Il nutrizionista: “Per paziente oncologico malnutrito diagnosi tempestiva è fondamentale”

“La diagnosi tempestiva di un problema nutrizionale è fondamentale per garantire la corretta gestione dei pazienti oncologici malnutriti. L’intercettazione precoce di problematiche nutrizionali è essenziale per impostare un supporto nutrizionale appropriato ed efficace”. Lo ha detto Riccardo Caccialanza, direttore Uoc Dietetica e Nutrizione Clinica Fondazione Irccs Policlinico San Matteo di Pavia, intervenendo alla presentazione in modalità online del nuovo “Consensus Document- La gestione del paziente oncologico con problematiche nutrizionali” promosso da NHSc (Nestlé Health Science).  

“Se iniziata al momento della diagnosi – ha sottolineato Caccialanza – o non appena viene riscontrato il rischio di malnutrizione, la terapia di supporto nutrizionale può migliorare gli outcomes del paziente in termini di qualità di vita e di sopravvivenza. Lo screening nutrizionale dovrebbe essere effettuato – mediante strumenti validati – al momento della diagnosi e ripetuto sistematicamente a intervalli regolari durante tutto il decorso di malattia, soprattutto nei pazienti che per tipo di tumore, stadio di malattia o trattamento intrapreso sono più a rischio di malnutrizione”.  

Tuttavia, nonostante le numerose evidenze sulla necessità di un adeguato intervento nutrizionale nei malati oncologici e la disponibilità di linee guida e raccomandazioni per il supporto nutrizionale in questi pazienti, nella pratica clinica – è emerso dall’incontro – non sempre viene riservata la doverosa attenzione agli aspetti nutrizionali e lo screening nutrizionale non fa ancora parte delle procedure ambulatoriali e ospedaliere standard con il risultato che molti pazienti non ricevono un adeguato e tempestivo supporto. Anche nei casi in cui viene diagnosticato uno stato di malnutrizione, circa il 50% non viene trattato o viene trattato in modo non adeguato. 

L’analisi delle esperienze locali e la mappatura delle varie fasi del processo di gestione delle problematiche nutrizionali nei pazienti con tumore testa-collo e gastrointestinale hanno permesso di descrivere l’attuale modello di gestione delle problematiche nutrizionali. Sebbene sia stata riscontrata una maggiore attenzione ai bisogni del paziente oncologico dal punto di vista nutrizionale rispetto al passato, il livello generale di competenza e consapevolezza sulla nutrizione clinica in oncologia è difforme tra i diversi clinici e operatori sanitari, con disomogeneità nella gestione del problema a livello sia intra- che interregionale.  

La nutrizione artificiale “comincia generalmente in ospedale – ha ricordato Caccialanza – ma spesso prosegue al domicilio del paziente dopo le dimissioni. È pertanto fondamentale garantire un’appropriata e sicura continuità assistenziale mediante una rete territoriale incaricata del supporto al paziente e ai familiari, del monitoraggio dello stato nutrizionale e dell’aderenza ai piani prescritti. Ad oggi ci sono poche strutture riabilitative specifiche per i percorsi nutrizionali, quindi il paziente va seguito e supportato a domicilio. In uno scenario in cui ci auguriamo che la nutrizione diventi un caposaldo delle terapie di supporto per le patologie croniche, non solo oncologiche, dobbiamo rivedere il sistema di assistenza territoriale, puntando su una maggiore integrazione tra ospedali e assistenza domiciliare erogata dal Ssn e dalle Asl, e avvalendoci di strumenti quali il tele monitoraggio (telemedicina)”.  

E sull’importanza di un team multidisciplinare: “E’ fondamentale che il nutrizionista clinico collabori con oncologo, radioterapista, infermiere, farmacista ospedaliero e terapista, ovvero tutte le figure che hanno la presa in carico del paziente oncologico. Solo grazie al lavoro di squadra possiamo evitare le ospedalizzazioni prolungate e inappropriate” ha concluso Caccialanza.  

(Adnkronos)