Aviaria, nuovi casi umani negli Usa: ‘colpito’ anche Stato Washington

(Adnkronos) –
Negli Usa anche lo Stato di Washington segnala i primi 4 casi umani di influenza aviaria H5N1, sui quali adesso si attende la conferma dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc). A comunicare le indagini in corso è stato il Dipartimento di salute dello Stato di Washington, spiegando che si tratta di quattro lavoratori agricoli risultati positivi all’influenza aviaria dopo aver lavorato a contatto con pollame infetto in un allevamento commerciale di uova nella contea di Franklin. Hanno manifestato sintomi lievi e sono stati sottoposti a farmaci antivirali. Sono attualmente in corso i test su altri operatori dell’allevamento e il numero di casi al vaglio potrebbe dunque cambiare. 

“Si tratta dei primi presunti casi umani di virus H5 sotto inchiesta nello Stato di Washington”, segnala il dipartimento nella nota. I casi si sono verificati in una struttura che era il sito di un’epidemia di influenza aviaria nel pollame. Circa 800.000 di questi polli sono stati soppressi dopo che i risultati dei test del Dipartimento dell’agricoltura dello Stato di Washington il 15 ottobre hanno rilevato l’infezione. I controlli sui lavoratori proseguono e sono state messe in campo misure per proteggerli. Washington è il sesto stato a identificare un’infezione umana da virus H5N1, ricorda il dipartimento locale. L’influenza aviaria altamente patogena (Hpai) H5N1 ha causato epidemie in corso in più Stati nel pollame, nei bovini da latte e nella fauna selvatica.  

“Washington ha monitorato attentamente la diffusione dell’H5N1 da quando è stato rilevato per la prima volta nel pollame nel 2022, e il nostro Stato è preparato, ha le conoscenze e gli strumenti per ridurre al minimo il suo impatto sulla nostra comunità”, ha assicurato il segretario della Salute di Washington, Umair Shah. 

 

Nei giorni scorsi altri 5 possibili casi umani di influenza aviaria H5N1 sono stati segnalati dal Dipartimento di Sanità pubblica della California (Cdph), in persone della Central Valley che hanno avuto un contatto diretto con mucche da latte infettate dal virus. Sono 6 i casi attualmente confermati in California, dove le autorità sanitarie continuano a testare proattivamente le persone sintomatiche.  

 

Il biomarcatore dell’influenza aviaria circolava nelle acque reflue del Texas settimane prima che venissero segnalati i focolai nei bovini. E’ uno dei risultati che emerge da uno studio presentato nei giorni scorsi all’ID Week, meeting annuale delle principali società scientifiche dedicate alle malattie infettive negli Usa. I ricercatori del team di WastewaterScan della Stanford University hanno utilizzato una sonda per rilevare tgracce del virus negli impianti di trattamento delle acque reflue degli Usa. La sorveglianza implementata retrospettivamente per indagare su un’influenza A insolitamente a livelli alti nel Texas all’inizio del 2024 è riuscita a rilevare il virus due settimane prima che i casi nelle mucche da latte venissero segnalati e un mese prima che il virus fosse confermato. Tempo che, fanno notare gli esperti in una nota, sarebbe prezioso per accelerare la risposta della sanità pubblica.  

WastewaterScan monitora i livelli di 11 virus come Sars-CoV-2 e virus respiratorio sinciziale (Rsv) in 190 sistemi di acque reflue degli States 3 volte a settimana. La sonda ha intercettato il biomarcatore per H5N1 in tre impianti di trattamento del Texas, due delle situazioni rilevate hanno confermato che le proteine ​​animali avevano già lasciato le strutture di lavorazione come gli allevamenti dove era presente il virus. I ricercatori hanno quindi confrontato i risultati con i dati clinici sulle visite mediche correlate all’influenza. Questo lavoro per gli autori dimostra l’importanza della sorveglianza delle acque reflue nel tracciare e segnalare i virus zoonotici nelle strutture agricole prima che si manifestino casi negli animali o nelle persone. 

“Ogni secondo è importante quando si risponde a patogeni emergenti”, ha evidenziato l’autore della presentazione Alessandro Zulli, borsista post-dottorato della Stanford University, nel comunicato stampa della IDWeek. “L’uso esteso della sorveglianza delle acque reflue fornirà ai professionisti della sanità pubblica il sistema di allerta precoce di cui hanno bisogno per affrontare” queste “minacce” infettive. 

 

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