di una storia quasi secolare, recuperando la mission che il disciolto ente ‘Mostra-Mercato nazionale dei vini tipici e pregiati’, poi ‘Enoteca Italica’, quindi ‘Enoteca Italiana’, ha avuto per decenni. E farlo innovandosi nella forma e nella sostanza, tornando ad essere un luogo di ricerca scientifica, di approfondimento e divulgazione della cultura enologica, di promozione del ‘Vigneto Italia’ e recuperando il ruolo di valido interlocutore per le realtà produttive e non (consorzi, aziende, associazioni). Questi gli obiettivi che si sono posti i fondatori della Fondazione Enoteca Italiana Siena, sorta nei mesi scorsi a Siena su iniziativa di Elena D’Aquanno, assieme ai componenti della cordata che ha acquisito il marchio storico di Enoteca Italiana Siena e che coinvolge enti pubblici ed autonomi (Comuni e Camere di commercio), professionisti del settore, consorzi, realtà associative, a partire dall’Associazione nazionale Città del Vino, associazioni di categoria come Cna.
Fondazione che ha avuto il suo battesimo ufficiale in occasione di un evento, dal titolo ‘Tra i filari della storia del vino’, tenutosi venerdì 28 giugno a Roma, nella Sala del Cenacolo del complesso di Palazzo Valdina. La presentazione, introdotta dai saluti istituzionali del segretario di presidenza della Camera, Francesco Battistoni, e del presidente del gruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati, Paolo Barelli, e dalla lettura del saluto del sottosegretario all’Agricoltura, Patrizio La Pietra, è proseguita con gli interventi del vicesindaco di Siena, Michele Capitani, e del presidente della Camera di commercio di Arezzo-Siena, Massimo Guasconi.
“Oggi l’amministrazione comunale di Siena esce dai confini del suo territorio e delle proprie mura e orgogliosamente presenzia a quella che deve essere una rinascita per un patrimonio storico della città. Una rinascita fortemente voluta dall’amministrazione, che ha saputo ribaltare una situazione che da troppi anni si trascinava in modo anche doloroso”, ha detto Capitani, ricordando che nei prossimi giorni sarà firmato il contratto di concessione della Fortezza Medicea. “Per Siena perdere, di fatto, l’Enoteca è stato privarsi di una pagina storica del patrimonio culturale. Di più: un ente che era una vera e propria istituzione cittadina, una testimonianza vera e propria”, ha aggiunto il vicesindaco, plaudendo all’iniziatica di Elena D’Aquanno.
Massimo Guasconi ha ricordato che la “Camera di commercio sostiene convintamente tutti quei progetti in grado di supportare e promuovere i settori più strategici per il sistema economico della nostra provincia”. “Non poteva quindi mancare – ha rimarcato – il nostro sostegno alle iniziative che la ‘Fondazione Enoteca Italiana Siena’ sta intraprendendo per favorire lo sviluppo della cultura e della pratica enologica e per offrire ulteriore visibilità alle produzioni ed alle etichette senesi. Iniziative che possono assumere una valenza aggiuntiva a sostegno della nostra offerta turistica. L’attività della Fondazione si sta realizzando, peraltro, in un momento molto importante per la commercializzazione dei nostri vini, soprattutto nei mercati internazionali. Nel primo trimestre 2024, abbiamo avuto una crescita delle esportazioni del 12,9% rispetto al periodo gennaio-marzo 202 con un controvalore pari a quasi 122 milioni di euro”, ha detto Guasconi.
Il moderatore Andrea Radic ha quindi passato la parola a tre co-fondatori della Fondazione Enoteca Italiana Siena: Massimo Caroti, Rosanna Zari e Mario Valgimigli. “Gli scopi della fondazione – ha detto Caroti – prevedono, tra l’altro, progetti legati alla ricerca ed al mondo scientifico, alla conservazione dei vitigni autoctoni e al loro modo di adattarsi al cambiamento climatico, avvicinarsi ai giovani con progetti legati al bere bene e in modo responsabile, valorizzare, promuovere e tutelare prodotti sani derivanti da processi produttivi a basso impatto ambientale, a km 0, naturali e Bio”.
A Rosanna Zari, agronoma, componente dell’Accademia dei Georgofili e consigliera della storica Accademia dei Fisiocritici di Siena, il compito spaziare sul tema della tutela dei paesaggi viticoli italiani e sulle diversità che rendono unico e inimitabile il Vitigno Italia, effettuando un focus sulle loro caratteristiche e sul loro impatto sullo sviluppo dei territori. “L’Italia è una delle prime aree di biodiversità viticola che confermano la grande adattabilità di questa specie ai diversi ambienti contribuendo alla creazione di variegati paesaggi di cui alcuni patrimonio Unesco. La sfida di oggi per i ricercatori e i viticoltori è quella di studiare nuove cultivar e forme di allevamento per adattarsi ai cambiamenti climatici”, ha ricordato Zari.
L’intervento di Mario Valgimigli, vicepresidente della Fondazione, medico e produttore di vino, è stato invece incentrato su alcune delle future iniziative della Fondazione in linea con la missione divulgativa ed educativa di Enoteca Italiana Siena. Iniziative che prevedono “la ricostituzione di una Commissione di Selezione di Vini Pregiati, ripresa della funzione storica dell’Enoteca d’Italia e così valorizzare le caratteristiche positive del vino italiano, spesso demonizzato per motivi di concorrenza commerciale e che nulla hanno a che fare con la salute”, ha puntualizzato Valgimigli, ricordando che sono in cantiere “progetti di respiro nazionale ed internazionale di educazione al vino di eccellenza e al made in Italy in ottica salutistica”.
Conclusioni affidate alla presidente della Fondazione Elena D’Aquanno che ha aperto con i ringraziamenti di rito – dalle istituzioni nazionali alla Regione Toscana, alle associazioni, in particolare l’Associazione nazionale Città del Vino, associazioni di categoria ai consorzi – per la vicinanza e il sostegno al progetto. Quindi ha ripercorso la storia dell’Ente, dalla sua nascita nel 1933 alla liquidazione, sino ad arrivare all’oggi, incentrando il suo discorso sullo spirito che ha animato la decisione di “far nascere una realtà no profit in grado di raccogliere l’eredità del disciolto ente e lavorare, in sinergia con realtà associative, aziendali, scientifiche, alla conoscenza, valorizzazione e promozione della cultura vitivinicola toscana, basando l’operato su due capisaldi: la tutela della qualità del prodotto e lo sviluppo sostenibile delle economie locali”.
“È significativo che la Fondazione, che non nasce dalle ceneri dell’Ente ma si propone di recuperarne lo spirito e il ruolo, parta ufficialmente da qui, dal cuore delle istituzioni, a dimostrazione dell’ambizione e della credibilità che la circonda”, ha concluso.