(Adnkronos) – Da decenni impegnata nella ricerca nell’ambito delle neuroscienze, Janssen, l’azienda farmaceutica del Gruppo Johnson & Johnson, ha presentato oggi a Milano un farmaco innovativo per il trattamento della depressione maggiore resistente alle comuni terapie: esketamina. L’illustrazione alla stampa delle caratteristiche del nuovo trattamento farmacologico è stata l’occasione per parlare di depressione e di salute mentale, due temi sui quali si sono accesi i riflettori in concomitanza con l’aumento dell’incidenza dei disturbi psichici osservato durante la pandemia da Covid-19.
La depressione infatti è una malattia che troppo spesso non viene considerata tale e le persone che ne sono affette vengono stigmatizzate, isolate o considerate deboli e svogliate. In realtà, come hanno spiegato gli esperti intervenuti all’incontro, nelle sue forme più gravi la depressione ha un impatto estremamente negativo su ogni ambito della vita non solo di chi ne soffre, ma anche di coloro che stanno accanto alle persone con depressione. La cura di questo disturbo deve dunque essere repentina e adeguata. “Il trattamento della malattia depressiva necessita di una maggiore integrazione del sistema che si occupa di salute mentale e del coinvolgimento di tutti gli attori scientifici e istituzionali, per ‘fare squadra’ nell’interesse dei pazienti – spiega Antonio Vita, professore ordinario di psichiatria all’università di Brescia, direttore del Dipartimento di salute mentale di Brescia e vice presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) – Solo così possiamo pensare di contrastare in modo adeguato la depressione severa che è una patologia che ha il maggior impatto sulla vita quotidiana in termini di sofferenza clinica del paziente, utilizzo delle risorse farmacologiche, perdita di giornate di lavoro, perdita di giornate di lavoro dei familiari, difficoltà nella diagnosi precoce della malattia, scarsa compliance dei pazienti alle terapie”.
Esketamina, che si presenta sotto forma di spray nasale autosomministrabile sotto la supervisione medica, si caratterizza per una notevole rapidità di azione e per la sua efficacia, elementi che aiutano l’aderenza terapeutica e la soddisfazione dei pazienti. La molecola appartiene alla categoria degli antagonisti del recettore N-metil-D-aspartato (Nmda) e, agendo sui circuiti cerebrali del glutammato, è in grado di ripristinare le connessioni cerebrali tra le diverse aree del cervello. Il farmaco sviluppato da Janssen è indicato per le persone affette da un episodio di disturbo depressivo maggiore refrattario ai consueti trattamenti a base di farmaci serotoninergici.
Grazie al suo meccanismo d’azione e alla specifica modalità di somministrazione per via intranasale, esketamina rappresenta un’innovazione nella strategia terapeutica per chi soffre di disturbo depressivo maggiore e non trae beneficio dalle terapie attualmente disponibili. Approvato da Aifa, esketamina è già disponibile nel nostro Paese e la sua somministrazione avviene presso i centri di cura, in combinazione con un antidepressivo Ssri (inibitori selettivi del reuptake di serotonina) o Snri (inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina).
“Poter avere a disposizione un nuovo farmaco come esketamina – commenta Andrea Fagiolini, professore ordinario di psichiatria dell’università di Siena, direttore del Dipartimento della salute mentale e degli organi di senso dell’ospedale Santa Maria alle Scotte di Siena – è di fondamentale importanza nel trattamento della depressione maggiore farmaco-resistente. Con il suo meccanismo d’azione unico, esketamina è in grado di essere più efficace delle attuali terapie oggi in uso. A differenza di altre molecole, che impiegano diverse settimane nel raggiungere l’effetto desiderato, il farmaco in questione agisce in maniera rapida sui sintomi depressivi, mantenendo l’effetto sul lungo periodo e riducendo nettamente il rischio di ricaduta. Caratteristiche rilevanti, se si considera la resistenza ad altri trattamenti e la frequente tendenza alle ricadute che si riscontrano nei pazienti affetti da queste forme di depressione”. Esketamina riduce il rischio di ricaduta del 51% tra i pazienti con remissione stabile e del 70% tra i pazienti con risposta stabile.
“Le sperimentazioni che hanno portato all’approvazione di esketamina – racconta Giuseppe Maina, professore ordinario di psichiatria all’università di Torino e direttore dell’Unità complessa di psichiatria dell’ospedale San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino) – hanno dimostrato che con questa molecola è possibile controllare efficacemente la malattia nei pazienti depressi. In particolare, gli studi hanno mostrato che esketamina, in associazione con un antidepressivo orale nei pazienti farmaco-resistenti, si associa a una significativa riduzione dei sintomi già entro 24 ore dalla somministrazione, mantenendo l’effetto sul lungo periodo. Sul fronte della sicurezza, gli studi a lungo termine hanno mostrato che esketamina risulta ben tollerata durante tutta la durata del trattamento”.
“Il trattamento standard della depressione maggiore – sottolinea Mauro Percudani, direttore del Dipartimento di salute mentale e delle dipendenze dell’ospedale Niguarda di Milano – dipende dalla gravità della sintomatologia. In generale si interviene con la somministrazione di un farmaco antidepressivo in associazione o meno a un trattamento psicoterapico. Quando il paziente non risponde alla prima linea di terapia farmacologica, si procede con la somministrazione di un antidepressivo differente. Purtroppo, in circa il 30% dei casi, le persone con depressione maggiore non rispondono pienamente al trattamento. Tali situazioni vengono identificate come depressioni farmaco-resistenti”.
“La depressione – evidenzia Felicia Giagnotti Tedone, presidente di Fondazione Progetto Itaca – è una patologia che porta con sé importanti ripercussioni sulla socialità della persona coinvolta e di tutta la sua famiglia. Ecco perché oggi è più che mai fondamentale accendere i riflettori su questa patologia, spesso stigmatizzata e sottovalutata, portando avanti il messaggio sull’importanza della ricerca scientifica volta ad individuare nuove frontiere terapeutiche, sull’accesso a cure adeguate e sulla corretta informazione sulla malattia, sui sintomi, le manifestazioni e le cure che servono per affrontarla. La conoscenza e la consapevolezza rappresentano, insieme all’assistenza degli specialisti, la via maestra per combattere la patologia che significa una presa in carico della persona nella sua interezza”.
“Oltre all’effetto sulla qualità di vita dei pazienti – rimarca Francesco Saverio Mennini, professore di economia sanitaria e microeconomia, Facoltà di Economia, università degli Studi di Roma Tor Vergata, e Presidente Sihta (Società italiana di health technology assessment) – la depressione ha un impatto socio-economico rilevante con un elevato numero di giornate lavorative perse. Questo contribuisce a un impatto molto importante sia in termini di costi diretti sanitari (1,3 miliardi di euro), quanto più con riferimento ai costi indiretti (3,2 miliardi). Da notare che la maggior parte dei costi indiretti sono relativi alla perdita di produttività (giornate perse di lavoro), sottolineando una volta di più l’impatto sociale della patologia”.
Marina Adami, Therapeutic Area Medical Manager Janssen, ha ricordato l’impegno decennale dell’azienda farmaceutica nella ricerca di terapie in grado di migliorare la qualità della vita e di curare le persone affette da disturbi mentali: “E’ stato un lungo viaggio e oggi siamo soddisfatti di poter rendere esketamina finalmente disponibile per tutti i pazienti italiani che ne possono beneficiare, con la certezza che questo farmaco contribuirà a fare la differenza nel trattamento della depressione maggiore. Janssen da oltre 60 anni è impegnata nelle neuroscienze per portare nuovi approcci terapeutici alle persone che soffrono di malattie mentali e di altri disturbi neurologici altamente invalidanti”.