(Adnkronos) – “Quelle morti, quel naufragio a un passo dalla nostra costa, tanti bambini, e come sempre giovani donne e giovani uomini, non sono stati un incidente imprevedibile, ma l’ultima di una lunghissima serie di tragedie che si dovevano e potevano evitare”. Così dal palco del XIX congresso, che si è aperto oggi a Rimini, il leader Cgil Maurizio Landini torna a criticare la gestione da parte del governo dell’operazione di Cutro in cui sono morti 86 migranti ai quali ha tributato un minuto di silenzio. Poi la proposta di indossare per tutta la durata del congresso Cgil una fascetta bianca in segno “di lutto ma anche di fraternità e di lotta”.”Bisogna fermare la strage, subito”, ha detto alla platea del Palarimini, formata da oltre 2000 tra delegati e invitati.
“Chi parte è obbligato a farlo. In questo caso in fuga dall’Afghanistan, con diritto alla protezione umanitaria, ma poco esigibile senza corridoi umanitari neppure vagamente adeguati; in altri casi in fuga dalla fame, dalle carestie, dalle violenze. Tutti hanno diritto di cercare un presente e un futuro migliore. La storia dell’umanità è storia di migrazioni. E l’occidente ha enormi responsabilità sulle condizioni di quei popoli”, ha sottolineato.
“Le indagini faranno chiarezza sulle responsabilità giudiziarie, ma la responsabilità politiche ci sono tutte. Ministro Piantedosi, il problema non è impedire alle persone di lasciare il proprio Paese, ma di metterle nelle condizioni di non rischiare la vita per farlo”, ha detto il leader Cgil chiamando di nuovo in causa il governo sul fronte immigrazione.
“Vanno attivati i visti umanitari previsti dal regolamento europeo, ampliati i canali regolari di ingresso, vanno promossi accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori”, ha elencato. E ancora, “va abolita la legge Bossi-Fini che ha bloccato la migrazione regolare e ha vincolato il permesso di soggiorno al rapporto di lavoro; vanno abrogati i decreti sicurezza Salvini che hanno trasformato i salvataggi in operazioni di polizia bloccando i migranti in mare e criminalizzando le Ong”.
E’ per questo, incalza tra gli applausi della platea, che “non è accettabile il decreto approvato dal governo a Crotone la scorsa settimana; va invece realizzato un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo”. Occorre dunque che l’Italia e tutta l’Europa, torna a elencare Landini, “assumano il carattere strutturale delle migrazioni e lavorino alla piena integrazione riconoscendo i diritti di cittadinanza per chi è nato in Italia, il diritto di voto almeno alle elezioni amministrative ai cittadini non comunitari, che con il loro lavoro forniscono un sostegno indispensabile per il nostro Paese. Compresa la nostra previdenza”.
“Noi abbiamo l’ambizione, qui e ora, di parlare al Paese e di offrire un progetto riformatore di cui le persone siano i soggetti protagonisti con tutte le loro sempre più ricche diversità. Ma per farlo abbiamo bisogno di reimparare ad ascoltare perché cambiamento significa che se vogliamo rappresentare e dare voce alle nuove generazioni è necessario che siano loro, i giovani, a rappresentarsi, a prendere la parola e noi dobbiamo aprirci e a favorire un processo di rinnovamento”, ha sottolineato dal palco del XIX congresso il leader Cgil indicando la direzione del nuovo sindacato.
“Noi rispettiamo l’esito del voto che affida alla destra il governo del Paese e rivendichiamo, per ciò che il sindacato confederale rappresenta e per la complessità della situazione, il diritto a un confronto preventivo e vero sulle riforme di cui questo Paese ha bisogno. Ma questo non sta avvenendo, e lo vogliamo dire con chiarezza così non va bene e non intendiamo stare a guardare”, ha detto ancora Landini mettendo in fila tutte le prove fallimentari di dialogo con l’esecutivo, dalla legge di bilancio 2023 alla riforma delle pensioni.
“Hanno deciso tutto nella loro maggioranza e ci hanno detto che il sindacato è importante ascoltarlo ma rappresenta interessi di parte, mentre il governo rappresenta l’interesse generale”, ha spiegato ricordando gli “incontri finti” di inizio gennaio che denunciano di fatto ““il tentativo in atto del governo di non riconoscere a tutto il sindacato confederale italiano il ruolo di rappresentanza sociale che gli spetta in nome dei milioni di persone che rappresenta e di ridurlo ad un ruolo di lobby corporativa e di un’appendice strumentale del sistema politico”.
Ma sui tavoli, ammonisce, “non c’è un problema di forma” ma di “questioni strutturali”, aggiunge ricordando “le vecchie ricette” messe in campo dall’esecutivo Meloni,” tasse piatte per gli alti redditi del lavoro autonomo e condoni, voucher, abolizione reddito di cittadinanza, non un euro per rinnovare i contratti pubblici, nessun serio intervento fiscale per tutelare i salari mangiati dall’inflazione”, contro cui Cgil e Uil proclamarono lo sciopero generale.
“In tutto il mondo le forze di estrema destra, nazionaliste e sovraniste stanno promuovendo idee antidemocratiche,di discriminazione, e intolleranza. Quello che chiediamo al governo ed al Parlamento è chiaro e netto: sciogliere i partiti neofascisti, come previsto dalla nostra Costituzione, e impedire che queste forze si possano candidare alle elezioni”, ha detto ancora rinnovando la richiesta già avanzata al governo Draghi il giorno dopo l’assalto di Forza nuova alla sede romana della confederazione nell’ottobre 2021 “che non ha ancora avuto risposta”.
Sul salario minimo è fondamentale una normativa “che chiediamo venga recepita anche nel nostro Paese anche definendo una soglia perché sotto certe cifre non è lavoro ma è puro sfruttamento”. E ha ribadito anche la necessità di “dare validità erga omnes sia agli aspetti economici che normativi dei contratti collettivi, certificando la rappresentanza delle parti che lo stipulano fermando così anche la pratica degli accordi pirata, esplosa negli ultimi 10 anni”.
“Nell’incontro di ieri con il governo si è registrato l’ennesimo strappo con il mondo che rappresentiamo, sia per il metodo che per il merito. E siccome il fisco è la madre di tutte le battaglie, perché rappresenta il patto sociale e di cittadinanza alla base di qualunque comunità nazionale chiediamo che il governo ritiri la delega fiscale per avviare un confronto di merito con le organizzazioni sindacali sulle scelte perché non è più accettabile che le entrate fiscali si reggano di fatto sul lavoro dipendente e pensionati”.
Un no a 360 gradi quello della confederazione di Corso Italia: “Non siamo d’accordo né sulla riduzione delle aliquote perché va a favorire i redditi più alti, né sulla flat tax che è fuori dalla dimensione della progressività prevista dalla nostra Costituzione”. Non solo. “Questi interventi prefigurano una riduzione delle risorse destinate alla scuola e alla sanità. Inoltre non è prevista la riduzione di 5 punti del cuneo contributivo per una vera crescita dei salari, né la restituzione del fiscal drag per la loro tutela dall’inflazione”, elenca richiamando ancora una volta il governo sul mancato coinvolgimento del sindacato.
”Se pensiamo all’Irpef il mancato coinvolgimento del sindacato è ancora più grave: su circa 41 milioni di contribuenti, 22 milioni sono lavoratori dipendenti e 14,5 milioni sono pensionati, un totale di 36 milioni e mezzo di persone, quasi il 90%. A maggiore ragione sarebbe stato doveroso un confronto preventivo”, ripete. Per non parlare, conclude, della lotta all’evasione fiscale sparita dai radar.
Infine l’invito a Cisl e Uil a una scesa in campo comune contro la strategia economica del governo che non raccoglie le indicazioni sindacali: “Caro Luigi e caro PierPaolo per noi è il momento di mobilitarci. Facciamolo insieme. Organizziamo già nei prossimi giorni una campagna straordinaria di assemblee nei luoghi di lavoro e sul territorio aperte a tutti su fisco , sanità, previdenza, salario, superamento della precarietà e rinnovo dei contratti coinvolgendo tutte le categorie su un programma di iniziative senza escludere nessuno strumento”.