Frosinone, tabaccaio che sparò per difendersi: “Uccidere è disgrazia che non si cancella”

Entrambi tabaccai, entrambi appesi ad un filo macinando pensieri ed ipotesi, in attesa di una sentenza, mentre un fatto resterà per sempre: “Avere ucciso un uomo, anche se per legittima difesa. Una disgrazia che comunque vada non si cancella”. Con queste parole Franco Birolo, il tabaccaio che nel 2012 sparò ed uccise uno dei ladri entrati nel suo negozio, si rivolge attraverso l’Adnkronos a Sandro Fiorelli, il tabaccaio di Frosinone indagato per omicidio dopo che ieri ha premuto il grilletto contro un malvivente in seguito ad un tentativo di furto in casa propria.  

“Mi sono immedesimato in lui ed ho rivissuto quei momenti perché sono stato coinvolto in un fatto analogo – ricorda Birolo – Per il resto ogni ipotesi ormai è priva di fondamento, ma io sono solidale con Fiorelli. Se devo scegliere tra lo stare con un tabaccaio o con un ladro che ha perso la vita, io sto con il tabaccaio che è una persona onesta, non con un delinquente”. “Mi auguro – prosegue – che le ultime modifiche di legge alla legittima difesa scagionino velocemente e nel migliore dei modi il tabaccaio di Frosinone da un lungo e costoso iter di avvocati e periti che altrimenti lo attende, anche perché – chiosa – per lui resterà comunque il fatto di avere ucciso una persona. E quello non si dimentica. Non si può cancellare”. 

“Resterà sveglio, notti e notti. E starà lì a macinare pensieri, ipotesi: se avessi fatto così…; se mi fossi comportato diversamente….Anche se, per come sono andate le cose, sono felice che il tabaccaio sia uscito vivo da questa rapina. La cronaca insegna – ricorda Birolo – che non sempre la vittima riesce a cavarsela”. Il vero fatto è uno: “dopo quasi 10 anni ancora la mia vita è appesa ad un filo. Potrebbe essermi chiesto un risarcimento perché ho ucciso un uomo. Ma in primo luogo resta che è mancata una persona. Il resto – conclude il tabaccaio che uccise per legittima difesa – sono rimedi ed ipotesi del poi. Si dovrebbe intervenire prima, prevenire questi atti criminali. Non attendere la sparatoria”. 

(di Roberta Lanzara) 

 

(Adnkronos)