(Adnkronos) – Nessuna “guerra tra i sessi”. Anzi, al contrario, “un nuovo patto tra generi”. E’ questo in estrema sintesi il messaggio contenuto nel libro di Alessandro Amadori, ‘L’Italia che vogliamo’, finito al centro delle polemiche per le sue posizioni sul tema della violenza di genere, ritenute da alcuni anti-femministe. “L’aggressività – spiega Amadori all’Adnkronos – è un problema della specie umana. Noi siamo animali aggressivi. I generi lo esprimono con una intensità e con una modalità diverse. Molto più frequente e molto più brutale l’aggressività maschile, e molto meno frequente e più psicologica l’aggressività femminile – precisa – ma noi dobbiamo, come specie umana, porre un argine alla nostra aggressività altrimenti non c’è un futuro per il pianeta. Questa è la tesi del libro”.
Un libro, precisa il docente, che “va letto, va letto nel suo insieme”. Se uno legge il libro, spiega ancora il Consulente del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, “comprende che le tesi fondamentali sono due o tre. Prima tesi fondamentale: c’è in atto un’elevata conflittualità tra i sessi, tra i generi, da tempo. Questa conflittualità crescente prende tante forme. Una forma, purtroppo drammatica, purtroppo criminale, purtroppo grave sotto tutti i profili è la forma della violenza di genere (c’è un intero capitolo dedicato alla violenza maschile sulla donna) e in particolare la forma più grave e tremenda che sono i femminicidi. Ma – avverte- al di là di questo grande sintomo c’è una più ampia conflittualità tra i generi. La mia tesi – aggiunge – è che i due immaginari collettivi si sono andati man mano separando nel tempo. Perchè, mentre le donne hanno fatto una evoluzione dall’interno attraverso quello straordinario movimento che è stato il movimento femminista, gli uomini non hanno fatto nulla di tutto questo. Ci è mancato uno stadio evolutivo”.
“Questa mancanza di uno stadio evolutivo – spiega – unita al fatto che gli uomini stanno oggettivamente e finalmente perdendo potere, tra le altre cose ha prodotto questa progressiva desintonizzazione: i due immaginari si sono allontanati sono sempre meno collegati l’uno all’altro: quello femminile veleggia per conto suo e quello maschile ha una componente all’interno di se stesso, minoritaria, ma profondamente arcaica. La componete arcaica non sta soltanto in chi aggredisce una donna per violentarla, sta anche in un certo modo di gestire il potere a livello internazionale se vogliamo estendere il ragionamento fino in fondo. Non sarà un caso che abbiamo due guerre in corso e mi pare di percepire che tutto questo immaginario di guerra ha solo codici arcaici maschili, è completamente assente il codice femminile. La mia tesi è questa: c’è questa separazione dei due immaginari, questa separazione incontra una grossa difficoltà del maschile ad automigliorarsi e questo è quello che ho chiamato con un’iperbole la ‘guerra dei sessi'”. Questa guerra ha dei morti e dei feriti veri che sono appunto le donne vittime di violenze sessuali e femminicidi e altre sofferenze che riguardano anche il maschile”.
Secondo Amadori, quindi occorre partire da un dato indiscutibile che c’è un problema del maschile. “Se non risolviamo questo problema – afferma – noi maschi per primi non ne verremo mai a capo continueremo a fare discussioni all’infinito sul genere, sul patriarcato. Dobbiamo prendere noi maschi il nostro destino. Anzi vorrei lanciare un appello: noi abbiamo bisogno di fare finalmente qualcosa che assomigli al movimento femminista. dobbiamo fare autocoscienza consapevolezza. Ci sono due parole che possono cambiare il mondo che sono empatia e consapevolezza”.
Una volta chiarito che esiste “un problema con il maschile, dall’altro lato, per un principio di azione e reazione sta succedendo che l’immaginario femminile che già veleggia per conto suo, o meglio, una parte dell’immaginario femminile, anche questa minoritaria come è minoritaria la parte di maschi esplicitamente violenti, comincia a dire noi siamo altro e a questo punto sono proprio i maschi in quanto tali che sono down”. E questo, avverte Amadori “è un rischio. Cioè, se continuiamo su questa forbice che si divarica sempre di più con i maschi che o cadono in dubbio su cosa sono e come si devono comportare o, appunto, reagiscono in modo arcaico da australopitechi e non da esseri umani e dall’altro lato abbiamo un femminile che dice i maschi sono fatti così, non sono multitasking non sanno gestire le emozioni”, non andiamo da nessuna parte.
Quidie, ribadisce Amadori “se vogliamo risolvere alla radice la guerra tra i sessi ci vuole una nuova alleanza tra il maschile e il femminile. Il maschile che faccia autocoscienza autoconsapevolezza ed evoluzione di strutture simboliche dall’altro lato che anche le donne, diventando assolutamente intransigenti nella lettura di certi segnali di pericolo, devono però capire che i maschi hanno bisogno di aiuto”.
La soluzione, quindi “è sedersi insieme intorno a un tavolo per fare un nuovo patto tra i generi. Questo è il senso del libro”. L’ultimo capitolo del libro aggiunge Amadori spiega che “abbiamo vari scenari: uno scenario potrebbe essere una forma di neopatriarcato, un altro scenario potrebbe essere quello opposto, molto improbabile, ma potremmo arrivare ad una società ‘Ginarchica’. Tutti e due questi scenari sono improbabili e negativi – avverte- Quale è lo scenario giusto: fare pace tra i generi. Sedersi intorno a un tavolo, fare una grande operazione culturale di ripresa del dialogo. Tutto questo ha senso solo se i maschi lavorano su se stessi. Non l’hanno mai fatto nella storia è ora che lo facciano, questo è il senso de libro se uno lo legge”.
“L’aggressività è un problema della specie umana. noi siamo animali aggressivi i generi lo esprimono con una intensità e con una modalità diverse. Molto più frequenta e molto più brutale l’aggressività maschile, e molto meno frequente e più psicologica l’aggressività femminile ma noi dobbiamo come specie umana porre un argine alla nostra aggressività altrimenti non c’è un futuro per il pianeta . Questa è la tesi del libro”.
Quanto alle polemiche, taglia corto Amadori “se serve a fare un passo avanti per salvare anche una sola ragazza ben venga questa polemica. Se io devo finire nel tritacarne ma a fronte di questo anche una sola ragazza viene tolta da un destino assurdo e ingiusto ben venga che io finisca nel tritacarne. C’è un detto ebraico che dice ‘colui che salva una sola persona è come se salvasse l’intero genere umano’ quindi ben venga. Non voglio polemizzare con nessuno – conclude Amadori – questa lettura frammentaria e un filino strumentale ha dato notorietà ad un libro che era nell’assoluto dimenticatoio. Se questo libro mi aiuta a far si che parliamo di una nuova alleanza tra i generi ben venga”. (di Stefania Quaglio)