(Adnkronos) – “Abbiamo messo a punto una proposta di governo del nostro settore, consapevoli che il mondo dei dispositivi medici e, quindi tutte le tecnologie, anche digitali, hanno bisogno di entrare in un sistema di regole. Stiamo chiedendo una politica industriale per il nostro settore che abbia una doppia valenza: da un lato verso le istituzioni perché possano regolamentare e quindi governare anche da un punto di vista economico, ma non solo, l’accesso nelle strutture sanitarie delle nostre tecnologie, ma al tempo stesso, consentire alle nostre imprese di poter sviluppare ulteriormente questo settore aumentando i posti di lavoro e anche il nostro contenuto al Pil nazionale”. Lo ha detto Fernanda Gellona, direttore generale di Confindustria e Dispositivi medici, all’Adnkronos partecipando al convegno dell’Associazione italiana ingegneri clinici (Aiic) in corso a Roma.
Sull’accesso all’innovazione tecnologica, “noi abbiamo visto con grande favore l’ingresso e la definizione del Piano nazionale Hta”, Health technology assessment, “che per la valutazione delle innovazioni tecnologiche è, noi riteniamo, lo strumento giusto – precisa Gellona – Però, a fianco di un Piano nazionale Hta, ci deve essere anche la certezza che poi, ad esempio, un’innovazione che abbia avuto un parere positivo, trovi spazio nei Lea”, Livelli essenziali di assistenza, “cosa non sempre possibile e, soprattutto, che deve confrontarsi con delle tempistiche che di solito sono piuttosto lente nella revisione e nel rinnovo dei Lea”.
Tutto “deve essere all’interno di un quadro di regole chiare e certe che non siano penalizzanti – ribadisce il presidente Confindustria Dm – Oggi purtroppo noi stiamo ancora combattendo contro il payback e ci è arrivato da poco anche un altro prelievo forzoso dello 0,75 sui fatturati. È evidente che il mondo delle imprese, rispetto a questi oneri mostruosi e a questa incertezza non possono riuscire a innovare, portare nel nostro paese innovazioni. Noi temiamo molto, al contrario, che molte imprese escano dall’Italia, che imprese nazionali esportino le loro produzioni e che in Italia rimangano pochi competitor con prodotti maturi. Questo, francamente – conclude Gellona – sarebbe una grave perdita e sarebbe una sconfitta innanzitutto per il Servizio sanitario nazionale”.