(Adnkronos) – “La Russia ha torto ma se vogliamo la pace noi dovremo tenere conto anche delle ragioni di chi ha torto”. Massimo D’Alema, alla Conferenza Esri Italia 2022, si esprime così sulla guerra tra Ucraina e Russia.
“Io sono stato tra quelli che sostengono la scelta del governo di inviare le armi perchè se l’Ucraina avesse ceduto non ci sarebbe stato spazio per la politica ma occorre che riprenda un’azione politica. La Russia ha torto ma se vogliamo la pace noi dovremo tenere conto anche delle ragioni di chi ha torto e tra queste c’è la necessità che anche la Russia si senta sicura e poi che bisogna preoccuparsi anche dei diritti delle minoranze di lingua russa che vivono nei paesi ex-sovietici”, dice l’ex premier.
“Quando mi sono trovato ad avere responsabilità di governo, mi sono trovato a dover gestire due conflitti, il Kosovo e il Libano. Tutte due le volte abbiamo lavorato per la pace e tutte e due le volte con un certo successo”, dice.
“Io penso che l’idea che ci sia un negoziato in cui Russia e Ucraina trovino accordo sia irrealistico. Per me quello che si dovrebbe fare è innanzitutto un cessate il fuoco garantito internazionalmente”, poi “si apra un tavolo di negoziato che non può riguardare solo Russia e Ucraina, perchè non c’è dubbio che Europa, Nato e Stati Uniti non possono che essere parti di un negoziato di questo genere, che abbia come obiettivo quello di raggiungere un accordo che comprenda la recuperata integrità dell’Ucraina, i diritti delle minoranze russe com’erano previste dagli accordi di Minsk, la sicurezza della Russia, la sicurezza dell’Ucraina, un’architettura di sicurezza in Europa”.
“Per concludere questa guerra, bisogna avere l’ambizione di fare un accordo generale. Altrimenti se continua questa guerra i pericoli diventeranno via via maggiori e l’avvelenamento del clima generale può diventare insostenibile. L’Europa dovrebbe proporre questo: tregua e un negoziato vero che comprenda tutti gli attori di una pace che deve essere una grande pace europea, accettata e condivisa anche dagli americani. Questo, oggi, è il cammino della politica. Ci vorrebbe una leadership europea in grado di intraprenderlo con determinazione”.