(Adnkronos) – “Sa qual è la verità? Che con la riforma della giustizia non è cambiato nulla, assolutamente nulla. E’ una cattiva riforma. Per il Csm, ad esempio, con la nuova legge un’enorme fascia di magistrati non è candidabile”. A parlare in una intervista all’Adnkronos è il giudice Giuliano Castiglia, rappresentante del gruppo Articolo 101 nel direttivo dell’Anm, che oggi ha partecipato al Comitato direttivo centrale dell’associazione dei magistrati, che si è tenuto a Palermo, alla vigilia del trentennale della strage di via D’Amelio. “L’unico fatto positivo che registro nel contesto complessivo è l’iniziativa del comitato ‘Altra Proposta’. Sono stati selezionati dei colleghi attraverso il sorteggio e, in base all’ordine di estrazione e alle disponibilità, sono stati selezionati dei candidati al CSM per tutti i collegi”, spiega Castiglia.
“E’ l’unica novità e viene dal basso, da alcuni magistrati – aggiunge Castiglia – ed l’unica positiva che vedo. Il cambiamento, infatti, si ci compie non con le parole ma con i fatti, con comportamenti diversi. Dando vita con le azioni ai principi, a cominciare da quello secondo cui i magistrati si distinguono tra loro solo per diversità di funzioni e non ci sono magistrati di serie A e magistrati di serie inferiori. Per il resto, la riforma ha consolidato un sistema che già preesisteva e persisteva, non cambia assolutamente nulla. E’ una cattiva riforma perché non modifica le cose che avrebbe dovuto modificare e una riforma che non riforma, inevitabilmente, allontana la vera riforma perché sarà più difficile farne un’altra, almeno in tempi brevi. E, per diversi aspetti, peggiora le cose. Per esempio, una cosa molto grave è il taglio delle ali della platea dei candidabili. Questa legge prevede che non si possano candidare al Csm i magistrati che non hanno conseguito la terza valutazione di professionalità. Per conseguire la terza valutazione bisogna avere almeno 12 anni di servizio, poi bisogna intraprendere la procedura per averne il riconoscimento e tutto questo esclude una larghissima fascia di possibili candidati, molto numerosa”.
“A questi – prosegue Castiglia – bisogna aggiungere coloro che non possono garantire di finire il quadriennio al Csm, forse per evitare altri ‘casi Davigo’ e, quindi, un enorme numero di magistrati, non conosco con precisione i numeri ma direi, approssimativamente, circa un terzo, non è candidabile al Csm. La cosa non solo è grave, perché viene da pensare che ancora una volta si siano volute favorire le correnti organizzate e i loro sistemi di programmazione e formazione a lungo termine dei candidati al CSM; ma è anche assurda se si pensa che, per opporsi all’introduzione del sorteggio come regola di selezione dei candidati, si è invocato il diritto di elettorato passivo dei magistrati. Diritto che, se esiste, viene macroscopicamente travolto e compromesso dalla nuova legge. Tutto questo è assurdo. O meglio, sembra assurdo”. (di Elvira Terranova)