Dj morta, così i familiari provarono a nascondere a pm tentato suicidio

Nessuno doveva sapere del tentato suicidio di Viviana Parisi, la deejay morta la scorsa estate con il figlio Gioele. Neppure gli inquirenti che indagavano sulla scomparsa e poi sulla morte di madre e figlio. E’ quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali inserite dalla Procura nella richiesta di archiviazione dell’inchiesta, e visionate dall’Adnkronos. “E’ appena uscita adesso, al telegiornale, che hanno trovato il secondo certificato, di quando mia sorella ha tentato il suicidio…”, dice la sorella di Viviana, Denise Parisi, al suo compagno. La donna specificava che di questa vicenda non ne aveva fatto parola con nessuno “…che io non ho detto nulla a nessuno, ovviamente…”. “Effettivamente Denise Parisi, escussa in data 5 agosto, si era ben guardata dal riferire tale circostanza agli inquirenti, pur se di indubbia rilevanza – scrive il Procuratore capo Angelo Vittorio Cavallo – Il suo compagno la rassicurava, dicendole che loro non potevano anche non saperlo (….e va beh, potevamo non saperlo no?!!). Dall’evolversi della conversazione, si comprendeva come anche il suo compagno fosse a conoscenza dell’intera vicenda; costui, addirittura, suggeriva a Denise di negare di aver mai visto quel certificato o comunque di essere a conoscenza del suo contenuto, qualora qualcuno glielo lo avesse richiesto (“… tu questo certificato lo hai visto che l’hai visto, e c’è scritto altro, quindi, hai capito? … … cioè, se chiunque ti dice… senti, guarda, a me non risulta!!…”. 

“… Eeeh… io mia sorella l’ho vista e l’ho vista sana e a me risul… anche l’altro certificato che invece ho visto, eeh, diceva tutto una cosa diversa di quello che han detto loro!…”). “Comunque, e boh…tanto doveva venire fuori, Cica, lo sappiamo viene tutto fuori adesso eh…e se anche, ti faccio un esempio, tua sorella aveva uno scheletro nell’armadio qualsiasi, verrà fuori …”, dice il compagno Emanuele. “Se faccio un esempio se tua sorella aveva l’amante viene fuori, Daniele aveva l’amante verrà fuori…”. “Adesso verrà fuori tutto, tutto, tutto, tutto… comunque…”. 

Dopo l’ennesima crisi di Viviana, i familiari la volevano portare da un esorcista. E’ quanto emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Secondo gli inquirenti Viviana avrebbe strangolato il figlio e poi si sarebbe uccisa lanciandosi da un traliccio. “Tutte ‘ste crisi… ma senti, andiamo dal prete? La volevo portare dal prete, quello là di Gazzi, che è un prete esorcista…”, dice Mariella Mondello, cognata della deejay, parlando con un’amica il 20 agosto 2020, cioè il giorno dopo il ritrovamento del piccolo Gioele. “Poi una le pensa tutte…”, dice Mariella Mondello. E l’amica Daniela replica: “e non ci è voluta venire?”. “No, per carità, al solito suo…!”. 

“E’ andata proprio fuori di testa, gioia mia”. Sono le parole di Carmela Trusso Cafarello, la madre di Viviana Parisi. Parlando con il nipote Agostino, senza sapere di essere intercettata, come apprende l’Adnkronos, la donna ricordava le vicissitudini di Viviana, i momenti di depressione, i due ricoveri in pronto soccorso, la “mania” di leggere la Bibbia ad alta voce (“… é andata proprio fuori di testa, gioia mia, proprio fuori di testa; poi, quando lei ha avuto questa crisi qua che è stata all’ospedale… anche se ha avuto un’altra ricaduta ed è finita di nuovo all’ospedale, perché poi pensava che magari il merito non le volesse bene, che la tradisse… ogni tanto cadeva… Daniele gli aveva proibito pure di leggere la Bibbia, gli ha detto guai a te… io te la tolgo, te la brucio, non leggere più la Bibbia…”). Ricorda al nipote, tra le lacrime, che la figlia “era dimagrita, non stava tanto bene, però lei si manifestava che stava bene gioia mia, …incomp… e poi non lo so… (piange) omissis…”.  

“C’è stato ‘sto lockdown e io forse ho trasmesso anche paura, poi dopo dalla scuola siamo rimasti tutti in casa, io sono sincera, io non mi affacciavo nemmeno più sul balcone, sono stata in malattia… perché pensavo che il virus fosse sopra la testa, mi mettevo nel letto, avevo paura, gioia mia, io sono sincera, forse ho trasmesso anche più ansia di quella che …incomp… che poi ho cercato di correggere, però molto probabilmente in quel momento era tanto fragile, che poi si è trovata qui chiusa in casa… omissis… é andata proprio fuori di testa, gioia mia, proprio fuori di testa; poi,quando lei ha avuto questa crisi qua che è stata all’ospedale, è stata due giorni dalla suocera a Messina, quando poi lei ha voluto… che si sentiva meglio rientrare a casa, la Polizia l’ha fermata e l’ha fatto un bel verbalone… omissis… ma Vivianetta poi si era ripresa comunque gioia mia… omissis… anche se ha avuto un’altra ricaduta ed è finita di nuovo all’ospedale, perché poi pensava che magari il merito non le volesse bene, che la tradisse, e cose… ma quello magari è un momento di manie che aveva che… incomp… ogni tanto cadeva… Daniele gli aveva proibito pure di leggere la Bibbia, gli ha detto guai a te… io te la tolgo, te la brucio, non leggere più la Bibbia”. Come emerge da alcuni interrogatori Viviana, durante il lockdown, nonostante il divieto di uscire, si recava davanti alla chiesa di Venetico e si metteva a leggere ad alta voce la Bibbia.  

“Si è trovata in un momento veramente che il cervello in quel momento gli è andato fuori di testa, gioia mia, ma questo Viviana stava bene, credimi Viviana stava bene… omissis…. perché lei era depressa, era depressa, la depressione purtroppo le avevano dato delle pastiglie sostituite dal suo medico curante, va bene la sostituzione delle pastiglie all’ospedale … incomp… la prima volta, lei è andata lì come che predicava, ha preso la Bibbia, andava sulla terrazza qui e leggeva ad alta voce la Bibbia come impazzita, questo io lo dico, perché lo so, l’ho detto anche alla Polizia, era impazzita, leggeva la Bibbia veramente… omissis….”. 

“Sono arrabbiata con Viviana … io sono arrabbiata perché lei, va… a mio nipote me lo ha ammazzato lei! Per la sua testa, per le sue cose, noi ci abbiamo messo tutto il nostro impegno, ma lei non si è voluta curare…!”. A parlare al telefono, senza sapere di essere intercettata, è Mariella Mondello, la sorella di Daniele Mondello, il marito di Viviana Parisi. Se agli inquirenti il marito e la cognata dicevano che la donna era una madre amorevole e una moglie devota, la realtà, ascoltando le intercettazioni, visionate dall’Adnkronos, sembra essere diversa. Parlando con l’amica Vincenza, il 10 agosto, cioè all’indomani del ritrovamento del cadavere, la donna ricordava anche come i genitori di Viviana avessero fatto ben poco per aiutare la figlia (“… i suoi genitori, non abbiamo avuto il supporto, glielo ‘avevamo detto noi ‘scendete, curiamola…”), da tempo in preda ad una forte depressione”. Il 20 agosto, parlando con un’altra amica, Mariella rincara la dose. “Sempre con il senno del poi… questo bambino non doveva essere lasciato solo con sua madre…”, le dice Enza, l’amica. E Mariella Mondello risponde: “Quella un bastarda era, mio fratello, quella mattina, gli aveva…”.  

E l’amica: “Perché era una pazza… era una pazza…”. Maria: “Una mattina… quella mattina gli ha detto: vengo anche io… lui… no no… (gne…. gneeee), e dice gli aveva attaccato… poi gli ha detto che voleva venire perché mi sento un poco male e non voleva restare da solo e lei se ne è “fottuta” , no, doveva andare da sola, dice che lui stanotte se l’è sognata e lei gli ha detto che dice che lei stava andando la’…”. 

In un’altra conversazione telefonica intercettata la cognata della deejay si sfoga: “Lei (Viviana ndr) ogni tanto diceva: io non voglio vivere in questo mondo… lei l’ha detto ah! Lei l’ha detto durante il lockdown, a me questo mondo… e piangeva… non mi piace!”. Maria, come emerge dalle intercettazioni della Procura di Patti, inserite nella richiesta di archiviazione, rimproverava al fratello di essere stato sempre troppo accondiscendente con la moglie e di averle permesso di uscire in auto da sola, la mattina del 3 agosto, portando con sé il figlio Gioele, nonostante conoscesse le sue condizioni di salute. “Mio fratello, per evitare… dice lei si stava alterando, per evitare che si alterasse, come sempre, perché mio fratello evitava, dice: va bene, va, vai da sola, ma portati il telefono… portati il telefono… e lui dice: lei gli ha detto: si, si l’ho preso… invece il telefono lei, ho pensava di averlo in borsa, perché lei lo lasciava dentro questo telefono, o non lo ha preso apposta non lo so. Dopo di che se n’e andata.…”. 

Secondo la Procura di Patti Maria Mondello “non escludeva che Viviana si fosse suicidata, proprio a causa delle sue precarie condizioni di salute e della convinzione che qualcuno le potesse togliere il bambino (“….lei è scesa dalla macchina in preda al panico, alla fusione totale, non ha capito più un cazzo, e la cosa che pensava… ora questo bambino? ora mi seguono? ora mi prendono? ora mi levano il bambino, perché giustamente lei, in quelle condizioni, chissà che cazzo gli è passato nella testa, è andata e si è ammazzata! Ma non lo so come è, va… ha ammazzato prima il bambino, boh…”. 

Poi racconta le continue liti tra il fratello e Viviana: “Doveva stare sempre con lei, sempre con lei, va, pazza va’… è inutile che si dica…”. “Mio fratello è pure già arrabbiato, questa mattina mi ha detto: da quando l’ho conosciuta mi ha fatto sempre l’inferno! Così mi ha detto! Ci ha rovinato… a mio fratello gli ha rovinato la vita, perché mio fratello ora…”. L’amica: “Ha rovinato la vita a tutti, è una famiglia distrutta…”. E Mariella: “a tutti, a…”. “Se avessi saputo… io gli ho detto a mio fratello: se avessi saputo che lei gli faceva fare questa fine al bambino, io glielo scippavo dalle braccia il bambino, glielo scippavo, glielo scippavo, neanche glielo facevo vedere più… me l’ha ammazzato… me l’ha ammazzato con questa…”. 

E racconta cosa accadde quella mattina del 3 agosto, quando la donna andò in autostrada con il figlio Gioele. “Hanno fatto colazione insieme, poi lei gli ha detto… aspetta, poi lei gli ha detto che voleva uscire, e lui gli ha detto: vengo anch’io a Milazzo con voi, ah… no, no, ma perché non ti fidi? perché c’è… c’è il bambino …incomp… non ti fidi, tipo gliel’ha buttata cosi… e lui gli ha detto: no, ma sai, io mi sento pure, non voglio rimanere a casa sola perché ho… ho avuto un attacco di panico, da sola …incomp…”. “Mio fratello per evitare… dice, lei si stava alterando, per evitare che si alterasse, come sempre, perché mio fratello evitava, dice: va bene, va, vai da sola, ma portati il telefono… portati il telefono… e lui dice: lei gli ha detto: si, si l’ho preso… invece il telefono lei, ho pensava di averlo in borsa, perché lei lo lasciava dentro questo telefono, o non lo ha preso apposta non lo so. Dopo di che se ne andata”. “Io glielo dicevo sempre a mio fratello Daniele, stai attento al bambino, stai attento al bambino, ti raccomando, ah… Gioele che fa? Gioele che dice? omissis”. “Gli davo due schiaffi e gli dicevo: io vengo con te, se tu non vuoi venire mi lasci il bambino, invece no! Doveva vincere sempre lei, doveva vincere, ha fatto vincere sempre lei, e lui per fare vincere sempre lei… ha perso pure il bambino!”.  

L’amica le dice: “era cattiva Maria, era cattiva…”. E la Mondello replica: “Va bene Enza, questo lo so, io l’ho sempre detto a loro… lei era solo buona e dolce con mio padre, perché mio papà, quando andava, gli dava i soldi, mio padre ancora tutt’ora, ma poi con il resto della famiglia è stata sempre una …incomp… nonostante questo noi l’abbiamo… per amore di mio fratello facevamo finta di non sentire, non vedere, di non sentire di non vedere e ci ha ammazzato anche il nipote!!”. A un’altra amica, Annamaria, dice: “Il bambino è morto, te lo dico io, lei sa che cazzo gli ha fatto! Ho parlato con quella sensitiva, te l’avevo detto?… ”). La Procura di Patti ritiene: “Maria Mondello ipotizzava che la cognata potesse aver fatto un gesto estremo nella convinzione che il bambino le sarebbe stato tolto, dopo l’incidente causato in galleria ed anche alla luce dei certificati medici che attestavano i precedenti ricoveri ed il suo precario stato di salute”. E Mariella Mondello la definisce “malata e cattiva”. 

Il giorno della scomparsa, forse era diretta alla Piramide della Luce, un’installazione alta 30 metri in acciaio patinato, che è anche il luogo dove ogni anno a giugno si svolge il ‘rito della luce’. E che ha trasformato quell’altura a Motta d’Affermo, tra i Nebrodi e il mare, di fronte agli scavi dell’antica Halaesa, in una terra mistica e simbolica che potrebbe essere stata la meta mai raggiunta dalla dj trovata morta a pochi chilometri di distanza. A dirlo è sempre la cognata Maria Mondello. “E’ vero che doveva andare là, alla Piramide della Luce, perché lei gliel’aveva detto anche a Carmen che doveva andare là per… santificare suo figlio, che cazzo ne so, lei doveva andare là, te lo dico io, poi lei ha avuto…”, dice Mariella Mondello, sorella di Daniele Mondello, marito della deejay, parlando con l’amica senza sapere di essere intercettata. 

“E’ andata fuori di testa” dopo l’incidente in galleria, “si è spaventata, è impazzita perché a lei bastava poco capito?”. La donna ricorda all’amica le allarmanti frasi pronunciate da Viviana durante le sue recenti crisi (“Mondello: … lei diceva quando era… lei diceva che quando aveva le crisi… ah… io non voglio vivere in questa vita, non mi piace, questa vita non voglio vivere più in questa vita… capito? … perché lei stava male, cose…”). L’amica le dice: “cioè, purtroppo la depressione è così…”. E la cognata di Viviana replica: “Io ho fatto tutto il possibile, è stata lei che non si è fatta aiutare…”. 

L’auto che fa un sorpasso ad alta velocità, poi sbanda e dopo avere fatto zig zag in galleria si schianta contro un furgone. Ecco cosa accadde la mattina del 3 agosto del 2020 nella galleria Turdi sull’autostrada Messina-Palermo, all’altezza di Sant’Agata di Militello, quando si persero le tracce di Viviana e del figlio Gioele di 4 anni. Il corpo della deejay venne poi ritrovato l’8 agosto e quello del figlio il 19 agosto, nei boschi di Caronia. A raccontare quanto accadde quel giorno in galleria sono i numerosi testimoni ascoltati dalla Procura di Patti, che a luglio ha chiesto l’archiviazione dell’indagine. “Testimoni oculari del sinistro hanno raccontato di aver notato la vettura condotta da Viviana, che li precedeva nella corsia di marcia, a circa 100 metri di distanza, iniziare una manovra di sorpasso nei confronti di un camioncino – si legge nella richiesta di archiviazione visionata dall’Adnkronos – l’automobile, subito dopo, aveva iniziato a sbandare, come se il conducente avesse perso il controllo, andando poi ad urtare, con la propria fiancata destra, contro il furgone bianco”.  

“La consulenza tecnica disposta sulla dinamica del sinistro ha accertato come la responsabilità nella causazione dell’incidente fosse da attribuirsi esclusivamente a Viviana – spiega la Procura – costei aveva eseguito una manovra di sorpasso scorretta, non mantenendo la dovuta distanza dal veicolo che stava superando ed invadendo la sua corsia di marcia”. “La consulenza ha anche accertato come l’incidente, in ogni caso, non avesse provocato particolari conseguenze fisiche sugli occupanti della Opel Corsa – dice la Procura che si basa sulle consulenze – in altre parole, si può affermare come Viviana e Gioele fossero comunque rimasti in buone condizioni di salute; dato peraltro confermato da alcune deposizioni testimoniali”. Davide M. ha riferito che, sempre in quel contesto, una “signora vestita di blu”, gli aveva comunicato di aver visto una donna con un bambino che si dirigeva verso la “montagnola” posizionata sopra la galleria (“… la signora mi ha detto che aveva visto una donna con un bambino che si dirigeva verso la montagnola che sta sopra la galleria, sempre a destra della carreggiata….”).  

Anche Daniela G. ha ricordato che fu “quella signora” a riferirle di aver di aver visto una donna con un bambino in braccio che aveva scavalcato il guardrail, subito dopo l’uscita della galleria, e si era diretta verso gli alberi, sul lato destro della carreggiata (“… ricordo… che la signora mi ha detto di aver visto una donna con un bambino in braccio, che in un primo momento si era come appoggiata sul guardrail, subito dopo l’uscita della galleria, sulla destra. …”). Subito dopo, altri due componenti della famiglia settentrionale, l’uomo ed il ragazzo, avevano iniziato le ricerche della donna e del bambino, “oltrepassando a loro volta il guardrail e seguendo le indicazioni della “signora””. Daniela C. “ha riferito di aver notato, una volta fermatasi nella piazzola, quasi come in una scena irreale, una donna che camminava verso di lei, con un bambino in braccio”, (“Continuavo a guardare verso il tunnel preoccupata, perché non vedevo più Salvatore che era entrato all’interno. Poco dopo, notavo una donna che camminava verso l’uscita della galleria. Aveva in braccio un bambino. …”).  

La testimone ha precisato di esserle andata incontro, arrivando a pochi metri da lei e di averle parlato, rivolgendole frasi rassicuranti; la donna teneva in braccio, sul suo fianco destro, un bambino di tre o quattro anni, che aveva gli occhi aperti e la testa appoggiata sulla spalla destra della madre (“Io mi sono avvicinata verso di lei, arrivando a pochi metri … Il bambino era tenuto in braccio, sul fianco destro della madre. … Sono certa che aveva gli occhi aperti, poiché aveva la testa appoggiata sulla spalla destra della madre. Non erano sporchi di sangue. Io ho parlato a questa donna, gli ho detto: “signora venga qua non è successo niente”. Lei aveva lo sguardo assente. Appena uscita dal tunnel, la donna non veniva verso di me, ma usciva dalla strada, salendo verso la cima della galleria, sparendo in un lampo.”). 

Un’altra testimone, sempre leggendo le carte visionate dall’Adnkronos, ha visto la donna con il bambino “in piedi, da solo, a fianco della donna”. “…Mentre stavamo per fermarci nella piazzuola, poco dopo essere usciti dalla galleria, sulla destra, appena fuori dalla galleria, notavo la presenza di un’altra persona, in particolare una donna che teneva per mano un bambino, che era in piedi di fianco a lei. Ricordo che la signora teneva il bambino con la mano sinistra e il bambino si trovava in piedi alla sua sinistra; entrambi erano fermi al lato della strada, appena fuori dalla galleria ….”). Dunque, il piccolo Gioele era ancora vivo e stava bene dopo l’incidente. Non ha riportato ferite visibili. “Appare dunque del tutto fondato ritenere che Viviana, subito dopo l’incidente in galleria, una volta uscita dall’autovettura e recuperato Gioele, si sia volontariamente allontanata dalla sede autostradale – dice la Procura- Ella, nel giro di pochi istanti, si nascondeva tra la fitta vegetazione esistente sul bordo autostrada e non rispondeva ai richiami delle persone che la stavano cercando. Molto probabilmente, costei ha deliberatamente atteso che quegli individui andassero via, per poter riprendere a muoversi, insieme al suo bambino”. 

(Adnkronos)