“La storia è fatta da tutti, non solo dagli eroi, anche dai caduti di tutte le guerre e da coloro che a causa delle guerre hanno sofferto e pianto ma non si sono arresi alla disperazione”. Così all’Adnkronos Grazia Riccio Bergamas, parente del miliare che identificò cento anni fa il soldato poi definito come il Milite ignoto. E’ la pronipote di Maria Bergamas, la donna che venne scelta al termine della Prima Guerra Mondiale per rappresentare tutte le mamme d’Italia che avevano perso un figlio ma il cui corpo non era stato mai restituito. Su incarico del ministro della Guerra, Luigi Gasparotto, Maria Bergamas, madre triestina di un caduto decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, il sottotenente Antonio Bergamas, indicò nel 1921 il Soldato senza nome da tumulare all’Altare della Patria.
“La mia bisnonna considerava il figlio Antonio come un eroe – racconta Grazia Riccio Bergamas -. I racconti che abbiamo ci descrivono Antonio come colui che sul fronte di guerra andava avanti a tutti, spronava i commilitoni, dimostrava di non avere paura di fronte al nemico. Maria Bergamas è vissuta nel culto del figlio, emblema dell’eroe senza paura”.
“La mia bisnonna – continua Riccio Bergamas – è stata una donna di grande coraggio: andò nei campi di battaglia a cercare la salma del figlio disperso, poi scelse la bara del Milite ignoto da traslare all’Altare della Patria e soprattutto continuò la sua vita nonostante la disperazione nel cuore”, ricorda la pronipote.
Grazie al centenario della traslazione del Milite ignoto all’Altare della Patria, racconta Grazia Riccio Bergamas, “ho potuto riscoprire carte e documenti sepolti negli archivi storici e della nostra famiglia e contribuire a farli conoscere a un vasto pubblico. Ciò mi riempie di emozione e di grande orgoglio, perché finora non c’erano stati eventi che potessero ricordare quanto fatto dalla mia bisnonna”.
Per Grazia Riccio Bergamas, “il messaggio che arriva dal ricordo del centenario del Milite ignoto – un avvenimento che si inserì in un periodo particolarmente complesso per l’Italia, dopo il cosiddetto biennio rosso e prima dell’avvento del fascismo – riguarda il valore dell’unità, in primo luogo nazionale”. “E importante custodire la memoria nazionale, che deve ricordarci il valore di un impegno comune di fronte alle difficoltà, alle avversità di ogni tipo; il valore del rispetto verso tutto e tutti e invitarci ad evitare le contrapposizioni fini a se stesse per ricercare un bene superiore”, conclude la pronipote di Maria Bergamas.
(di Paolo Martini)