Alex Marangon, l’ayahuasca e i riti degli sciamani forse dietro la morte del barman

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Sarà l’autopsia, che sarà effettuata domani o al più tardi sabato, a determinare se Alex Marangon, il 25enne di Marcon (Venezia) ritrovato morto martedì pomeriggio sul greto del Piave con ecchimosi al volto e all’addome e un morso sul fianco, ha bevuto l’Ayahuasca durante il ritrovo sciamanico privato ‘Sol de Putumayo’ all’abbazia di Vidor (Treviso) da cui si era allontanato tutto solo in piena notte. Il decotto psichedelico di erbe amazzoniche induce un effetto visionario ed è composta dalla liana ‘banisteriopsis caapi’ e soprattutto dalla ‘chacruna’, le cui foglie contengono Dmt, la dimetiltriptammina, un potente psichedelico naturale, superiore anche a quelli chimici.  

L’infuso è talmente potente e pericoloso – tanto da essere classificato come stupefacente di classe 1 e vietato in Italia, in Europa e negli Stati Uniti – che anche i peruviani l’assumono solo in ambienti chiusi e sotto la stretta sorveglianza del ‘curandero’, il moderno sciamano che conduce il lungo rituale per il quale chi vi partecipa si deve preparare, anche fisicamente, tempo prima.  

Per tutte queste ragioni gli investigatori trevigiani stanno indagando “per morte in conseguenza di altro reato” ha dichiarato il legale della famiglia del ragazzo, Nicodemo Gentile, lo stesso della sorella di Giulia Cecchettin. 

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