(Adnkronos) – “Aria fritta”. Così, per come è stato disegnato e comunicato, l’immunologa dell’università di Padova Antonella Viola definisce lo studio presentato a un meeting dell’American Heart Association dal quale emerge, per chi segue il regime alimentare noto come digiuno intermittente – sempre più popolare e sposato anche dalla scienziata, co-autrice di un libro sul tema – un maggior rischio di morte cardiovascolare.
“Nella ricerca scientifica – scrive Viola in una lungo post su Facebook – c’è una bella differenza tra un articolo pubblicato su una rivista scientifica seria, generalmente dopo molti mesi di controlli e revisioni da parte di esperti, e una comunicazione senza dati presentata a un congresso. Ecco perché è assurdo il clamore che ha suscitato una semplice comunicazione di un gruppo di ricercatori, in cui si afferma che il digiuno intermittente (digiunando però più di 16 ore al giorno) sarebbe associato ad un aumento significativo della mortalità. Ancora più assurdo – sottolinea – se andiamo ad analizzare il contenuto di questa scarna comunicazione. Prima di tutto, per ammissione stessa dei ricercatori, si parla di dati riportati dalle persone (quindi non controllati) e riguardanti soltanto 2 giorni. A questo va aggiunto che non c’è alcuna informazione circa il tipo di alimentazione: vuol dire che potremmo trovarci nella condizione di paragonare un salutista vegetariano che mangia frutta, verdura e legumi per 12 ore al giorno con una persona che salta tutti i pasti e mangia un paio di hamburger, patatine fritte, coca cola e gelato a fine giornata”.
Perché “anche l’orario in cui si consumano i pasti non è considerato” nello studio in questione, precisa l’immunologa, “nonostante sia chiarissimo che mangiare tardi la sera sia un fattore di rischio per il cuore e per la salute in generale e che il digiuno intermittente ha proprio lo scopo di portare ordine nello schema alimentare ed evitare di consumare cibo di notte. E poi – osserva ancora Viola – non sappiamo se e quali partecipanti allo studio fumavano, consumavano alcolici e in che quantità, se facevano attività fisica e di che tipo, se soffrivano di insonnia o riposavano bene, tutti fattori che hanno un impatto enorme sulla salute. La comunicazione in questione è quindi, al momento e in queste modalità, aria fritta”.
“Ma è una provocazione utile – aggiunge comunque la scienziata – per ricordare alcuni concetti fondamentali, ampiamente sottolineati da chiunque si sia occupato per lavoro o per divulgazione di digiuno intermittente o, meglio, di alimentazione circadiana. Digiunare per più di 12 ore consecutive – evidenzia Viola – non è per indicato a tutti e, se si vuole intraprendere un percorso di restrizione della finestra temporale dedicata alla nutrizione, bisogna parlarne col proprio medico”.
“Lo scopo dell’alimentazione circadiana – rimarca l’immunologa – è, come dice il nome, di allineare la nutrizione e il metabolismo ai ritmi circadiani, portando ordine laddove i ritmi frenetici delle nostre vite ci impongono spesso di mangiare a orari molto variabili e di concentrare la maggior parte delle calorie nella cena, che frequentemente si consuma molto tardi. Al contrario, l’alimentazione circadiana suggerisce di consumare i pasti a orari regolari e di non appesantire le ore dedicate al sonno con la digestione, consumando quindi l’ultimo pasto leggero entro le 20. Infine, sicuramente fa una enorme differenza il tipo di alimenti che si consumano perché nessuna dieta è migliore di quella mediterranea, basata sul consumo regolare di verdura, frutta, cereali integrali e legumi”.
“Mentre gli esperimenti di laboratorio sono controllati e identificano non solo le possibili relazioni tra due eventi, ma anche i rapporti causali che li legano, i meccanismi causa-effetto essenziali per spiegare un fenomeno – spiega ancora la scienziata – gli studi sugli esseri umani sono spesso difficili per l’impossibilità intrinseca di controllare tutte le variabili. Tuttavia esistono gli studi clinici controllati e randomizzati che, se eseguiti correttamente, possono dare informazioni importanti e valide sull’efficacia e la sicurezza di interventi, terapie e farmaci. Per rassicurare le persone che si sono spaventate, è bene ricordare – puntualizza Viola – che non solo gli esperimenti in laboratorio, ma anche gli studi clinici controllati e randomizzati eseguiti finora per valutare gli effetti dell’alimentazione circadiana hanno dimostrato che è sicura e può portare benefici al nostro stato di salute”.
L’immunologa conclude con “un commento su questa modalità di comunicazione che crea solo confusione, spaventa ed è davvero dannosa: qualche giornale straniero ha riportato la notizia, ma intervistando più voci che hanno ridimensionato radicalmente il significato dell’abstract. Per esempio il Washington Post intervista il professor Gardener di Stanford che commenta: ‘Non è che nello studio le persone che mangiano per meno di 8 ore al giorno fanno tre lavori, sono molto stressate e non hanno tempo per mangiare?’. Ecco, una frase così – chiosa Viola – sarebbe stata sufficiente per far capire ai lettori che siamo di fronte ad una notizia poco attendibile e a non spaventarsi”.