Obbligo vaccinale, Rasi: “Governo può farlo, agire per gradi”

“Se il Governo italiano volesse mettere l’obbligo vaccinale” contro Covid-19 “per tutti potrebbe farlo, come del resto ha fatto per alcune categorie, senza alcuna limitazione derivante dal tipo di autorizzazioni concesse dall’Ema”. Lo spiega in un’intervista su ‘La Stampa’ Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del generale Figliuolo per la campagna vaccinale, facendo chiarezza anche sulla confusione in merito alle autorizzazioni per i vaccini nata dopo l’ok definitivo della Fda americana. “Gli americani – ricorda – dispongono di un’autorizzazione d’emergenza, da convalidare in un secondo momento. Il sì dell’Ema invece è pieno fin da subito, per questo è stato più meditato, anche se resta condizionato a una serie di studi da realizzare fino al 2023 pena la revisione dell’autorizzazione”.  

In merito all’apertura del premier Mario Draghi all’obbligo vaccinale, dopo l’estensione del Green pass “la mia interpretazione – osserva Rasi – è che siamo tutti consapevoli che bisogna agire per gradi. Si è iniziato per categorie e si va avanti secondo necessità, per esempio estendendo il Green pass alle forze dell’ordine e alle categorie a maggiore contatto col pubblico. E se non bastasse si metterà l’obbligo”. Per arrivare a coprire “il 100% nelle categorie che dimostrano di essere più esposte. Tutto si deve basare sulle evidenze scientifiche, per non creare strappi e opposizioni”.  

La meta dell’80% di vaccinati con due dosi a fine mese, indicato da Draghi e Speranza, è possibile secondo Rasi: “L’organizzazione logistica del generale Figliuolo funziona. L’unico problema resta l’esitazione vaccinale. L’80% però dovrebbe fare fronte alla variante Delta. Se poi ci fossero problemi, o si partirà con la terza dose o si introdurrà qualche obbligo per salire oltre l’80”. 

Per quanto riguarda invece la terza dose di vaccino anti-Covid per i fragili, annunciata dal ministro della Salute Roberto Speranza da fine settembre, “laddove ci sia evidenza di una decadenza immunitaria ha senso ripristinarla subito. Spero che il ministero definisca bene cosa intenda con immunofragilità, così da non creare problemi pratici. Sulla terza dose per tutti invece sarebbe utile un intervento dell’Ema, anche per evitare che si faccia in una versione non aggiornata mentre arrivano nuove varianti pericolose”, spiega ancora, precisando che, anche se al momento non si vedono varianti pericolose, “bisogna tenersi pronti. Così come non c’è sicurezza sulla durata dell’immunità”.  

La variante Delta ha raggiunto il 100% dei nuovi contagi, “nessuna variante ci era riuscita – osserva Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata – La Delta ha battuto le concorrenti grazie alla velocità, ma per fortuna non evade del tutto il sistema immunitario. Se durasse potrebbe essere una buona notizia, perché ci proteggerebbe da mutazioni peggiori. Non esiste una variante più pericolosa che sia più veloce. L’importante ora è sequenziare per capire se la Delta tiene davvero. Se fosse così la vaccinazione sarebbe salva, la terza dose facilitata e l’eventuale contagio dei vaccinati non provocherebbe danni”. 

(Adnkronos)