“Dal 16 dicembre – in occasione della Giornata nazionale della medicina del lavoro – come Società italiana di medicina del lavoro (Siml) abbiamo aperto un Helpdesk, un servizio dedicato a tutti i lavoratori che necessitano di maggiori e scrupolose informazioni sul corretto utilizzo del green pass. Una nuova attività che si va a sommare alle varie iniziative che svolgiamo ogni giorno a supporto della tutela della salute dei lavoratori e della sicurezza dei luoghi di lavoro. La pandemia ha determinato un impatto importante sui luoghi di lavoro. In questo contesto il nostro ruolo è stato e continua ad essere fondamentale perché impegnati nella valutazione e nella gestione del rischio da Sars-CoV-2”. Così Ivo Iavicoli, Ordinario di Medicina del lavoro presso l’Università Federico II di Napoli e presidente della sezione Campania della Siml, all’Adnkronos Salute fa il punto sugli ultimi 20 mesi durante i quali i medici del lavoro sono stati in prima linea al fianco delle varie professioni anche attraverso la sorveglianza sanitaria, la vaccinazione, le campagne di informazione e i corsi di formazione.
La Società italiana di medicina del lavoro, fondata nel 1929, conta circa 1.700 soci e 12 sezioni territoriali. “In questi oltre 90 anni abbiamo raggiunto molti traguardi – ricorda Iavicoli -. Le patologie professionali sono fortemente diminuite come anche gli infortuni ma l’obiettivo resta sempre lo stesso: azzerare le morti dovute al lavoro, una vera emergenza”.
In aumento, invece, – secondo l’esperto – le cosiddette malattie lavoro-correlate, tra le quali i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico, lo stress, i tumori professionali e, “come stiamo osservando in questi ultimi mesi, anche le malattie causate da agenti biologici – spiega Iavicoli – e che noi stiamo cercando di ridurre. Inoltre, l’età media dei lavoratori aumenta sempre di più e con essa anche i disturbi e le malattie croniche degenerative, quali ad esempio il diabete e le patologie cardiovascolari, dovute ad abitudini di vita e all’avanzare degli anni e che possono impattare sulla capacità lavorativa. Al tempo stesso, assistiamo a nuove forme di lavoro quali ad esempio il lavoro agile, il telelavoro e il fenomeno dei riders ma anche all’uso di nuove tecnologie come i nanomateriali, i cui effetti sulla salute non sono del tutto noti”.
In questi ultimi mesi, con l’emergenza pandemica, “abbiamo cercato innanzitutto di seguire gli aggiornamenti scientifici sul Sars-CoV-2 – sottolinea l’esperto – ci siamo impegnati nella valutazione e nella gestione del rischio nei luoghi di lavoro, adottando tutte le strategie per contrastare la diffusione del virus mediante misure di prevenzione e protezione quali l’attività di ricerca e gestione dei contatti sul luogo di lavoro di un caso confermato Covid-19, la vaccinazione, le campagne di informazione e i corsi di formazione rivolti ai lavoratori e focalizzati sull’importanza del distanziamento, dell’uso dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie e della sanificazione”.
E – aggiunge – “ci occupiamo della identificazione e della valutazione dei soggetti vulnerabili in relazione alla possibilità di permanenza o di reintegro nei luoghi di lavoro, e a quest’ultimo proposito anche di coloro che hanno sofferto di forme severe di Covid-19. Un impegno costante che ha permesso di contenere la diffusione del virus negli ambienti di lavoro e di continuare così a svolgere le attività lavorative” conclude Iavicoli.