(Adnkronos) – In un’analisi aggiornata dello studio registrativo di fase III Natalee, la terapia mirata con ribociclib
aggiunta alla terapia endocrina (Et) mostra un consistente beneficio dopo 3 anni di trattamento, riducendo il rischio di recidiva del 28,5% rispetto alla sola Et, nei pazienti con tumore della mammella in stadio iniziale II e III positivo per i recettori ormonali e negativo per il recettore 2 del fattore umano di crescita epidermica (Hr+/Her2-). Questo beneficio di sopravvivenza libera da malattia invasiva è risultato coerente in tutti i sottogruppi di pazienti predefiniti, compresi quelli con linfonodi negativi. I dati late-breaking di questa analisi post-hoc a 4 anni sono presentati oggi al Congresso 2024 della European Society for Medical Oncology (Esmo) di Barcellona. I risultati dello studio globale multicentrico di fase III randomizzato, in aperto, sono coerenti negli endpoint secondari di efficacia, tra cui la sopravvivenza libera da malattia a distanza con una tendenza al miglioramento della sopravvivenza globale.
“Nel 2023, in Italia, sono stati stimati 55.900 nuovi casi di carcinoma della mammella, il più frequente in tutta la popolazione – spiega Michelino De Laurentiis, direttore del Dipartimento di Oncologia senologica e toraco-polmonare, Istituto nazionale tumori Irccs Fondazione ‘G. Pascale’ di Napoli – I tumori mammari ormonosensibili, che costituiscono circa il 70% del totale, presentano di solito una buona prognosi nel breve periodo, ma possono recidivare a distanza di molti anni, anche dopo un trentennio. Ricordiamo infatti che la malattia si ripresenta in un terzo dei casi inizialmente in stadio II e nella metà di quelli esorditi in stadio III”.
E’ quindi” fondamentale – sottlinea De Laurentiis – migliorare il controllo a lungo termine della patologia con nuove cure e una della più promettenti è proprio ribociclib aggiunto alla terapia ormonale standard. Al follow-up prolungato, il beneficio clinico rilevante dell’aggiunta di ribociclib alla terapia endocrina continua ad aumentare, anche dopo il termine del trattamento, sia nei pazienti con linfonodi positivi che in quelli con linfonodi negativi. Questo è un aspetto molto importante, perché Natalee include una vasta popolazione di pazienti a rischio di recidiva, che comprende quelli con malattia linfonodi negativi che necessitano di nuove opzioni terapeutiche”.
La sicurezza – emerge dallo studio – è risultata in linea con i dati riportati precedentemente e non sono stati identificati nuovi segnali di sicurezza. Gli eventi avversi di particolare interesse (grado ≥3) sono stati neutropenia (44,4%), disturbi epatici, come l’aumento delle transaminasi (8,6%), e prolungamento dell’intervallo QT (1,0%).
“In attesa dell’approvazione regolatoria da parte delle autorità sanitarie, siamo molto incoraggiati da questi risultati a lungo termine dello studio Natalee, che confermano il nostro continuo impegno nella ricerca scientifica in ambito oncologico – dichiara Paola Coco, Cco & Medical Affairs Head, Novartis Italia – Un gran numero di pazienti con diagnosi di tumore della mammella in stadio iniziale Hr+/Her2- rimane a rischio di recidiva; con i risultati raggiunti e le crescenti evidenze, la ricerca e l’innovazione scientifica di Novartis contribuiscono alla riduzione di questo rischio in modo consistente in un’ampia popolazione, offrendo una nuova opzione terapeutica anche ai pazienti con linfonodi negativi”.
Novartis, che ha sviluppato ribociclib attraverso una collaborazione di ricerca con Astex Pharmaceuticals – ricorda una nota – ha presentato i dati di Natalee alla statunitense Food and Drug Administration e alla European Medicines Agency (Ema) nel 2023, e la risposta regolatoria della Fda è prevista nel terzo trimestre.