Covid oggi Italia, Rasi: “Nuove varianti non spaventino”

(Adnkronos) – “Le nuove sottovarianti” di Sars-CoV-2 che stanno emergendo “non devono spaventare, ma l’attenzione deve essere sempre tanta. Non abbassiamo la guardia, vediamo il monitoraggio con i soliti cicli di 15 giorni utili per leggere questa pandemia. Il monitoraggio ci dirà anche che ‘bestia’ è” l’eventuale nuovo sottolignaggio di Omicron che potrebbe crescere nel Paese. “E ci mette in condizioni di aggiustare le misure”. E’ la visione di Guido Rasi, professore di microbiologia all’università di Roma Tor Vergata ed ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Ema e dell’italiana Aifa, su come dovremo approcciarci ai prossimi mesi.  

Mentre l’Ecdc, Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, prevede come dominante tra metà novembre e inizio dicembre la nuova sottovariante di Omicron 5, BQ.1 e i suoi discendenti (tra cui spicca quello ribattezzato Cerberus, cioè BQ.1.1), Rasi precisa che sulla carta non si può dire più di tanto su come si comporterà una variante. “Non è possibile – precisa all’Adnkronos Salute – perché purtroppo oggi non possiamo più estrapolare tante informazioni dagli altri Paesi perché ogni popolazione ormai ha raggiunto un livello di immunizzazione diverso dagli altri ed è difficile prevedere il comportamento di una variante in base a quello che è successo nel Paese vicino. Quindi vedremo”. Quanto ci vorrà per farsi un’idea? “Di solito – analizza Rasi – due o tre settimane sono i cicli di conoscenza. Due o tre settimane, da quando la prevalenza” del mutante new entry “inizia a salire in maniera regolare”.  

SANITARI NO VAX – “La situazione attuale non giustifica di non reintegrare i sanitari non vaccinati contro Covid. Ma io porrei una condizione: il problema più grosso è verificare la loro reale preparazione in termini di nozioni base della medicina. Perché, se rifiutano un vaccino, viene il dubbio. Quindi io farei un reintegro subordinato a un corso di aggiornamento che comprenda le materie dell’immunologia e dell’infettivologia”. Al di là del giudizio che si può avere su chi indossa il camice e sceglie di dire no al vaccino, per Guido Rasi, professore di microbiologia all’università di Roma Tor Vergata, oggi in assenza di basi per dire no al loro reintegro negli ospedali e strutture sanitarie della Penisola, andrebbe quantomeno “sondata la loro preparazione di base”, spiega all’Adnkronos Salute. 

L’obiettivo, riflette l’ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Ema e dell’italiana Aifa, dovrebbe essere “assicurarsi che le persone che vengono integrate nel Ssn abbiano i fondamenti, la preparazione sufficiente per svolgere il loro lavoro. Con un corso che documenti che abbiano recepito e che in futuro possano essere pronti ad affrontare determinate situazioni nel modo giusto”. Rasi fa un esempio: “Non c’entra nulla con la sanità, ma forse può rendere l’idea. In passato mi è capitato di fare una grossa infrazione sulle autostrade della California – racconta – Per ridarmi la patente, mi hanno fatto fare un corso dove ho dovuto rispondere e documentare che avevo recepito perfettamente la disciplina automobilistica del Paese in cui mi trovavo. Fatto quello, mi hanno reintegrato la patente. E io l’ho trovato utilissimo, perché da qual momento sono stato più attento e avevo ben presenti le nozioni specifiche. Ora – conclude – gli addetti alla sanità devono avere le nozioni di base per svolgere il loro mestiere che ha a che fare anche con la salute pubblica”.  

MASCHERINE – “Come al solito non c’è una regola assoluta” sulle misure anti-contagio. “Bisogna seguire un po’ la pandemia. Si era posta la scadenza dell’1 novembre” per l’obbligo di mascherine in ospedali e Rsa, “perché era molto in calo. In questo momento bisogna essere pronti a vedere l’andamento. Ogni due settimane, lo sappiamo, va fatto un aggiornamento, e se le cose continuano così si può anche pensare di toglierle ma con qualche esclusione: le Rsa dovrebbero assolutamente mantenere” l’obbligo di indossare questa protezione, “e tutti quei reparti ospedalieri dove si concentrano pazienti fragili nelle sale d’attesa e nelle strutture”.  

“Penso ai reparti di oncologia e di chemio, lì andrebbe mantenuta la mascherina”, riflette l’esperto. “Magari nell’atrio, nei corridoi uno può pure farne a meno, ma in alcune situazioni assolutamente no”. Rasi non sarebbe dunque per uno stop indiscriminato, afferma, “ma per uno stop pragmatico e ragionevole. Ormai abbiamo capito quali sono le situazioni” a rischio. “Per esempio i reparti di dialisi dove ci sono pazienti di una vulnerabilità assoluta. Nei reparti come nelle sale d’attesa, ovviamente. Lì dove si sa che girano persone vulnerabili” e a rischio di forme gravi di Covid.  

BOLLETTINO SETTIMANALE – “Sono assolutamente d’accordo con la trasformazione del bollettino Covid da giornaliero in settimanale, perché una settimana cattura veramente un trend, consente eventuali aggiustamenti e dà un’informazione credibile di tipo decisionale. Ha veramente senso secondo me”. Guido Rasi, professore di microbiologia all’università di Roma Tor Vergata ed ex direttore dell’Agenzia europea del farmaco Ema e dell’italiana Aifa, commenta così all’Adnkronos Salute la decisione annunciata dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. 

(Adnkronos)