Covid, pediatra Miele: ‘Bambini con Mici devono fare vaccino, buona risposta’

“I bambini affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali devono essere vaccinati contro il Covid come tutti gli altri bambini. La risposta immunitaria al vaccino anti Sars-Cov-2 (Pfizer e Moderna) da parte dei piccoli pazienti con Mici è buona, addirittura sembra essere migliore rispetto all’adulto, come dimostra uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine nel 2021. Gli effetti collaterali? Pochi e simili a quelli della popolazione generale, ovvero dolore al braccio, stanchezza, febbre e mal di testa. Ma soprattutto, la risposta è buona indipendentemente dalla terapia biologica che utilizziamo per questi pazienti: anti Tnf alfa piuttosto che interleuchine”. Lo ha detto Erasmo Miele, dell’Uoc di Pediatria Generale Dai Materno-Infantile Azienda Ospedaliera Universitaria di Napoli Federico II, intervenendo alla tavola rotonda “La gestione delle vaccinazioni nei pazienti con terapia immunosoppressiva in era Cd-19” organizzata all’interno del 27° Congresso nazionale Fismad, online per le norme anti Covid.  

Il 25% delle malattie infiammatorie croniche intestinali insorge prima dei 20 anni di età, ha ricordato Miele secondo il quale ad oggi “stando alle attuali indicazioni per la fascia di età 10-18 anni dovremmo sottoporre a vaccinazione circa 9 mila bambini affetti da Mici. Su come procedere, nel 2012 la Società europea di Gastroenterologia Pediatrica si era già espressa a riguardo: sappiamo che per somministrare vaccini inattivati dobbiamo sospendere la terapia immunoregolatoria circa tre settimane prima per poi riprenderla tre mesi dopo. Non abbiamo limiti per quello che riguarda i vaccini inattivati mentre non possiamo somministrare vaccini vivi”.  

Ma come evolve la malattia da Covid nel bambino? “Uno studio tratto dal Registro Secure Ibd – ancora l’esperto – ci dice che l’evoluzione dell’infezione da Covid-19 nel bambino con malattie infiammatorie croniche intestinali è un’evoluzione benigna. Per quanto riguarda i fattori di rischio per un’ospedalizzazione del bambino, da questo studio su una coorte di 209 piccoli pazienti si sono registrate solo 14 ospedalizzazioni a causa dell’attività della malattia e dell’utilizzo di steroidi o salicilati ( farmaci per ridurre dolore, infiammazione e febbre e per prevenire l’eccessiva coagulazione) o la presenza di sintomi gastrointestinali. Dei 14 bambini ricoverati in ospedale solo per due è stato necessario il trasferimento in terapia intensiva”.  

(Adnkronos)