Covid, Salmaso: “In Italia più morti di altri Paesi con più casi, questione da indagare”

“E’ molto preoccupante il fatto che ieri siano stati dichiarati 259 decessi per Covid nel nostro Paese. E andrebbero indagati i motivi per cui l’Italia continua a registrare molti più decessi, in proporzione, rispetto a quanti se ne registrano, ad esempio, in Francia, dove ci sono 200-300 mila casi al giorno e anche in Germania, dove i contagi sono stati molti. Ma nonostante la circolazione virale elevata nei due Paesi, non sempre il numero dei decessi è confrontabile con quelli che ci sono da noi”. Lo sostiene Stefania Salmaso, epidemiologa dell’Associazione italiana di epidemiologia (Aie).  

Sulla questione, spiega l’epidemiologa all’Adnkronos Salute, “bisognerebbe capire quale elemento pesa: la popolazione più anziana, o una maggiore frequenza di vulnerabili o semplicemente una diversa classificazione dei casi. Anche in Inghilterra, ad esempio, c’è una quantità di casi elevata ma non c’è la stessa proporzione di morti. Credo che andrebbero caratterizzati meglio i decessi che si registrano in Italia per comprenderne le motivazioni e vedere, inoltre, quale sia la quota di mortalità prevenibile anche con l’utilizzo dei nuovi farmaci”.  

Poi la scuola. Salmaso dice che “chiudere la scuola non è un mezzo di comprovata efficacia per bloccare la circolazione del virus. Ne abbiamo fatto esperienza nel recente passato e abbiamo capito che la chiusura comporta molti più problemi su diversi piani. In questo frangente, tra l’altro, l’ondata Omicron colpisce di più la fascia di età tra i 20 e i 29 anni, che sembra avere tassi di incidenza più elevata. Dal punto di vista scientifico non ci sono evidenze che chiudere la scuola possa cambiare il panorama generale”. 

In base a queste considerazioni “la chiusura della scuola” e il ripristino della didattica a distanza “sembrerebbero non giustificati per ottenere il beneficio di una riduzione della circolazione virale che, in questo momento, non è alimentata dalle fasce di popolazione scolastica”. Del resto un provvedimento di chiusura “non è stato preso nemmeno da altri Paesi dove i contagi sono elevati, come la Francia e l’Inghilterra. I ragazzi, inoltre, hanno già pagato molto in termini di giornate scolastiche perse, di mancato apprendimento e mancata crescita. Quindi in questo frangente direi che le scuole sono il fulcro più importante da difendere”.  

 

(Adnkronos)