(Adnkronos) – “Carlo Alberto Dalla Chiesa ci ha lasciato una grande eredità, che arricchisce il nostro senso identitario; sta a noi portare avanti il suo insegnamento, onorarne il sacrificio, perpetuarne la memoria, sta a noi indicarlo come esempio, perché è anche grazie a lui che le giovani generazioni possono avere fiducia nel futuro”. Lo ha detto il Generale di Corpo d’Armata Giovanni Truglio, comandante interregionale carabinieri “Culqualber”, intervenendo in Cattedrale a Palermo alla commemorazione del generale Dalla Chiesa nel 42esimo anniversario della strage. “L’arresto dei capi storici delle Brigate Rosse e di altre sigle terroristiche fecero del Generale dalla Chiesa il simbolo dello Stato che, non deflettendo, fu in grado venire a capo di una gravissima crisi. Altri e gravosi compiti lo attendevano, sempre in posizione di responsabilità, sempre a fronte di assolute emergenze, sempre pronto a spendersi per il bene del paese. Ed anche quando il paese prese piena consapevolezza del rischio proveniente dal fenomeno mafioso, che nel frattempo stava dispiegando tutta la sua pericolosità, egli non si sottrasse alla chiamata al dovere e accettò quello che sarebbe stato il suo ultimo compito, Prefetto di Palermo – dice ancora – Qui, nei suoi 100 giorni, consapevole dei rischi della sua esposizione, ma cosciente ancor più dell’importanza del suo ruolo, come in molte altre occasioni durante la sua vita decise di non tirarsi indietro, portando la sua presenza fisica e quella ideale dello Stato tra i cittadini, convinto com’era che fosse necessario riguadagnarne la fiducia nei riguardi delle Istituzioni”.
“La vita di Dalla Chiesa fu dunque straordinaria per l’intensità delle sue esperienze, così rapidamente susseguitesi, e per la forza delle sue scelte,; la sua morte fu drammatica, e scosse l’opinione pubblica e le istituzioni, il suo insegnamento, la sua eredità morale, la sua grandezza etica sono ancora vivi e destinati a ispirare le giovani generazioni per lungo tempo – prosegue il generale Truglio – Egli ebbe coraggio, non solo perché spesso mise a rischio la sua stessa vita, ma anche perché seppe portare il peso delle sue scelte, cercando di tradurre in essere con trasposto e passione le sue idee innovative, assumendosi responsabilità anche quando la fortuna voltava le spalle; egli era portatore di un grande carisma perché certo, era un Comandante risoluto, determinato, ma soprattutto era in grado di coinvolgere i suoi collaboratori, rendendoli partecipi di un ampio disegno, sprigionandone le migliori energie, facendo di essi i suoi più convinti sostenitori”.
Dalla Chiesa “rimase fedele, tutta la vita, all’Arma dei Carabinieri, all’Italia, alla sua famiglia, ai principi etici che declinavano la sua azione e ne dettavano le finalità: la legalità, il rispetto delle persone, la difesa dei deboli, il rifiuto della prevaricazione, in fondo un ideale di giustizia che Dalla Chiesa concretamente praticava e cercava di propugnare specie nell’ultima fase della sua opera, quando rivolse le sue attenzioni ai giovani studenti palermitani”, prosegue il Generale Truglio. “Coraggio, Carisma, Fedeltà sono questi i tratti che forse più di altri ne hanno fatto un’icona – spiega -Nell’Arma dei carabinieri fu tra i primi a intuire che complessi fenomeni criminali dovessero essere fronteggiati partendo da una visione d’insieme, sulla base di definite strategie; la sua dottrina si è consolidata e costituisce una linea di pensiero che in modo straordinariamente attuale orienta le metodologie operative e che ha consentito straordinari successi; per la società civile è un simbolo della lotta contro la sopraffazione, della battaglia per il progresso e l’affermazione piena dello stato di diritto. La sua opera e il suo pensiero hanno propiziato l’introduzione di innovazioni normative e il risveglio di una coscienza sociale entrambe necessarie alla lotta contro la mafia”.