(Adnkronos) – Facile dire flipper. Eppure, il mitico gioco di abilità che si trovava praticamente in ogni bar di quartiere, oggi essenzialmente un oggetto di modernariato, è tornato in auge e si è sublimato nel lessico politico. Merito, anzi, colpa del famigerato meccanismo di ripartizione dei voti in seggi del sistema elettorale, che a quanto pare ha mandato, è il caso di dire, in “tilt” persino gli esperti del Viminale. A fare la parte della biglia d’acciaio che scorre sul tavolo inclinato, rilanciata dalle mitiche alette attivate dai due pulsanti laterali, sono persone, anzi, candidati in carne ed ossa finiti nel ‘pinball’ del Rosatellum. E, spesso, precipitati in buca dopo rocambolesche e ardite discese e risalite.
In tanti si son ritrovati eletti (il caso Bossi vale per tutti) dopo un’apparente bocciatura e altri si son visti fra i sommersi (Lucia Annibali, per esempio) anziché fra i salvati in un Parlamento ridotto ad ‘ospitare’ non più di 400 deputati e 200 senatori. Oggi nei bar i flipper sono solo un ricordo, reminiscenza adolescenziale soppiantata nella realtà, ormai da anni, dalle slot machine. E molti fra i giovanissimi, per non dire dei diciottenni chiamati per la prima volta all’elettorato attivo per palazzo Madama, non sanno nemmeno di che si tratta.
Eppure, se la politica è anche gioco, questo è un passatempo che in forme diverse risale addirittura alla corte di Luigi XIV, il Re Sole incarnazione del monarca assoluto, e che nella sua forma meccanizzata ed elettrica, nonché democratica perché alla portata di tutti e non della sola reggia Versailles ‘ancien regime’, compie un compleanno di quelli tondi: 75 anni fa, infatti, veniva prodotto, con il buffo nome di ‘Humpty Dumpty’, dalla mitica azienda statunitense Gottlieb. Oggi il flipper sopravvive come simulazione nei videogame. Poco più di un avatar. O di un miraggio, come un seggio in Parlamento.
(di Cristiano Fantauzzi)