Giornata fiocchetto lilla, collezione di piatti racconta cause disturbi alimentari

(Adnkronos) – In occasione della Giornata nazionale del fiocchetto lilla per la sensibilizzazione sui disturbi alimentari, che ricorre venerdì 15 marzo, il Gruppo Kos rilancia l’attenzione su questa problematica che ha visto nel 2022 oltre 3mila decessi con diagnosi correlate ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione (anoressia, blimia e disturbo da alimentazione incontrollata). Grazie alla lunga esperienza del gruppo e dei suoi centri psichiatrici accreditati con il Servizio sanitario nazionale, nasce l’iniziativa ‘Disordini nascosti’, realizzata a partire dall’ascolto delle storie dei pazienti da parte di un team medico multidisciplinare (psichiatri, psicologi, dietisti, nutrizionisti, tecnici della riabilitazione psichiatrica). 

“Mettendo al centro le storie dei pazienti, le loro sensazioni e il loro malessere – informa il Gruppo Kos – è nata una collezione di 6 piatti che racconta come le cause dei disturbi alimentari siano, a tutti gli effetti, da ricercare nella mente. Ogni piatto ci permette di entrare nei pensieri patologici di chi ha un disturbo alimentare, facendoci capire quanto il rapporto distorto con il cibo sia legato a un profondo disagio interiore”. Oggi 13 marzo, nella settimana della Giornata nazionale dei disturbi alimentari, i tavoli di un ristorante saranno apparecchiati con piatti creati ad hoc per l’occasione. “La collezione, sviluppata grazie al contributo dei professionisti di Kos e illustrata dall’art director Francesca Tucci, porterà in tavola i pensieri legati ai disturbi alimentari, svelando boccone dopo boccone la vera causa del problema”, spiega una nota. L’iniziativa ha lo scopo, attraverso le frasi dei pazienti e le illustrazioni, di sensibilizzare la stampa, le istituzioni e il grande pubblico sulla complessità dei percorsi di cura e riabilitazione che un paziente con disturbi alimentare deve affrontare. 

“Ad incidere sulla comparsa di questi disturbi sono la disregolazione emotiva, il perfezionismo, la tendenza al sottopeso e al sovrappeso, la presenza di disturbi alimentari in famiglia – afferma Adolfo Bandettini di Poggio, direttore medico Psichiatria Gruppo Kos – Queste patologie colpiscono prevalentemente soggetti giovani e i danni non si limitano solo alla psiche, ma coinvolgono tutto il corpo. Per questo motivo l’approccio di Kos alla cura dei disturbi alimentari è multidisciplinare. I percorsi clinico-riabilitativi si articolano in diversi interventi terapeutici e coinvolgono psichiatri, pediatri, terapisti, dietisti, psicologi e educatori. Le cure mirano non solo al recupero fisiologico e nutrizionale, volto al ripristino delle corrette abitudini alimentari, ma anche a quello sociale grazie a un intervento riabilitativo con il coinvolgimento della famiglia. Il trattamento nei centri Kos è intensivo e riabilitativo e può durare dai 2 ai 6 mesi. Successivamente, il paziente può proseguire un percorso diurno e ambulatoriale. Ai due percorsi si aggiunge un servizio di telemedicina per i follow-up a distanza”. 

“I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono disturbi complessi e frequenti negli adolescenti e nei giovani adulti – rimarca Gabriele Sani, responsabile del Dipartimento di Psichiatria della Fondazione Policlinico universitario Gemelli Irccs di Roma – Le ripercussioni sulla vita fisica, psichica e relazionale delle persone possono essere gravi e compromettere un normale sviluppo psicofisico, creando a volte alterazioni mediche anche croniche. L’anoressia, la bulimia, il binge eating disorder sono problemi di salute pubblica che stanno colpendo ragazzi sempre più giovani di ambo i sessi. Una diagnosi chiara e precoce aumenta notevolmente la possibilità di cura”.  

“Il trattamento deve essere multidisciplinare e comprendere la figura dello psichiatra, dello psicologo, del tecnico della riabilitazione psichiatrica, dell’internista e di eventuali altri specialisti a secondo della necessità individuali – prosegue Sani – Inoltre vanno coinvolti i medici di medicina generale e i pediatri di base per arrivare ad una diagnosi il più precoce possibile. Infine, ma non ultimo, coloro che sono coinvolti nella comunicazione pubblica devono essere in grado di veicolare messaggi corretti, che abbattano lo stigma ed escludano messaggi potenzialmente patogeni. In questa difficile battaglia siamo tutti coinvolti, e la chiara collaborazione tra strutture sanitarie e riabilitative pubbliche e private e tra esperti delle diverse professioni è di centrale importanza”. 

(Adnkronos)