Variante Omicron al 46% in Europa. Lo riporta l’Ecdc, agenzia Ue con sede a Stoccolma, nel suo aggiornamento periodico sulla Covid-19, pubblicato poco fa. I ventuno Paesi dell’Ue e dello Spazio economico europeo che hanno fatto attività di sequenziamento del Sars-CoV-2 in quantità apprezzabile, nel periodo compreso tra il 20 dicembre 2021 e il 2 gennaio 2022 hanno riportato una prevalenza della variante Omicron del 46,4%, raddoppiata rispetto al periodo di riferimento precedente, si legge. Ci sono ancora evidenze “limitate”, ricorda l’agenzia, che la gravità della malattia provocata da Omicron sia inferiore a quella associata alla variante Delta, e “studi preliminari” indicano che gli attuali vaccini “potrebbero essere meno efficaci contro il contagio da Omicron, anche se continuano a dare protezione contro l’ospedalizzazione e la malattia grave”.
L’Ecdc avverte poi che “considerata la crescita esponenziale di Omicron e l’elevato numero di casi, qualsiasi potenziale beneficio derivante da una minore gravità” dei sintomi associati ad Omicron “sarà di breve durata e superato dal gran numero di esiti gravi nel tempo”. La variante Omicron è stata identificata, al 13 gennaio, in tutti i Paesi dell’Ue e del See. La situazione epidemiologica è “preoccupante” o “molto preoccupante” in 28 Paesi dell’Ue e del See, a causa della diffusione della variante identificata per la prima volta in Sudafrica. Mentre il tasso di notifica dei casi positivi è stato nella prima settimana del 2022 pari a 2.008 per 100mila abitanti (con una forchetta da 227,6 a 5.572, a seconda dei Paesi), in crescita da tre settimane, quello dei decessi è stato di 49,2 per milione di abitanti (forchetta da 10,2 a 142,7), stabile da sette settimane. Una tendenza in aumento dei decessi è stata registrata in 9 Paesi.