(Adnkronos) – “Il 23 marzo scorso la Camera ha votato all’unanimità la proposta di legge per l’istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sulle scomparse di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori. All’unanimità”. Lo afferma il legale della famiglia Orlandi, Laura Sgrò, in una memoria consegnata alla I Commissione al Senato che oggi ha svolto, in Ufficio di presidenza, delle audizioni informali nell’ambito della discussione sull’istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sui casi Orlandi-Gregori sottolineando che “sono passati due mesi e mezzo da quel voto e la proposta di legge sembra essersi arenata al Senato. Prima gli emendamenti, che vorrebbero ridurre la durata della Commissione, adesso queste audizioni. Il clima evidentemente è cambiato”.
“E tante cose, intanto, abbiamo letto sulla stampa. Prima fra tutte – probabilmente la questione principale, se non l’unica – le presunte accuse di Pietro Orlandi al Papa Santo. Accuse che non ci sono state – osserva l’avvocato Sgrò – Pietro Orlandi non ha mai inteso offendere la memoria di Giovanni Paolo II. Lo aveva anche scritto nella sua memoria consegnata al promotore di giustizia vaticano, glielo ha detto quando è stato ascoltato l’11 aprile scorso e lo ha sempre ripetuto a chiunque glielo chiedesse. Si è reso disponibile, mio tramite, immediatamente a chiarire al promotore di giustizia qualunque fraintendimento a seguito delle polemiche che hanno fatto il giro del mondo”.
“Abbiamo tutti udito le parole di Papa Francesco al Regina Coeli che difendeva la memoria di Giovanni Paolo II. E tutti gli abbiamo dato ragione – ha osservato l’avvocato – Anche Pietro Orlandi ha riferito che bene faceva il Santo Padre a difendere il Papa Santo. Non era stato lui, infatti, ad accusare Giovanni Paolo II, ma un audio di un sodale della banda della Magliana, audio che Pietro Orlandi aveva consegnato al promotore di giustizia nel corso del suo interrogatorio e che insieme avevano ascoltato”.
“L’audio, orribile, ingiurioso non solo nei confronti di Giovanni Paolo II, ma anche di una ragazzina di appena quindici anni, vilipesa, oltraggiata, descritta come la peggiore delle donne, non è interessato quasi a nessuno; una mezza frase di Pietro Orlandi, invece – sottolinea l’avvocato – è stata manipolata, strumentalizzata, cucita in mezzo a tanti discorsi in cui il suo nome non era mai stato fatto ed è diventata il capo di imputazione da cui ha dovuto difendere sé stesso e anche la sua battaglia alla ricerca della sorella. Nessuna spiegazione, nessuna precisazione è bastata. Pietro Orlandi è finito sul banco degli imputati”.
“Ci si è dimenticati di Emanuela e sono fiorite le polemiche, le strumentalizzazioni. Tante cose sono state dette, qualcuno, si mormora, abbia persino festeggiato per l’affossamento della commissione di inchiesta, e altrettante ne sono state scritte – prosegue l’avvocato – Troppe”.
“E’ possibile che il Parlamento di un Paese laico cambi vedute a causa di una singola affermazione, peraltro assai strumentalizzata, di un solo familiare di una scomparsa? Appena una dichiarazione fuori posto in quaranta penosi anni vissuti cercando un amato congiunto? Un congiunto, poi, la cui sparizione è da addebitarsi, suo malgrado, di volta in volta, al terrorismo, alla criminalità organizzata, alla pedofilia o addirittura a riti satanici? Una sola uscita basterebbe, quindi, a fermare la volontà dei partiti politici dopo che si erano espressi all’unanimità alla Camera a favore della istituzione della Commissione d’inchiesta? No. Non può bastare”, osserva ancora Sgro’.