Laurenti (Gemelli): “Immunizzare fragili contro herpes zoster in ospedale”

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Negli anziani l’herpes zoster causa dolore intenso e compromissione della qualità di vita, che aumentano i ricoveri e la richiesta di assistenza a lungo termine. “Per questo motivo abbiamo bisogno di proteggere i più fragili, ovvero pazienti affetti da Bpco, tumori maligni, insufficienza renale cronica, diabete mellito, patologie cardiovascolari, soggetti destinati a terapia immunosoppressiva. E lo dobbiamo fare anche in ospedale, dove non è vietato. Anzi. Immunizzare questi soggetti dalla malattia, nota come Fuoco di Sant’Antonio, è fondamentale perché l’herpes zoster ha un impatto epidemiologico rilevante e causa complicanze frequenti e debilitanti. Perché farlo in ospedale? Certamente è un luogo di cura per acuti ma pensiamo che anche la prevenzione possa trovarvi spazio”. Così Patrizia Laurenti, dell’Unità operativa complessa Igiene ospedaliera del Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs, durante il webinar ‘Vaccinazioni in ospedale rivolte a specifici gruppi a rischio: focus sulla vaccinazione anti-herpes zoster in pazienti immunodepressi’, di cui è responsabile scientifica.  

Tra i temi affrontati durante l’incontro in presenza e da remoto, la vaccinazione anti-herpes zoster nei pazienti fragili, con il punto di vista dei vari specialisti e il supporto dell’ospedale.  

“Sappiamo che il rischio di riattivazione dell’herpes zoster è certamente più alto in pazienti con condizioni gravi predisponenti – afferma Laurenti – ma tra questi chi va incontro a una riattivazione dell’herpes zoster peggiora la sua situazione di cronicità: è un cane che si morde la coda. Fortunatamente abbiamo a disposizione il nuovo vaccino ricombinante (Rzv), in tutto due dosi da fare a distanza di due mesi, la cui efficacia è intorno al 97% nei 50enni e del 91% negli over70. Negli studi effettuati, sono stati ridotti in modo significativo i ricoveri ospedalieri correlati all’herpes zoster. Nei pazienti adulti con più di 18 anni di età sottoposti a trapianti di cellule staminali ematopoietiche autologhe o affetti da neoplasie ematologiche, l’efficacia è stata pari a circa il 68% e l’87%. E non è tutto: rispetto alla nevralgia post erpetica (Phn), l’efficacia varia da circa il 70% negli ultra 80enni al 100% nei pazienti con 50 anni di età e la protezione vaccinale sembra perdurare per diversi anni. Questo vaccino si è dimostrato efficace anche nel ridurre le complicanze correlate all’herps zoster diverse dalla nevralgia post erpetica”.  

Per Laurenti i vantaggi del vaccino anti-herpes zoster sono anche di tipo economico. “In Usa – rivela l’esperta – il nuovo vaccino è stato raccomandato sulla base di un rapporto costo-efficacia incrementale (Icer) del vaccino rispetto nessuna vaccinazione che varia da 20,038 dollari a 30,084 dollari per Qaly (Quality Adjusted Life Years), ovvero anni di vita guadagnati in buona salute”.  

Nella Regione Lazio la vaccinazione anti-herpes zoster è raccomandata per i soggetti “con più di 18 anni di età immunodepressi, trapiantati di organo solido in terapia immunosoppressiva – ancora Laurenti – o in attesa di un trapianto. Quindi, pazienti oncologici candidati, in trattamento chemioterapico, radioterapico con farmaci immunosoppressivi, pazienti sottoposti a terapia Car-T, pazienti onco-ematologici, affetti da immunodeficienze primitive o secondarie o sottoposti a trattamenti cortisonici protratti nel tempo, in dialisi o con patologie reumatologiche”.  

Infine, sui vantaggi della vaccinazione in ospedale: “Sono molteplici. Sicuramente vi è una maggiore integrazione tra le specializzazioni e uniformità nelle procedure. Inoltre, in ospedale c’è personale dedicato facile da formare e da utilizzare come riferimento per le attività vaccinali. Non solo: per il paziente l’accesso alla vaccinazione è facilitato ed è in totale sicurezza”, conclude.  

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