Italiani bocciati in igiene del cellulare, Ciccozzi: “Ricettacolo di germi e batteri”

(Adnkronos) – Amato e coccolato, ma poco pulito. E’ lo smartphone, che ogni italiano usa centinaia di volte al giorno “appoggiandolo dove capita, sul tavolino del bar o su quello del treno, spesso viene prestato e alcuni professionisti, tipo i giornalisti, lo mettono vicino alla bocca dell’interlocutore che registrano. Se un dispositivo è usato con così grande continuità, va anche pulito e non vedo mai nessuno farlo. Mentre come abbiamo imparato durante la pandemia l’igiene delle mani è fondamentale, quindi deve esserlo anche per il proprio cellulare o per gli altri dispositivi, e va curata più volte al giorno”. Così all’Adnkronos Salute l’epidemiolgo Massimo Ciccozzi, anche in vista dell’arrivo della stagione influenzale.  

“Portiamo ovunque i dispositivi mobili e in questo modo li rendiamo vettori di germi e batteri – avverte Ciccozzi – mentre vanno puliti ogni volta che li usiamo, come facciamo con le mani”. L’esperto ricorda poi che per alcuni patologie “esistono vettori animati, dalle zanzare alle zecche, ma anche vettori inanimati che sono i piani di lavoro, i computer, gli schermi di ecografi portatili, gli endoscopi e oggetti come, appunto, gli attrezzi della palestra e i cellulari che – evidenzia – passano da una persona all’altra trasmettendo germi tramite goccioline di fluido che, se infette, si piantano sull’oggetto e possono infettare la persona che lo usa”.  

“In fondo serve solo un po’ di accortezza, non è che possiamo detergere troppo i nostri dispositivi. Magari si può usare una miscela di acqua e alcol, o prodotti chimici appositamente creati per gli apparecchi elettronici – suggerisce Ciccozzi – che sicuramente evitano una possibile trasmissione e non danneggiano il cellulare”. 

In passato alcuni studi avevano affrontato il tema smartphone-batteri, mostrando le immagini al microscopio dei germi sulla superificie o indicando come un cellulare potesse essere più sporco di un water. “Ma non spaventiamoci troppo – conclude l’epidemiologo – Anche se si viene a contatto con questi batteri, non è detto che si contragga un’infezione”.  

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