(Adnkronos) – Perché Covid-19 colpisce in forme lievi la maggior parte dei bambini, mentre alcuni pazienti in età pediatrica sviluppano una malattia grave con quadri super infiammatori potenzialmente mortali? Risponde a questa domanda uno studio internazionale pubblicato su ‘Science’, che ha coinvolto l’Ospedale dei bambini Buzzi e l’Università Statale di Milano, scoprendo varanti genetiche associate a queste forme Covid pericolose per la vita.
A seguito dell’esposizione di uno stesso microrganismo – spiegano da UniMi – ci sono persone resistenti che sviluppano infezioni asintomatiche o paucisintomatiche, e altre che invece sviluppano infezioni gravi e potenzialmente letali. Studi di genomica umana hanno dimostrato che alcune infezioni respiratorie gravi (ad esempio Rhinovirus o polmonite influenzale) possono avere una causa genetica, specie in pazienti di cui non sono note eventuali condizioni predisponenti. Anche nel corso della pandemia di Covid-19 si è osservata una variabilità del quadro clinico da infezione da Sars-CoV-2, suggerendo una possibile influenza di fattori genetici umani nella risposta al virus.
In particolare in ambito pediatrico, sebbene nella maggioranza dei casi i bambini infettati da Sars-CoV-2 presentino forme meno gravi rispetto all’adulto, si è osservato che circa lo 0,6% ha mostrato un quadro clinico caratterizzato da una severa risposta infiammatoria multisistemica denominata Mis-C (Multisystem Inflammatory Syndrome in Children). E’ stato quindi ipotizzato che fenotipi estremi della malattia da Sars-CoV-2, come appunto la Mis-C, possano essere spiegabili con maggiore probabilità da un difetto genetico della risposta antivirale.
Allo studio apparso su Science hanno partecipato numerosi Paesi e istituti aggregati in differenti consorzi. Buzzi e Statale si sono aggregati al consorzio internazionale Covid Human Genetic Effort, con lo scopo di identificare il meccanismo alla base dell’ampia variabilità individuale delle risposte immunitarie protettive contro i microrganismi in corso di infezione primaria.
Mediante sequenziamento dell’esoma (la parte del genoma che codifica per le proteine), i ricercatori hanno esplorato errori congeniti dell’immunità alla base di forme gravi di Covid-19 e nello specifico dei casi di Mis-C in bimbi precedentemente sani.
I primi risultati ottenuti studiando un ampio campione di bambini con Mis-C hanno permesso di identificare varianti deficitarie recessive sui geni Oas1, Oas2 o Rnasel (implicati nell’attivazione degli enzimi Oas-Ribonucleasi L e Oas-Rnasi L), coinvolti nell’immunità innata e responsabili di Mis-C in 5 piccoli non imparentati tra loro, pari all’1% della popolazione totale studiata. Le cellule carenti di Oas-Rnasi L mostrano risposte infiammatorie eccessive in risposta all’infezione Covid.
“I risultati – commenta Gian Vincenzo Zuccotti, preside della Facoltà di Medicina dell’Università Statale di Milano e primario del Dipartimento di Pediatria all’Ospedale Buzzi di Milano, coinvolto nel progetto con i pediatri del suo team – suggeriscono che tali deficit possano influenzare le risposte antivirali anche nelle cellule di altri tessuti danneggiati durante il Mis-C, come cardiomiociti, enterociti e cellule endoteliali. Ampliare le conoscenze sulla patogenesi della malattia e del danno d’organo indotto permetterà di definire percorsi di cura personalizzati.
“I prossimi passi della ricerca – conclude lo specialista – prevedono ulteriori studi genetici e funzionali per definire nuove varianti patogenetiche responsabili di forme gravi di malattia”.