“Mi pare un discorso un po’ eccessivo. Nonostante la saggezza del senatore Monti, in questo caso il modo in cui sono state formulate delle indicazioni in parte giuste può avere delimitato troppo il significato dell’articolo 21 della Costituzione”. Così il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick commenta all’Adnkronos l’intervento dell’ex presidente del Consiglio a In Onda su La 7.
“L’informazione è la premessa della democrazia. In pandemia la sequenza dovrebbe essere sperimentazione e proposta di intervento da parte della scienza alla politica, quindi al governo. Decisione, quindi assunzione di responsabilità da parte della politica cioè del governo e comunicazione adeguata di questo iter all’opinione pubblica da parte dei responsabili dell’informazione, con equilibrio, senza enfatizzazione o strumentalizzazione”. “Non parlerei dunque di modalità meno democratiche in una guerra alla pandemia – osserva Flick – perché si tratta sempre di garantire l’informazione con i soli limiti che tengano conto degli altri valori costituzionalmente garantiti, accanto a quello al diritto all’informazione e all’essere informati. Quindi non rimetterei al governo la determinazione delle modalità in cui dosare l’informazione. Non si tratta di dosare ma dare una informazione adeguata”.
“Non mi piace l’ipotesi di un governo che tiene le redini all’informazione in qualsiasi luogo o in qualsiasi modo. L’informazione – ricorda il costituzionalista – deve evitare di essere falsa, deve cercare di garantire una conoscenza adeguata della realtà ed esprimere quel pluralismo che consenta a ciascuno di manifestare la propria opinione purché non degeneri in violenza o offesa alle opinioni altrui. L’adeguatezza della informazione è un problema che deve essere dunque affidato più alla responsabilità di chi è autore della informazione e non al controllo dell’autorità pubblica, affinché non si vadano a ledere diritti altrui garantiti dalla Costituzione. Il tutto nell’ottica di una informazione come pietra angolare della democrazia pluralista”.
(di Roberta Lanzara)