Microbiota intestinale in salute difende meglio dalle infezioni gravi

(Adnkronos) – Un microbiota intestinale in salute può difendere meglio l’organismo dalle infezioni gravi. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato su ‘Lancet Microbiome’ firmato dai ricercatori dell’Università di Amsterdam e Università di Turku (Finlandia). “Le alterazioni del microbiota sono comuni nei pazienti ricoverati in ospedale per gravi infezioni e modelli preclinici hanno già dimostrato che i batteri intestinali produttori di acido butirrico proteggono dalle infezioni sistemiche – spiegano i ricercatori – Tuttavia, la relazione tra le alterazioni del microbiota e la maggiore suscettibilità alle infezioni gravi negli esseri umani rimane poco chiara”.  

L’acido butirrico si trova in alcuni prodotti alimentari come il burro e in altri prodotti lattiero-caseari quali il latte e i formaggi. I batteri presenti nel tratto gastrointestinale, come quelli probiotici, possono produrre quantità significative di acido butirrico fermentando fibre alimentari e carboidrati non digeribili, il consumo di cibi ricchi di fibre come orzo, avena, riso integrale e crusca, frutta e verdura è quindi un modo per ottenere acido butirrico. 

Lo studio ha analizzato proprio la relazione tra la salute del microbiota e il rischi di infezione. Gli scienziati hanno profilato il microbiota intestinale di 10.899 partecipanti allo studio, ma si sono concentrati su 602 persone che sono state ricoverate in ospedale per infezioni gravi e sono anche decedute. “La composizione del microbiota intestinale di questi partecipanti differiva da quelli senza necessità di ricovero ospedaliero per infezioni – spiega la ricerca – Nello specifico, una maggiore abbondanza relativa di batteri produttori di acido butirrico è stata associata a un rischio ridotto di ospedalizzazione per infezioni”. In conclusione, “i batteri produttori di acido butirrico possono proteggere contro le malattie infettive che portano al ricovero – concludo i ricercatori – ulteriori studi dovrebbero indagare se la modulazione del microbioma può ridurre il rischio di infezioni gravi”. 

(Adnkronos)