Battibecco fra Joe Biden e Vladimir Putin sul clima e sugli incendi che distruggono le foreste ed emettono anidride carbonica nell’atmosfera. Il residente degli Stati Uniti, lamentando l’assenza della sua controparte a Glasgow, ha denunciato “la tundra che brucia, letteralmente brucia” in Siberia, dove in effetti solo quest’anno si è raggiunto un record di foreste andate in fiamme, in incendi fra l’altro ancora attivi.
Putin, attraverso il suo portavoce, Dmitry Peskov, rilancia. “La tundra, è vero, sta bruciando. Ma non dimentichiamoci che le foreste sono in fiamme in California, in Turchia e in altre località del pianeta. Ed è precisamente una delle conseguenze del cambiamento climatico che siamo chiamati ad affrontare”, la versione del Cremlino. “Contrastare gli incendi delle foreste in Russia è molto difficile a causa della vasta estensione geografica del Paese”.
Dopo un’estate terribile stanno bruciando in questi giorni di autunno con le temperature già sotto zero 360 ettari nella regione di Magadan, 10mila chilometri a est di Mosca. “La tundra usualmente in questo periodo dell’anno è già coperta di neve. Quindi gli incendi sono una evenienza molto rara”, ha spiegato una fonte citata dall’agenzia di stampa Interfax. Ad aggravare la situazione, ci sono le riserve d’acqua congelate che rallentano lo sforzo dei pompieri. Per il momento le fiamme non minacciano alcun centro abitato, con il villaggio più vicino al fuore dell’incendio a 12 chilometri. Ma in California la situazione non è meno grave: negli ultimi cinque anni si sono verificati 12 dei venti incendi più gravi della storia in cui è andato in fiamme il 4 per cento del territorio dello stato (fonte Nasa)
Putin “ha problemi gravi sul fronte del clima e non dice nulla sulla sua volontà di fare qualcosa”, aveva detto ieri Biden (in Russia il fenomeno dell’innalzamento delle temperature è significativamente più accentuato che altrove, in particolare nell’Artico). Non è vero. “La Russia sta facendo un enorme sforzo sistemico” per ridurre le emissioni e arrivare alla neutralità carbonica nel 2060″, ha affermato Peskov.
Putin non ha partecipato in persona alla Cop26. Ma la delegazione di Mosca, guidata dall’inviato del Cremlino per il clima, Ruslan Edelgeriyev e dal vice Premier, Alksei Overchuk, è composta da 270 persone. “Non minimizziamo assolutamente l’importanza della conferenza di Glasgow: le azioni della Russia sono coerenti, approfondite, e serie”, ha precisato Peskov sottolineando che il suo Paese (il quarto al mondo per emissioni, che non ha firmato l’impegno a ridurre le emissioni di metano del 30 per cento entro il 2030 ma solo l’impegno a porre fine alla deforestazione entro quella data) deve affrontare “sfide più gravi di altri” e “ha adottato una posizione molto responsabile sui cambiamenti climatici con piani a lungo termine per ridurre le emissioni e diversificare le fonti di energia”.
Con circa 800 milioni di ettari, la Russia è il Paese con la maggiore estensione delle foreste al mondo. Ma negli ultimi anni, a seguito dei cambiamenti climatici e delle attività di disboscamento illegali, gli incendi hanno devastato una parte significativa di questo patrimonio. Solo la scorsa estate, più di 18,16 milioni di ettari di foresta sono stati distrutti, un record assoluto dal 2001, quando si è iniziato a monitorare la situazione con i satelliti per l’osservazione della terra. Il record precedente risale al 2012, con 18,11 milioni di ettari sono andati persi.