(Adnkronos) – (di Elvira Terranova) – Al Tribunale di Marsala il “clima è ostile”, ecco perché va “trasferito ad altra sede giudiziaria” e, nel frattempo “sospeso”, il processo per diffamazione a carico della ex pm del caso Denise, Maria Angioni nei confronti di un ispettore di Polizia di Mazara del Vallo (Trapani). A chiederlo, come apprende l’Adnkronos, è l’avvocato Stefano Giordano, legale della magistrata, che oggi pomeriggio ha inviato, via pec, l’istanza alla Corte di Cassazione. “Voglia rimettere il processo ad altro Giudice”, chiede il difensore, che parla di un “clima concretamente e attualmente ostile alla dottoressa Angioni”, “legato all’evidenza all’ambito territoriale in cui si sono svolte e si svolgono la sua attività professionale prima e le sue vicende processuali poi”. “E siffatto clima, che parte dagli organi di Polizia giudiziaria – scrive il legale – e passa attraverso la Procura della Repubblica di Marsala e giunge al Tribunale, appare senz’altro idoneo a turbare lo svolgimento del processo per diffamazione in corso, pregiudicando la libera determinazione delle parti che vi partecipano e determinando motivi di legittimo sospetto”.
La prima udienza del processo si è tenuta lo scorso 13 gennaio e la prossima udienza si terrà proprio domani. Il dibattimento vede l’ex magistrato Maria Angioni imputata per diffamazione aggravata dal mezzo stampa, citata a giudizio dal pm Marina Filingeri con l’accusa di avere diffamato un ispettore di polizia del commissariato di Mazara del Vallo, Vincenzo Tumbiolo, dichiarando in televisione (nella trasmissione “Mattino 5” del 27 maggio 2021) che questi, nell’ambito delle ricerche della piccola Denise Pipitone, sarebbe stato uno degli uomini delle forze dell’ordine che nel primo pomeriggio dell’1 settembre 2004 si recarono nella palazzina dove abitava Anna Corona, la ex moglie del padre naturale della bambina di cui si sono eprse le tracce.
“Così insinuando – sostiene l’accusa – nuovamente irregolarità nello svolgimento di tale accesso”, dice la Procura. Gli uomini delle forze dell’ordine, qualche ora dopo la scomparsa di Denise, non entrarono nell’appartamento di Anna Corona, ma di una vicina di casa. “Fu lei – disse uno dei poliziotti al processo – a farci cenno di entrare in quell’appartamento”.
Tra quei poliziotti, però, secondo l’accusa, non c’era l’ispettore Tumbiolo, in quanto “sospeso dal servizio dal luglio 2002 al 2 febbraio 2005, in seguito ad una misura cautelare emessa nell’ambito di un’indagine in materia di prostituzione della quale era titolare proprio la dottoressa Angioni”. Maria Angioni fu tra i primi pm ad indagare, a Marsala, sulla scomparsa di Denise Pipitone, 19 anni fa.
Lo scorso 22 dicembre, Maria Angioni è stata condannata dal giudice a un anno di carcere (pena sospesa) per false informazioni al pm. Reato che sarebbe stato commesso nell’ambito delle nuove indagini aperte dalla Procura sul caso Denis nella primavera del 2021. Per i legale di Maria Angioni, Stefano giordano, “ci troviamo in presenza di fenomeni esterni alla dialettica processuale, connessi anche ad atti della Procura della Repubblica, relativi specificamente all’ambito territoriale in cui il processo si sta svolgendo, tali da mettere in attuale e concreto pericolo l’imparzialità e la serenità del giudizio sul piano oggettivo e da pregiudicare la libertà di determinazione delle parti processuali, impeditivi della possibilità di celebrare un giusto processo”. “Di modo che lo spostamento del processo si palesa quale unico strumento adeguato a consentire il superamento della situazione de qua” spiega nella richiesta di sospensione l’avvocato Stefano Giordano.
“In primo luogo, la dottoressa Angioni si trova attualmente sottoposta a processo avanti quel medesimo ufficio giudiziario, il Tribunale di Marsala, presso la cui Procura della Repubblica ella ha prestato servizio proprio in occasione e in relazione ai fatti oggetto dell’asserita diffamazione”. “E quella stessa Procura della Repubblica, ovviamente, svolge oggi le funzioni dell’accusa nel processo che vede quale imputata una sua ex componente – dice il legale – se è vero che l’odierna istante ormai ha lasciato quegli uffici, è altrettanto vero che i fatti oggetto di giudizio si riferiscono a eventi, persone e circostanze strettamente collegati al periodo in cui ella ha prestato servizio a Marsala e, ancor più specificamente, all’attività da lei svolta in questa sede. Sicché la situazione di fatto è la medesima per cui opera la previsione di cui all’art. 11 c.p.p., alla cui ratio (invece che al dato meramente letterale) è opportuno guardare, onde evitare che il fattore meramente contingente dell’intervenuto allontanamento da un ufficio giudiziario privi l’interessato della tutela che l’art. 11 è destinato a garantirgli”.
L’avvocato ricorda ancora nell’istanza alla Corte di Cassazione che “il 3 maggio 2021” Maria Angioni “è stata sentita a sommarie informazioni testimoniali, senza la doverosa applicazione degli artt. 63 e 64 c.p.ple sue dichiarazioni rese in quella sede, anziché essere considerate inutilizzabili a mente della normativa appena richiamate, sono state usate come fonte di prova per l’esercizio dell’azione penale nei suoi confronti”. “Non solo. Il Presidente della Sezione penale del Tribunale di Marsala (o qualcun altro in sua vece) ha assegnato la trattazione del processo per il reato di diffamazione allo stesso Giudice – la dottoressa Giuseppina Montericcio – che ha emesso la sentenza di condanna e che è ancora impegnata nella stesura della relativa motivazione. Infine, per un verso, la persona offesa è in forze a quello stesso Commissariato di Mazara del Vallo che svolge funzioni di Polizia Giudiziaria per quella stessa Procura della Repubblica di Marsala che sostiene attualmente l’accusa nei confronti dell’odierna ricorrente”. Intanto, domani è prevista l’udienza davanti al Tribunale di Marsala.