(Adnkronos) – L’operazione per il salvataggio di Credit Suisse, grazie all’intervento di Ubs e alla liquidità e alle garanzie assicurate dalle Autorità svizzere, si porta dietro diverse incognite. Alcune di natura tecnica, partendo dalle scelte fatte rispetto alla sorte di azionisti e obbligazionisti, altre legate al rischio che non si riesca comunque a evitare il crollo della fiducia e un effetto ‘contagio’ tale da innescare una crisi di sistema.
Archiviata la corsa del weekend per arrivare a una soluzione che limitasse le perdite alla riapertura dei mercati, una serie di interrogativi continuano ad alimentare l’incertezza. Prima è arrivata la puntualizzazione, netta, da parte di Bce e Eba. “Gli strumenti di capitale ordinario sono i primi ad assorbire le perdite e solo dopo il loro pieno utilizzo sarebbe necessario procedere alla svalutazione dell’Additional Tier 1”. E’ l’esatto contrario di quello che si è deciso domenica sera a Berna. Nella nota si ricorda che “il settore bancario europeo è resiliente, con solidi livelli di capitale e liquidità”. Ma soprattutto nel documento si sottolinea che “il quadro di risoluzione che attua nell’Unione Europea le riforme raccomandate dal Financial Stability Board dopo la Grande Crisi Finanziaria ha stabilito, tra l’altro, l’ordine secondo il quale azionisti e creditori di una banca in difficoltà dovrebbero sostenere le perdite”.
La questione principale è l’impatto sugli investitori dalla decisione del regolatore svizzero Finma di cancellare al 100% le obbligazioni AT1 di Credit Suisse, che fanno parte della categoria ribattezzata CoCo bond. Questo perché, a differenza di quanto delineato nell’operazione, le obbligazioni AT1 dovrebbero essere al di sopra del patrimonio netto nella gerarchia del debito. Il dubbio principale che serpeggia è che la scelta di ribaltare in maniera così esplicita le gerarchie delle perdite possa avere conseguenze diffuse sulla fiducia e sul funzionamento dei mercati. Banalmente, se gli azionisti hanno un qualche beneficio e chi ha sottoscritto quelle obbligazioni no, la percezione diffusa potrebbe essere che quel tipo di obbligazioni abbiano perso il loro lavoro, anche a prescindere dal caso specifico di Credit Suisse.
Del resto, anche le Autorità che hanno costruito l’operazione ammettono che vadano fatti una serie di approfondimenti. “In un primo momento si è trattato di trovare una soluzione per la protezione dei risparmiatori e dell’immagine della piazza finanziaria svizzera”, ha detto oggi un portavoce dell’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari (Finma). “In seconda battuta andranno chiarite altre questioni”. Con questa presa di posizione l’autorità reagisce a esternazioni fatte dalla consigliera federale Karin Keller-Sutter, che parlando dei manager ha citato l’esempio di un possibile divieto di dividendi o di misure riguardanti i salari.
C’è poi l’atro tema di fondo, il rischio contagio. L’andamento altalenante dei mercati questa mattina, prima molto negativi e poi in parziale recupero, è la fotografia dell’incertezza. In questo caso, la domanda che ricorre è se, e fino a che punto, il sistema bancario europeo possa essere coinvolto. A prevalere è, ovviamente, la massima cautela. La realtà è che nessuno, oggi, può dare una risposta certa. La Commissione Europea “continuerà a seguire attentamente la situazione”, dice un portavoce, ricordando che “il sistema bancario europeo si è molto rafforzato in questi ultimi anni”. Dalla presentazione del nuovo Affari&Finanza di Repubblica, arrivano le parole del Commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni e del Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. ”Le due crisi hanno investito due banche lontanissime l’una dall’altra, con motivazioni diversissime. La reazione delle autorità monetarie in tutto il mondo è stata forte e rapida. Siamo in un contesto di grande volatilità. Dobbiamo rassicurare che le nostre regole di supervisione del sistema bancario sono forti e valide”, dice il primo. “Le perturbazioni” generate da Svb e Credit Suisse “sono in aree con cui abbiamo molto a che fare” ma “il sistema finanziario europeo non è direttamente coinvolto”, aggiunge il secondo.
Tutto vero. Ma la certezza è che il passo fatto domenica con lo schema della fusione tra Credit Suisse e Ubs sia il primo capitolo di una storia tutta da scrivere. Con una serie di incognite da gestire e un lieto fine sicuramente lontano. (di Fabio Insenga)