(Adnkronos) – “La disponibilità di nuove opzioni terapeutiche efficaci e ben tollerate, da utilizzare in terza linea” per i malati di leucemia mieloide cronica (Lmc) che non reagiscono più alle prime cure, “assume un’importanza fondamentale per poter rispondere alle sfide che permangono nella gestione dei pazienti” colpiti da questo tumore del sangue con cui convivono quasi 9mila italiani. L’appello arriva dagli esperti intervenuti oggi a Milano a un incontro promosso dalla svizzera Novartis per annunciare la rimborsabilità nel nostro Paese di asciminib (Scemblix*), principio attivo dotato di un meccanismo d’azione innovativo, capostipite di una nuova generazione di farmaci chiamati Stamp inibitori.
“La gestione dei pazienti affetti da Lmc è cambiata notevolmente negli ultimi decenni – afferma Fabrizio Pane, professore ordinario Università Federico II di Napoli, direttore Uoc Ematologia e Trapianti di midollo Aou Federico II di Napoli – Grazie agli inibitori tirosin-chinasici (Tki), in grado di bloccare la proliferazione delle cellule leucemiche e di cronicizzare la malattia, l’aspettativa di vita media di un paziente con Lmc è passata infatti da circa 5-7 anni a quella della popolazione generale. Tuttavia, alcuni pazienti non rispondono al trattamento perché sviluppano resistenza e/o intolleranza. Inoltre, con l’incremento delle linee di trattamento crescono anche i tassi di fallimento, incluso il rischio di progressione a fasi avanzate della malattia”. Ciò motiva la necessità di “nuove opzioni terapeutiche in terza linea, efficaci e ben tollerate”, e spiega l’accoglienza riservata ad asciminib dalla comunità ematologica tricolore.
“Recentemente – sottolinea Massimo Breccia, professore associato Università La Sapienza di Roma, Ematologia Policlinico Umberto I di Roma – la Fondazione Gimema, Gruppo italiano malattie ematologiche dell’adulto, ha condotto una survey in circa 70 centri ematologici italiani per investigare il percepito degli ematologi sull’uso di asciminib”. E’ emerso che “l’89% utilizzerebbe il nuovo farmaco come trattamento di terza linea nei pazienti resistenti e il 98% lo considera, proprio per la sua tollerabilità, un’opzione anche per gli anziani”.