Alessia Piperno libera, fine di un incubo iniziato nel giorno del suo compleanno

(Adnkronos) – Alessia Piperno è libera. Per la trentenne romana si tratta della fine di un incubo iniziato lo scorso 28 settembre, quando, nel giorno del suo compleanno, è stata arrestata a Teheran e poi detenuta nel famigerato carcere di Evin a nord della capitale iraniana, tristemente noto perché usato per rinchiudere prigionieri politici e oppositori.  

La notizia del rilascio della ragazza arriva all’indomani di un colloquio telefonico, di cui hanno dato notizia i media iraniani, tra il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ed il suo omologo di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian. Oltre a parlare di temi di attualità, dal nucleare all’Ucraina, quest’ultimo – stando a una nota dell’ambasciata iraniana a Roma – ha espresso “la speranza che le relazioni politiche, economiche e culturali tra i due Paesi si amplino sempre più”. 

Piperno, la cui famiglia è proprietaria della libreria ‘Di Libro in Libro’ ai Colli Albani, era una viaggiatrice di lunga data. “Era stata in Pakistan, da due mesi era in Iran e progettava di tornare in Pakistan”, avevano raccontato Paolo Trapani e la compagna Angela, due travel blogger italiani che curano il sito ‘Beyond The Trip – Viaggio a tempo indeterminato’ subito dopo il suo arresto e che sostenevano di aver conosciuto “per caso” in Iran la ragazza romana. 

“L’Iran al momento è un paese in subbuglio totale”, affermavano i due, sottolineando di essersi allarmati dopo aver letto la notizia dell’arresto di diversi stranieri in Iran, tra cui italiani, e di come un altro campanello d’allarme fosse stato il fatto che Piperno non si collegasse più sul loro gruppo Whatsapp. Proprio i disordini che hanno incendiato la Repubblica islamica sulla scia della morte in custodia di Mahsa Amini, morta dopo l’arresto per non aver indossato correttamente il velo, avevano scosso Piperno. 

Mahsa “sarei potuta essere io, o la mia amica Hanieh, o una di quelle donne che ho incontrato durante questo viaggio. Hijab in Iran non è sinonimo di religione, bensì è sinonimo di governo”, scriveva in uno dei suoi ultimi post su Instagram, in cui sottolineava che “ogni donna deve privarsi della sua femminilità, nascondere quei bei lineamenti del volto e le forme del proprio corpo, per non rischiare di finire in prigione, o peggio ancora, di essere frustata per 70 volte”. 

Momenti di paura erano stati vissuti in Italia quando, il 15 ottobre, si era diffusa la notizia di gravi incidenti nel carcere di Evin. I video di un incendio nella prigione avevano fatto temere per le sorti dell’italiana, ma le autorità iraniane avevano subito precisato che tutti gli stranieri detenuti non erano stati coinvolti e stavano bene. Notizia che era poi stata confermata anche da fonti della Farnesina. 

Del caso Piperno, su cui ovviamente era stata chiesta riservatezza, avevano parlato una settimana dopo il suo arresto Amir-Abdollahian e l’allora ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Il 23 ottobre il nuovo titolare della Farnesina, Antonio Tajani, aveva sentito il padre della giovane, Alberto, e gli aveva assicurato “massimo impegno” per il suo rilascio. La liberazione di Alessia Piperno “è in cima al lavoro di questi giorni, siamo tutti impegnati quotidianamente”, aveva ribadito Tajani in un’intervista rilasciata a fine ottobre.  

(Adnkronos)