(Adnkronos) – Come avviene l’invasione del nucleo delle cellule da parte dell’Hiv? Un team di ricercatori – fra cui scienziati italiani – ha scoperto una nuova via seguita dal virus dell’Aids per arrivare all’obiettivo. Un “percorso proteico che sembra avere un impatto diretto sulle malattie e che apre una nuova area per il potenziale sviluppo di farmaci”. A spiegarlo è l’autore senior dello studio pubblicato su ‘Nature Communications’, Aurelio Lorico, professore di Patologia e Chief Research Officer ad interim al Touro University Nevada College of Osteopathic Medicine.
I ricercatori, fra cui 3 studiosi dell’università di Palermo, hanno anche identificato tre proteine necessarie al virus per effettuare l’invasione e hanno a loro volta sintetizzato molecole mirate a colpire una di queste. Un passo avanti nella direzione che può portare a nuovi trattamenti per l’Aids (e non solo). L’infezione da Hiv richiede che il virus entri in una cellula e ottenga l’accesso alla ‘fortezza’ ben protetta del nucleo cellulare. Riuscire a espugnare il nucleo è importante per il virus, affinché i componenti virali possano essere integrati nel Dna della cellula sana. Ma il modo in cui i patogeni superano la membrana protettiva non è ben compreso ed è oggetto di dibattito.
Il percorso identificato dagli autori dello studio inizia con l’Hiv che entra in una cellula avvolto all’interno di un pacchetto di membrana, chiamato endosoma. L’endosoma contenente il virus spinge la membrana nucleare protettiva verso l’interno, formando una rientranza nota come invaginazione nucleare, e si sposta quindi all’interno di questa rientranza fino alla sua punta interna, dove il virus può scivolare quindi nel nucleo. Il nemico ora è ‘in casa’ e può dare inizio all’invasione.
Perché questa operazione abbia successo, continuano gli scienziati, è necessario che 3 proteine interagiscano: Rab7 che si trova sulla membrana dell’endosoma, Vap-A che è sulla membrana nucleare dove si verifica il passaggio clou, e la terza, Orp3, che si connette alle prime due. Da qui l’ipotesi: prendere di mira una qualsiasi di queste proteine potrebbe fermare l’infezione. Il team ha così sintetizzato e testato molecole che interrompono l’interazione tra le proteine. Risultato: in presenza di queste molecole, la replicazione dell’Hiv non avviene.
Questo percorso per l’accesso al nucleo è probabilmente coinvolto anche in altre malattie, suggeriscono gli esperti. “La nostra ricerca è in una fase preclinica”, puntualizza Lorico, ma le prospettive di sviluppi futuri ci sono: “E’ probabile che i nuovi farmaci sintetizzati possano avere attività terapeutica nell’Aids, in altre malattie virali e possibilmente nel cancro metastatico e in altre malattie in cui è coinvolto il trasporto nucleare”. Il team sta attualmente esaminando il ruolo del percorso anche nella malattia di Alzheimer e nelle metastasi di diversi tipi di tumore. “C’è un’enorme quantità di lavoro da fare per comprendere tutti i benefici di questa ricerca”, conclude Denis Corbeil, co-autore principale dello studio, leader del gruppo di ricerca del Biotechnology Center della Dresden University of Technology in Germania.