Covid, Garattini: “Trattarlo da influenza abbassa la guardia, dato morti resta alto”

“Trattare Covid come influenza? Io penso che non sia un atteggiamento giusto. Già abbiamo tanta gente che gira senza mascherina, ci sono assembramenti inutili per partite di calcio e tante altre cose”. Per Silvio Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs, adottare una linea simile, come pianificano di fare alcuni Paesi, sarebbe prematuro.  

“Per carità – dice l’esperto all’Adnkronos Salute – manteniamo alta l’attenzione e manteniamo la prudenza: finché si possono usare le mascherine facciamolo, per esempio. Questo ci aiuta anche a non avere altre malattie infettive che passano per le vie aeree, come la stessa influenza. Non dobbiamo abbassare la guardia. La mortalità oggi è ancora alta. Sarà del passato, ma c’è ancora. Speriamo che arrivi il momento in cui Covid potrà essere trattato come un’influenza, o come un raffreddore, ma questa è una speranza, per adesso”.  

Offrire o pianificare ora la quarta dose di vaccino anti-Covid, via intrapresa da alcuni Paesi nel mondo, ha un senso? “Per adesso non c’è nessuna indicazione. E poi non abbiamo ancora finito di fare la terza dose. Finiamo questa, almeno. Abbiamo ancora milioni di persone che non hanno fatto neanche la prima dose” risponde Garattini. 

Riguardo alla prospettiva della quarta dose e alla sostenibilità di un ritmo simile, l’esperto dice all’Adnkronos Salute: “Per adesso non c’è ragione di muoversi su questo” fronte. “Vediamo cosa succede. Per adesso facciamo le terze e le prime dosi che mancano”.  

Quanto al bollettino quotidiano, “dare i dati permette di fare valutazioni”, ma i dati del bollettino Covid “vanno illustrati e messi in modo tale che la gente capisca di cosa parliamo. E non vedo perché non possiamo dare questi dati quotidianamente. Poi possiamo fare anche un riassunto settimanale, perché è certo che è molto più importante capire quello che succede nella settimana piuttosto che giorno per giorno. Ma non bisogna dare l’impressione che si nasconde qualcosa. Se non diamo più i dati si crea sfiducia”. 

“Io credo che sia necessario dare tutti i dati, perché il pubblico ha il diritto di sapere come stanno le cose – afferma Garattini – Bisogna però spiegare cosa vogliono dire questi dati, spiegare che dipendono dal numero di tamponi che si fanno, che dipendono da tanti fattori”. Quanto al nodo asintomatici, “semmai si può dire che c’è un certo numero di contagiati di cui una quota senza sintomi. Così le persone capiscono dove stanno i problemi. Poi bisogna enfatizzare i dati che riguardano le terapie intensive e la mortalità, perché sono questi i dati importanti”.  

“Se si riesce a differenziare i ricoveri, bene: in quel caso – propone l’esperto – si può dire quale percentuale rappresenta gli ammalati che hanno altri fattori di rischio. Sono tutti dati esistenti, li dobbiamo dare e li dobbiamo spiegare. Io ritengo si debbano contare gli asintomatici fra i casi, ma dando tutto il dettaglio che possiamo. Non dobbiamo creare né allarmismi inutili, ma neanche ottimismo quando non c’è ragione per essere ottimisti”.  

“Liberare i positivi asintomatici, con mascherina, dopo 5 giorni di isolamento è una decisione che si può prendere, non adesso però. Aspettiamo di vedere quando comincia a scendere la curva. Per adesso i numeri continuano a salire” ricorda Garattini che aspetterebbe ancora un po’ prima di seguire la strada aperta dagli Usa.  

Questa è una scelta, spiega lo scienziato all’Adnkronos Salute, che “dipende dal numero di contagiati. Se si arriva a un numero altissimo, si può diminuire il tempo della quarantena. Dipende da questo, da quali numeri avremo. Molti hanno detto che siamo giunti al picco di questa ondata, ma in realtà ancora non c’è. Aspettiamo dunque che si inverta la curva. Dopodiché potremo prendere anche qualche decisione diversa, ma per adesso continua a salire e queste sono decisioni che si prendono in ‘tempi di pace'”, conclude. 

 

(Adnkronos)