Putin malato, De Lorenzo: “Cancro? Non è condanna a morte”

(Adnkronos) – “Una diagnosi di cancro oggi non è una condanna a morte”. Lo sottolinea all’Adnkronos Salute Francesco De Lorenzo, presidente Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia), in merito alle nuove indiscrezioni dei servizi segreti statunitensi secondo i quali il presidente russo, Vladimir Putin, sarebbe stato operato ad aprile per un tumore e potrebbe essere affetto da un cancro al pancreas, neoplasia considerata tra le più difficili da guarire. Non “può essere neanche l’indicazione di un limite psichico. Utilizzare l’eventuale malattia come indicatore di futuro incerto o instabilità nelle decisioni non è etico ed scientificamente sbagliato. Si basa su uno stigma antiquato che non tiene conto dei risultati della ricerca raggiunti. Oggi è eticamente sbagliato considerare il cancro come una sentenza a prognosi infausta tout court”.  

Sicuramente, in diversi casi, osserva De Lorenzo, “ci può essere un periodo di trattamento terapeutico che può essere, transitoriamente e limitatamente, invalidante. Ma questo non significa mai per i malati di cancro una forma di alterazione di carattere psicologico o psichiatrico”, precisa. “Non bisogna pensare che una terapia in atto per un malato di cancro possa incidere dal punto di vista psichiatrico. Per il paziente serve, nel caso, uno psiconcologo, per affrontare gli scombussolamenti legati alla malattia, non certo uno psichiatra – rimarca De Lorenzo – . Anticipare sentenze per un’ipotesi di malattia oncologica, senza conoscere la patologia e senza sapere se la diagnosi è stata fatta in fase precoce o avanzata, significa usare uno stigma per una persona, in maniera ingiustificata scientificamente ed eticamente scorretta”.  

Questo, secondo il presidente Favo, “vale anche per le malattie più difficili da guarire, come il tumore al pancreas. Ci sono infatti alcune particolari forme che possono anche guarire, soprattutto se prese in fase precoce. Fare congetture senza avere certezza sul tipo di diagnosi, sulla fase di malattia, sull’indicazione istologica – ammonisce De Lorenzo – significa ancora voler ragionare come si faceva anni fa, quando non vi erano terapie innovative, quelle che oggi sono in grado di curare, per esempio, casi di tumore al polmone che fino a 2 o 3 anni fa non guarivano, mentre oggi nel 20% dei casi è possibile. Un atteggiamento del genere ignora tutto un mondo della ricerca che ha fatto passi da gigante contro il cancro”.  

 

 

 

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