Bankitalia, cosa c’è dietro l’ipotesi di dimissioni di Visco

(Adnkronos) – La notizia riportata dal Foglio, e smentita da Bankitalia, va contestualizzata. Anche perché il fatto che l’ipotesi di dimissioni anticipate del Governatore Ignazio Visco non sia all’ordine del giorno non vuol dire che il tema sollevato dal quotidiano non sia tenuto in considerazione ai massimi livelli istituzionali. La tesi sostenuta è che in vista delle elezioni politiche, che potrebbero tenersi a fine maggio 2023, ci sarebbe l’intenzione di “utilizzare i mesi che ci separano dalla fine della legislatura, per irrobustire la spina dorsale del Paese, per mettere l’Italia in sicurezza, per offrire al Piano nazionale di ripresa e resilienza delle gambe forti su cui poggiare nel futuro”. 

La scadenza del mandato del governatore di Bankitalia è senza dubbio uno snodo centrale nell’ottica di blindare quello che è possibile blindare nell’assetto istituzionale, soprattutto guardando ai riferimenti in campo economico. Una notizia come quella riportata dal Foglio difficilmente può trovare conferme a livello ufficiale e, come successo, va incontro a una smentita comunque ‘dovuta’. Non è all’ordine del giorno l’ipotesi delle dimissioni anticipate del governatore Ignazio Visco, dicono fonti di Via Nazionale. Le dimissioni anticipate di Visco, in qualunque caso, non si possono né annunciare né confermare prima che una eventuale decisione in questo senso non sia stata non solo maturata ma anche condivisa nella tempistica e nelle modalità con le più alte cariche dello Stato.  

Cosa c’è quindi dietro la notizia? Non c’è, con ogni probabilità, né una forzatura giornalistica né tantomeno il tentativo di destabilizzare Bankitalia. Può esserci, al contrario, il segnale di una preoccupazione che il complicarsi del contesto evidentemente sta alimentando. Alle sfide che la guerra in Ucraina sta ponendo, e alle conseguenze che sta portando sul piano economico e sociale, si può aggiungere anche l’instabilità politica e, nella lettura che anche il premier Mario Draghi ha dato, il rischio che la crisi energetica possa produrre un ritorno del populismo.  

Uno scenario che potrebbe suggerire, nei tempi e nelle modalità istituzionalmente corrette, di assicurare al Paese una continuità sostanziale più che formale. Non si tratta si lasciare tutti al loro posto, nel caso di Visco non sarebbe possibile perché è già al secondo mandato, ma di favorire la stabilità con le nomine che si potranno fare prima della fine della legislatura. Le turbolenze e le polemiche che hanno accompagnato la conferma del direttore generale di Via Nazionale Luigi Federico Signorini, con il governo giallo-verde contrario, sono un ricordo ancora vivo. E l’esigenza di tutelare l’indipendenza della Banca d’Italia torna a farsi pressante anche in questa fase.  

(di Fabio Insenga)  

 

 

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