(Adnkronos) – “Da 10-15 anni, grazie all’innovazione terapeutica e alla disponibilità di trattamenti delle neoplasie ematologiche, siamo in grado di prolungare il controllo della malattia per un lungo periodo di tempo, garantendo al paziente una migliore qualità di vita e una aspettativa di vita che in certi casi è simile agli individui sani. Le malattie del sangue, soprattutto le malattie onco-ematologiche, sono l’esempio di come la ricerca possa e debba trasformarsi in ricadute per i pazienti con nuove terapie”. Lo ha detto Paolo Ghia, professore di Oncologia medica all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, direttore del Programma strategico sulla leucemia linfatica cronica dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e co-chair Gimema Working Party Sindromi linfoproliferative croniche, intervendo alla presentazione – oggi a Roma – della campagna #SavingTime, la prima iniziativa di Lilly nell’area dei tumori ematologici.
“Convivere con la malattia, nonostante non si raggiunga ancora una guarigione definitiva, è dunque una prospettiva concreta per un numero sempre più alto di pazienti – assicura Ghia – In alcuni casi con le nuove terapie a disposizione riusciamo ad ottenere la guarigione completa, la malattia non si ripresenta più, soprattuto se si tratta di una patologia aggressiva, più acuta. Nei casi di malattie croniche, invece, riusciamo a ottenere comunque un controllo della stessa a lungo termine, con un’aspettativa di vita dei pazienti a volte identica a quella delle persone non affette da un tumore del sangue malattia. Tuttavia, non riusciamo a eradicare completamente la malattia. Per questo serve ancora altra ricerca”.
Nonostante la diagnosi di un tumore del sangue non sia più una condanna a morte come in passato, ha comunque un forte impatto sui pazienti e familiari. “L’identificazione di terapie specifiche ha permesso di ottenere dei risultati stupefacenti anche in termini di qualità di vita dei pazienti, che è enormemente migliorata perché siamo progressivamente passati dalla chemioterapia alle terapie biologiche che possono essere assunte per bocca. Niente infusioni, nessun ago in vena, ma farmaci molto meglio tollerati, che agiscono in modo più specifico su certi meccanismi della malattia”, conclude.