(Adnkronos) – I militari israeliani hanno confermato la morte di dieci soldati in combattimenti avvenuti nel nord di Gaza. La giornata di ieri, evidenzia la Bbc, è stata la peggiore per i soldati israeliani dall’inizio delle operazioni di terra contro Hamas nell’enclave palestinese. Tra i dieci caduti, nove – compresi un comandante di battaglione e un colonnello – sono morti a Shejaiya, a est di Gaza City. Secondo le forze israeliane (Idf), sono caduti in un’imboscata. Dall’inizio delle operazioni di terra a fine ottobre sono almeno 115 i caduti, stando al bollettino ufficiale.
Sarebbero invece 18.608 i morti e 50.594 i feriti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre, secondo gli ultimi dati resi noti dal ministero della Salute di Gaza, sotto il controllo di Hamas.
“Israele continuerà la guerra contro Hamas con o senza il sostegno internazionale”, ha detto dal canto suo il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, aggiungendo che “un cessate il fuoco nella fase attuale è un regalo all’organizzazione terroristica Hamas e le consentirà di ritornare e minacciare i residenti di Israele”. Cohen ha anche invitato la comunità internazionale ad agire “in modo efficace e aggressivo” per proteggere le rotte marittime globali dopo che il movimento Houthi sostenuto dall’Iran nello Yemen ha lanciato una serie di nuovi attacchi contro navi legate a Israele nel Mar Rosso.
Il Guardian scrive di “uno degli incidenti più letali per i soldati israeliani” nei due mesi di guerra a Gaza, dell’uccisione da parte di Hamas di due ufficiali e sette soldati (tre maggiori e militari di unità di recupero in combattimento), di un’ “imboscata complessa” nonostante le Idf sostengano di essere sul punto di avere il controllo operativo delle principali roccaforti di Hamas nel nord di Gaza. Un’ “imboscata complessa” avvenuta a Shejaiya, area che negli ultimi giorni è stata teatro di intensi scontri.
Fra i caduti, evidenzia il giornale britannico, c’è il tenente colonnello Tomer Greenberg, un comandante della Brigata Golani, che era stato in prima linea il 7 ottobre, che aveva raccontato di aver salvato due gemelli neonati a Kfar Aza dopo l’uccisione dei loro genitori, e che è morto nel tentativo di recuperare quattro soldati feriti. Greenberg e altri militari, scrive il giornale, sono stati uccisi in combattimenti con Ied, colpiti da colpi d’arma da fuoco esplosi dagli edifici.
“Mentre erano impegnati in perlustrazioni per ripulire gli edifici nel cuore della casba di Shejaiya, una zona considerata affollata e piena di obiettivi terroristici, c’è stata una grande esplosione in uno degli edifici e diversi soldati del 13esimo battaglione sono rimasti feriti”, ha fatto sapere la Brigata Golani. Secondo i rapporti, i soldati si stavano avvicinando a un edificio quando sono stati attaccati, con colpi esplosi da un palazzo alto, ed è così iniziato uno scontro a fuoco durante il quale sono stati colpiti da granate e da una carica esplosiva che ha provocato il ferimento di quattro militari, rimasti così isolati dal resto dell’unità. E quando altri soldati sono arrivati in soccorso del primo gruppo, si è verificata un’altra esplosione. Anche un terzo gruppo, che cercava di avvicinarsi per trasferire i feriti, è stato colpito da un’esplosione.
Sulla dinamica della battaglia, raccontata anche dal Times of Israel, non ci sono stati commenti da parte di Hamas. Il giornale israeliano scrive di un “incidente mortale”, ricorda come nel 2014 sette soldati della stessa Brigata Golani morirono a Shejaiya con accuse a Hamas di non aver mai consegnato il corpo di uno di loro e anche come il battaglione di Greenberg sia stato il più colpito negli attacchi del 7/10 con 41 caduti. Da allora le Idf hanno confermato un totale di 444 morti.
Per l’ex capo di Stato Maggiore israeliano Benny Gantz, ora nel gabinetto di guerra israeliano, la guerra sta avendo un “prezzo pesante, doloroso e difficile”, come ha scritto su X. Ieri le Idf hanno anche reso noto che sono morti a causa del fuoco amico o di incidenti almeno 20 dei soldati israeliani caduti a Gaza dall’inizio dell’operazione militare contro Hamas (13 sono stati scambiati erroneamente per “terroristi”).
Secondo la Bbc, anche se la maggior parte degli israeliani continuano a considerare necessario il conflitto, sui social media ci sono israeliani che si interrogano se l’escalation nelle operazioni di terra possa essere collegata al pressing degli Usa per ridurre l’intensità dei raid aerei. Tutto mentre crescono di ora in ora i timori per la crisi umanitaria nella Striscia di Gaza, dove le condizioni vengono descritte come disperate e dove – secondo il ministero della Salute controllato da Hamas – si conterebbero più di 18.000 morti dal 7 ottobre.
Forti piogge hanno colpito la Striscia di Gaza nella notte, rendendo ancora più difficili, se possibile, le condizioni degli sfollati che vivono in ripari di fortuna e che spesso usano un telone di plastica come tetto. Come riporta la Bbc, gli acquazzoni – che continueranno a infierire sull’enclave anche nelle prossime ore – sono stati causati da una depressione atmosferica proveniente dall’Africa nord-orientale che si è spostata verso il Mediterraneo orientale. Sul web circolano diverse immagini degli effetti che hanno avuto le piogge ed il fango sulla popolazione, una delle quali mostra un campo profughi allagato a Rafah, nel sud, mentre in altre si vedono persone cercare con i pochi attrezzi a disposizione di allontanare il fango dalle loro tende ed impedire che l’acqua penetri all’interno.
Nuove sanzioni di Gran Bretagna e Stati Uniti contro Hamas e la Jihad islamica. In una nota, Downing Street ha annunciato che, in coordinamento con l’amminstrazione americana, sono state decise nuove sanzioni contro sette individui legati ad Hamas, “per contrastare la minaccia continua posta dall’organizzazione terroristica, tagliare il suo accesso alle finanze e imporre nuove restrizioni di viaggio”. Sanzionato anche un leader della Jihad islamica. La decisione di oggi, che secondo le parole del ministro degli Esteri britannico David Cameron è finalizzata a garantire che “Hamas non abbia futuro a Gaza”, è la seconda serie di sanzioni mirate imposte dal Regno Unito a personaggi associati ad Hamas dopo gli attacchi del 7 ottobre contro Israele. Mahmoud Zahar, cofondatore di Hamas, è tra i soggetti presi di mira dalle sanzioni. Nel mirino c’è anche Ali Baraka, capo delle relazioni esterne di Hamas, che ha difeso pubblicamente gli attacchi del 7 ottobre e ha cercato di giustificare la presa di ostaggi.