E’ la fotografia il tratto distintivo del nuovo progetto culturale attraverso cui la Fondazione di Venezia celebra i 1.600 anni della nascita del capoluogo lagunare, proponendo in sedi distinte e sotto angoli visuali differenti un racconto di Venezia attraverso cui far emergere gli aspetti più iconici della città insieme alla complessa evoluzione dell’ultimo secolo. In questa sintesi si esprime l’essenza delle due esposizioni presentate nella sede della Fondazione di Venezia, ossia “Venezia, Gianni Berengo Gardini e Maurizio Galimberti. Due sguardi a confronto”, allestita nella stessa sede di Rio Novo fino al 9 gennaio 2022; “La Venezia Umana – La Venezia Disumana”, proposta dal Circolo Fotografico La Gondola nelle Sale De Maria della Casa dei Tre Oci fino al primo novembre 2021.
La mostra “Venezia, Gianni Berengo Gardin e Maurizio Galimberti. Due sguardi a confronto” curata da Denis Curti, costruisce un originale percorso parallelo in cui i due grandi maestri della fotografia del Novecento accompagnano il visitatore lungo un ideale itinerario attraverso la città, fatto di iconiche immagini in bianco e nero e di dinamiche istantanee in formato Polaroid. Attraverso i loro personalissimi ed inconfondibili stili, impressi in oltre una ventina di scatti, Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) e Maurizio Galimberti (Como, 1956) creano due linguaggi espressivi che, senza la necessità di parole, raccontano e svelano una città che il trascorrere del tempo ha in parte manipolato e rimosso.
In Berengo Gardin, in particolare, la potenza evocativa del bianco e nero consente all’osservatore di cogliere in maniera più puntuale l’essenza profonda di luoghi, architetture, persone e relazioni. Parallelamente, in Galimberti la tecnica delle istantanee Polaroid consente da un lato, a chi visita la mostra, di ricostruire Venezia in una originale unica immagine fatta di tanti singoli frammenti, dall’altro di smaterializzarla in attimi unici ed irripetibili in cui la fotografia non è più documento, ma interpretazione del tutto soggettiva e, come tale, altrettanto interpretabile da chi l’osserva.
“La Venezia Umana – La Venezia Disumana” è l’altro tassello che in questa settimana la Fondazione di Venezia colloca nel proprio mosaico espositivo, affidando al Circolo Fotografico La Gondola la realizzazione di questa particolare mostra dal titolo già di per sé evocativo. Collocata nelle Sale De Maria della Casa dei Tre Oci, l’esposizione accompagna il visitatore attraverso le contraddizioni di una Venezia fatta di luci e di ombre, raccolte in due sezioni indipendenti, ma fortemente legate fra di loro.
Nella parte dedicata a “La Venezia Umana”, lo strumento narrativo è costituito da una serie di fotografie selezionate dalla produzione di Sergio Del Pero (1913-1987), considerato uno dei più grandi fotografi del Novecento italiano, anche se poco conosciuto dal grande pubblico. Nelle immagini di Del Pero ad essere raccontata è una Venezia incarnata dai suoi abitanti, fatta di fatica e di speranze, di forza e di fragilità, di svago e di lavoro. Una Venezia popolare e popolana, che Del Pero immortala utilizzando tecniche compositive e di stampa molto particolari.
La sezione dedicata a “La Venezia Disumana” è invece sintesi della forza espressiva di ventiquattro diversi fotografi, tutti soci del Circolo Fotografico La Gondola, che con i loro scatti documentano le scelte non a misura d’uomo di uno sviluppo e di una progettazione urbanistica in cui Venezia è stata progressivamente spogliata della sua vocazione ad essere luogo da abitare e da vivere nel quotidiano, per essere trasformata in città da consumare frettolosamente e senza alcuna partecipazione. Una città che comunque non ha perso la voglia di ricominciare.
I fotografi che espongono in questa sezione sono Enrico Gigi Bacci, Lubomira Bajcarova, Antonio Baldi, Marino Bastianello, Luciano Bettini, Aldo Brandolisio, Ilaria Brandolisio, Nicola Bustreo, Paola Casanova, Carlo Chiapponi, Mariateresa Crisigiovanni, Ezio De Vecchi, Francesco Del Negro, Enrico Facchetti, Paolo Mingaroni, Marzio Minorello, Matteo Miotto, Sandro Righetto, Andrea Sambo, Massimo Stefanutti, Teresa Turacchio, Fabrizio Uliana, Izabella Vegh, Anna Zemella.
“Raccontare per immagini un segmento molto particolare della lunghissima e straordinaria storia di Venezia – sottolinea Michele Bugliesi, presidente della Fondazione di Venezia – è l’obiettivo che la Fondazione di Venezia si è posta con questo progetto, qualificato dalla collaborazione con realtà e con professionisti uniti a noi dallo stesso desiderio di contribuire ad accrescere la comprensione di una Venezia per certi versi poco conosciuta, o dimenticata. Il riferimento è alla Venezia del Novecento, un secolo che sta alla base dei principali progetti culturali della Fondazione, dalla Casa dei Tre Oci al Museo M9, e che attraverso questa iniziativa diviene il soggetto di una narrazione composita, in grado di rispondere alla sensibilità e alle curiosità di un pubblico quanto mai eterogeneo, secondo uno stile che è da sempre proprio della nostra Fondazione”.
“Questa mostra dedicata a Venezia – rileva Denis Curti, curatore della mostra ospitata nella sede della Fondazione di Venezia – è la dimostrazione di quanto le differenze stilistiche possono arricchirsi vicendevolmente. Il bianco e nero classico di Gianni Berengo Gardin ci guida all’interno di una città che pare immutata nel tempo, ma che è ancora capace di svelare segreti e inediti punti di vista. Le composizioni in Polaroid di Maurizio Galimberti sono, per contro, l’occasione di “aggiustare” la nostra mira e il nostro sguardo verso una dimensione surreale e metafisica. Due maestri indiscussi e impegnati in un dialogo a distanza per costruire una vera poesia per gli occhi”.
“Il Circolo Fotografico La Gondola – spiega Massimo Stefanutti, presidente del Circolo Fotografico La Gondola – è un affiatato gruppo di eccellenti fotografi intrisi di venezianità, anche se molti di loro non sono cittadini locali. Queste due esposizioni parallele ma fortemente collegate tra loro, vogliono essere una presa di coscienza sulla città, e sui suoi destini, non tanto in nome di una esteticità puramente amatoriale quanto come prova della capacità della fotografia e di questi fotografi di schierarsi, di alzare la voce, di narrare con efficacia una realtà sempre più difficile da gestire. Chi ha paura della fotografia, non venga a vedere queste due esposizioni; ma chi ama questa città (e non ne fa mercimonio) si lasci convincere che questo continua ad essere il reale stato delle cose”.
Il progetto espositivo voluto dalla Fondazione di Venezia per celebrare i 1.600 del capoluogo lagunare si completa con una terza mostra, già aperta negli spazi del Museo M9. Intitolata “Le sfide di Venezia. L’architettura e la città del Novecento”, l’esposizione si concentra sui cambiamenti urbanistici e architettonici vissuti a Venezia e in terraferma nel corso del XX e del XXI secolo. È proposta in contemporanea alla grande esposizione “Venetia 421-2021. Nascite e rinascite” e resterà aperta fino al 9 gennaio 2022.