Johnson & Johnson, “vaccino efficace su variante Delta”

Johnson & Johnson, il vaccino anti Covid monodose di Janssen “ha dimostrato una risposta immunitaria duratura e ha generato risposte anticorpali neutralizzanti contro la variante Delta e altre varianti di Sars-CoV-2 che destano preoccupazione”. Lo riferisce J&J, comunicando i risultati ad interim di un sottostudio di fase 1/2a pubblicato sul ‘New England Journal of Medicine’ (Nejm).  

“Si sono osservate risposte immunitarie anticorpali e delle cellule T per almeno 8 mesi dopo l’immunizzazione”, riporta il gruppo farmaceutico Usa. Inoltre “è stata dimostrata un’attività anticorpale neutralizzante contro la variante Delta (B.1.617.2) crescente nel tempo”. J&J aveva annunciato i risultati di questo sottostudio in una pre-pubblicazione il primo luglio scorso. 

“Le risposte immunitarie umorale (anticorpale) e cellulare (delle cellule T) generate dal vaccino sono rimaste robuste e stabili per 8 mesi dopo l’immunizzazione, ultima osservazione riportata ad oggi nello studio, con un calo minimo – si legge nella nota diffusa da J&J – I dati hanno dimostrato che la risposta delle cellule T, comprese le cellule T CD8+ che riconoscono e distruggono le cellule infette, è persistente nell’arco degli 8 mesi esaminati”. I risultati del trial multicentrico e randomizzato in doppio cieco verso placebo, condotto in collaborazione con Dan Barouch e colleghi del Beth Israel Deaconess Medical Center (Stati Uniti), suggeriscono “che la maturazione delle cellule B avvenga senza ulteriori richiami. Le cellule B mature producono anticorpi, che possono aiutare a combattere il virus che causa Covid-19”. 

“I dati indicano che una singola dose del vaccino contro Covid-19 di Johnson&Johnson ha generato risposta immunitaria umorale e cellulare duratura – prosegue la compagnia americana – comprese risposte anticorpali neutralizzanti contro la variante Delta (B.1.617.2) e altre varianti Sars-CoV-2 che destano preoccupazione, incluse le varianti Alpha (B.1.1.7), Beta (B.1 .351), Gamma (P.1), Epsilon (B.1.429) e Kappa (B.1.617.1), così come il ceppo originale di Sars-CoV-2 (WA1/2020)”. Questi risultati evidenziano “un aumento degli anticorpi neutralizzanti nel corso di 8 mesi, e si osserva una risposta duratura delle cellule T. Inoltre suggeriscono la maturazione delle cellule B. 

“Questi dati sottoposti a revisione tra pari forniscono indicazioni ulteriori e più approfondite sulle risposte immunitarie umorale e cellulare durature generate dal vaccino contro la variante Delta e altre varianti esistenti che destano preoccupazione”, dichiara Mathai Mammen, Global Head Janssen Research & Development, J&J. “Lo studio – aggiunge – ha mostrato che gli anticorpi neutralizzanti specifici della variante sono aumentati nel corso degli 8 mesi esaminati dopo la vaccinazione, il che suggerisce la risposta di maturazione delle cellule B. Inoltre, la risposta delle cellule T è particolarmente robusta e stabile nel tempo, il che è anche potenzialmente importante per l’attività contro queste varianti”. 

I dati pubblicati sul Nejm “ampliano e completano anche i risultati precedentemente pubblicati su ‘Nature’ – ricordano da J&J – che hanno dimostrato la capacità del vaccino” monodose anti-Covid “di attivare più componenti del sistema immunitario nell’uomo, così come avevano dimostrato i dati preclinici pubblicati su Nature relativi all’efficacia contro l’infezione da Sars-CoV-2 dovuta alla variante Beta nei primati non umani”.  

“Nel complesso – rimarca l’azienda Usa – queste analisi indicano che la potenziale efficacia dei vaccini contro Covid-19, compresa la malattia causata dalle varianti, dovrebbe essere considerata in un contesto immunologico più ampio per quanto riguarda il ruolo degli anticorpi non neutralizzanti e delle cellule B e T”. 

“Ulteriori dati da una nuova analisi di campioni di sangue ottenuti da un sottoinsieme di partecipanti (8) allo studio Ensemble di fase 3 pubblicati su ‘bioRxiv’ – conclude la nota – hanno mostrato che il vaccino di J&J ha generato un’attività anticorpale neutralizzante contro la variante Delta a un livello superiore a quello recentemente osservato per la variante Beta in Sud Africa”. 

(Adnkronos)