“I farmaci biologici sono molto costosi e hanno un impatto importante sulla spesa farmaceutica del Ssn. I farmaci biosimilari offrono un’opportunità per il Servizio sanitario nazionale di risparmiare risorse. L’obiettivo è rendere questi farmaci a disposizione di più persone e favorire l’introduzione di farmaci innovativi e fare in modo di garantire un accompagnamento al paziente che ne ha bisogno, nel suo percorso diagnostico-terapeutico”. Così Paolo Fedeli, Country Medical Director Sandoz durante il webinar “Biosimilare, un’opportunità per ampliare l’accesso alle cure” evento promosso da Sandoz e trasmesso in diretta streaming sui canali web di Adnkronos.
All’incontro hanno preso parte Ferdinando D’Amico, gastroenterologo del Centro per le malattie infiammatorie croniche intestinali, Ibd Unit del San Raffaele di Milano, Claudio Jommi, professor of Practice di Health Policy presso Sda Bocconi e Antonella Celano, presidente di Apmarr, Associazione nazionale persone con malattie reumatologiche e rare.
Oggi “gli indicatori di salute della popolazione italiana sono tali – ha ricordato Fedeli – anche grazie ad alcuni farmaci che hanno perso il brevetto. Se noi non garantiamo il mantenimento della disponibilità di queste molecole nella pratica clinica corrente, tutto l’investimento che viene fatto sull’innovazione perde la ragione stessa di esistere. Per cui – ha ammonito – è importante investire su ricerca e sviluppo non solo dei farmaci innovativi ma anche dei biosimilari”.
Tradotto in numeri, “nel comparto life sciences circa il 20% di tutto l’investimento dell’azienda è destinato alla ricerca e sviluppo – osserva il medical director di Sandoz -. Questo ha un ruolo fondamentale perché consente di guardare al futuro nell’ottica di portare nuovi farmaci e nuove opzioni per i pazienti e per i medici che devono trovare delle soluzioni per i loro assistiti”.
“Fondamentalmente – ha concluso Fedeli – questo investimento attiene a tre ambiti: estendere il più possibile i benefici delle terapie note, cercare di mettere a disposizione di pazienti e medici farmaci per una platea più ampia; garantire una riallocazione corretta delle risorse sanitarie disponibili, se il costo unitario di un farmaco si riduce io posso fare in modo di liberare nel budget sanitario delle risorse che possono anche favorire l’introduzione dei cosiddetti farmaci innovativi; mettere i clinici nella condizione ottimale per attribuire la terapia migliore possibile potenzialmente a tutti i pazienti”.