22 mln di euro per 12 tra Case e Ospedali di Comunità nel mantovano

Più posti letto, un'unica Ats per Mantova e 6 distretti: i sindacati rilanciano le richieste per la sanità del territorio

MANTOVA – Sono 8 le Case della Comunità nelle strutture sanitarie pubbliche individuate per il territorio virgiliano per la prima fase che partirà entro l’anno. Saranno ubicate a Castiglione delle Stiviere, Goito, Mantova, Suzzara, Quistello, Viadana, Bozzolo e Asola.
Gli Ospedali di Comunità saranno invece 4 a Mantova, Pieve di Coriano, Asola e Viadana.
E’ quanto confermato stamani dal direttore generale di Ats Val Padana Salvatore Mannino e da quello di Asst Mantova Mara Azzi durante l’incontro con i consiglieri regionali mantovani Alessandra Cappellari, Andrea Fiasconaro e Antonella Forattini.
Durante l’incontro è stato spiegato che i valori standard indicati dal PNRR per il finanziamento degli interventi edilizi, laddove previsti, corrispondono mediamente a 1,5 milioni per Casa di Comunità e 2,5 milioni per Ospedale di Comunità, dunque per la provincia di Mantova sarebbero 22 milioni di euro di finanziamenti.
A partire dal prossimo 31 dicembre dovranno essere attivati almeno 2 Case della Comunità e 1 Ospedale di Comunità per ogni Ats lombarda.
Nel contempo verrà dato mandato alla Direzione generale regionale del Welfare “di verificare, oltre alle strutture che saranno identificate nella Fase n° 2, le strutture esistenti idonee, già utilizzate dal SSR per l’erogazione di attività socio-sanitaria ma non di proprietà (ad esempio comodati gratuiti con strutture pubbliche) e di individuare i criteri per l’inserimento degli eventuali interventi all’interno del finanziamento PNRR”.
Sentiti poi gli enti locali del territorio, verrà dato mandato di individuare le strutture per la Fase 2. Proprio a tal proposito è il consigliere regionale dem Antonella Forattini a dichiarare: “abbiamo condviso questa mattina quanto ci è stato prospettato per la Fase 1 ma c’è bisogno di un ragionamento di prospettiva se veramente vogliamo receuperare la medicina territoriale, e quindi serve implementare nella seconda fase le strutture di prossimità”.
Grande preoccupazione è stata espressa durante l’incontro per il reperimento del personale: il rischio infatti è quello di attivare delle strutture e poi non avere il personale da poter occupare. Anche questo un tema che dovrà quindi essere affrontato con grande attenzione nei prossimi mesi.