Cecchi (Aaiito): “Inquinamento fattore di rischio per cuore e polmoni”

“L’inquinamento dell’aria è il principale fattore di rischio per la salute. Di recente il ‘New England Journal of Medicine’ lo ha inserito tra i fattori di rischio cardiovascolare al pari di ipertensione e colesterolo, e dovrebbe essere considerato un fattore di rischio anche per le malattie respiratorie”. Lo ha detto Lorenzo Cecchi, presidente eletto dell’Associazione allergologi, immunologi italiani territoriali e ospedalieri (Aaiito), intervenendo al talk ‘Urban health. Respirare in città’, settimo webinar promosso e organizzato da Alleati per la Salute, il portale dedicato all’informazione medico-scientifica realizzato da Novartis.  

All’incontro – moderato da Federico Luperi, direttore Innovazione e Nuovi media di Adnkronos – hanno partecipato Andrea Lenzi, presidente Health City Institute e presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (Cnbbsv) della Presidenza del Consiglio dei ministri, e Diego Bagnasco, medico chirurgo, specialista in malattie dell’apparato respiratorio. Protagonista del dibattito l’ambiente urbano: come e quanto incide sulla salute agendo su diversi livelli, dall’esposizione della popolazione a fattori di rischio legati a un ambiente fisico inadeguato, ai cambiamenti sociali che alterano comportamenti individuali, stili di vita e alimentazione.  

Secondo l’Oms – è emerso dall’incontro – sono 4,2 milioni le persone che ogni anno muoiono per patologie respiratorie e cardiovascolari insorte per l’esposizione ad alta concentrazione di inquinanti atmosferici e si stima che in Italia siano oltre 60mila le morti premature dovute all’inquinamento. Non solo. L’Agenzia europea per l’ambiente – è stato sottolineato – ha pubblicato recentemente un approfondimento sugli impatti della salute dovuti all’inquinamento atmosferico. L’Italia è al primo posto per morti cardiovascolari, ictus e patologie respiratorie. “Numeri impressionanti, ma la realtà è questa. Tuttavia per troppo tempo l’abbiamo trascurata, non abbiamo prestato attenzione a questo aspetto”, sottolinea Cecchi.  

A rendere l’aria delle nostre città davvero pericolosa dal punto di vista polmonare e cardiovascolare, secondo l’esperto, sono “gli inquinanti prodotti dalla nostra attività, in particolare il cosiddetto Pm10, un insieme di particelle la cui composizione è molto complessa. Queste polveri sottili sono la causa di molti disturbi respiratori”, tra cui riacutizzazioni di asma, bronchiti, polmoniti. Ma secondo l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, queste polveri sono anche cancerogene per l’uomo, con riferimento al rischio di insorgenza del tumore del polmone.  

Grazie alla “tecnologia è possibile avere real time i dati di inquinanti e dei pollini” anche quando si decide di fare jogging in una città come Milano o Roma. “Io stesso ho contribuito alla realizzazione dell’App gratuita ‘Mask Air’ – rimarca Cecchi – un progetto digitale europeo, scientificamente convalidato e premiato per la sua efficacia dall’Ue. In pratica è un programma che raccoglie i dati degli inquinanti e dei pollini: permette il controllo dei sintomi della patologia respiratoria, toccando lo schermo verso il male o il bene, e un aiuto per la terapia”. Il medico può raccogliere i dati dei sintomi e “decidere se confermare e modificare la terapia. Credo sia il futuro, ma la prima cosa che dovrebbe fare il paziente è cambiare stile di vita oltre ad evitare le zone che ogni giorno sono a maggior concentrazione di pollini e inquinanti”.  

Da una recente indagine Ipsos – è stato evidenziato durante il talk – emerge che l’80% delle persone che vivono o frequentano una grande città sono consapevoli che l’inquinamento rappresenti un rischio per la salute, una consapevolezza che però non corrisponde a una maggiore attenzione alla salute: quasi il 70% del campione non si è sottoposto a screening negli ultimi 5 anni. “Per i pazienti con asma e Bpco gli screening, come i test per la spirometria, sono molto sottoutilizzati e non richiesti ai primi sintomi – conferma Cecchi – Si ha la percezione dell’ambiente (e del ruolo che ha sulla salute) a livello generale e la percezione di quello che può fare il singolo. Sappiamo ormai da decenni che il fumo provoca danni, ma per il singolo è difficile smettere o anche solo ridurre il numero di sigarette. Non vedo altre possibilità, se non l’agire sulla cultura e sull’ambiente sin dalle scuole dalle elementari”. 

(Adnkronos)